Carbon Tax europea alla frontiera, levata di scudi dai paesi emergenti

“Grave preoccupazione” di Cina, India, Brasile e Sud Africa per il Carbon Border Adjustment Mechanism che l’Ue vuole adottare. La posizione sul clima dei BASIC verso la CoP 26 di Glasgow.

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La prospettiva che l’Europa introduca una tassa sulla CO2 alla frontiera provoca una dura presa di posizione da parte delle grandi economie e emergenti.

Cina, India, Brasile e Sud Africa hanno infatti messo nero su bianco la loro “grave preoccupazione per la proposta di introdurre barriere commerciali, come un carbon adjustment unilaterale”, cioè, anche se l’Europa non viene citata direttamente, per la tassa sulle frontiere del carbonio, la proposta che la Commissione europea presenterà a giugno come parte del pacchetto di leggi sul clima volte a ridurre le emissioni di CO2 dell’UE del 55% entro la fine del decennio.

La netta presa di posizione è nella dichiarazione conclusiva del 30 ° incontro ministeriale sul clima del BASIC, l’organizzazione che riunisce le quattro potenze (link in basso).

Dazi come quello che l’Ue vuole adottare, si spiega, “sono discriminatori e contrari ai principi di equità e CBDR-RC (la sigla che negli accordi sul clima sta per ‘Responsabilità comuni ma differenziate e rispettive capacità’, ndr)”.

L’azione globale per il clima, “dovrebbe promuovere la giustizia climatica riconoscendo l’uguaglianza fondamentale di tutte le persone nell’accesso alla crescita economica e allo sviluppo sostenibile. Riconoscendo le diverse capacità e responsabilità storiche tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo”, si osserva, rivendicando per i BASIC e gli altri paesi in via di sviluppo “tempo e spazio politico per realizzare una giusta transizione delle rispettive economie”.

Nella dichiarazione centrale anche il tema scottante dei finanziamenti: i paesi sviluppati “devono fornire finanziamenti nuovi e aggiuntivi, sostenuti, prevedibili, adeguati e tempestivi, per lo sviluppo tecnologico e il trasferimento e il rafforzamento delle capacità”, mentre c’è “profonda preoccupazione per l’insufficienza e l’inadeguatezza” del sostegno fornito fino ad oggi.

Quello che si chiede è che i paesi ricchi portino alla COP 26 di Glagow “una chiara tabella di marcia sui loro continui obblighi esistenti di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno dal 2021 al 2025 e ad avviare urgentemente il processo all’interno dell’UNFCCC sulla definizione del nuovo obiettivo quantificato collettivo sulla finanza non appena possibile, compresa una tabella di marcia dettagliata che delinea le tappe fondamentali per la definizione di un obiettivo prima del 2025.”

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