Caduta del governo, si va verso il blocco di tanti provvedimenti sulle rinnovabili

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Dalla definizione delle aree idonee agli incentivi, passando per i progetti Pnrr, un cambio di esecutivo o elezioni anticipate metteranno in stallo tanti atti necessari al settore.

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Dopo la fiducia azzoppata di ieri al Senato, oggi 21 luglio 2022, il governo Draghi dovrebbe vivere le sue ultime ore, con il premier che finché scriviamo sta parlando alla Camera e che successivamente dovrebbe salire al Colle per dare le sue dimissioni (aggiornamento ore 10:20, Draghi si è dimesso).

A prescindere dalle valutazioni politiche, è una pessima notizia per tanti provvedimenti che il settore delle rinnovabili attendeva e che ora rischiano di scomparire dall’orizzonte. Ricordiamo qui la sintesi che avevamo pubblicato venerdì scorso.

Dai tanti decreti attuativi del decreto 199/2021 ai molti progetti sulle Fer del Pnrr, infatti, un cambio al ministero rischia, come minimo, di prolungare l’attesa di provvedimenti urgenti in questo momento di grande vitalità per il mondo delle rinnovabili.

Se poi da eventuali elezioni anticipate con il sistema attuale uscisse un governo di centrodestra, per le fonti pulite in Italia, a mesi di immobilismo nell’attesa del nuovo esecutivo, seguirebbe un vento contrario, viste le posizioni di retroguardia che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno su questi temi (si veda ad esempio il recente manifesto della Lega sull’energia), anche se va detto che economics e politiche europee ormai hanno segnato la strada della decarbonizzazione.

La crisi di governo in atto, arriva infatti in un momento critico per le rinnovabili e l’efficienza energetica in Italia. Se per fortuna alcune misure pro-Fer, come le tante semplificazioni arrivate con il Dl Energia, sono operative e stanno già dando risultati, tanti sono i provvedimenti che rischiano di restare sulla carta.

Ci sono ad esempio i diversi decreti attuativi del decreto legislativo 199/2021 di recepimento della direttiva Ue 2018/2001 sulle fonti rinnovabili, cosiddetta Red II. Tra questi, in primis c’è la cruciale definizione delle aree idonee all’installazione degli impianti Fer, oltre a tutta una serie di misure per promuovere le varie fonti.

Ad esempio, ci sono i decreti attuativi sulle comunità rinnovabili e l’autoconsumo collettivo, oggetto in questi giorni di un appello di ben 77 realtà che, oltre ai soliti Coordinamento Free, Italia Solare, Kyoto Club e Legambiente, vedono tante associazioni, diocesi, fondazioni e movimenti, a testimonianza dell’interesse per queste configurazioni.

Sempre in attuazione del decreto 199, ci sono diversi incentivi molto attesi: le aste per eolico, fotovoltaico e le altre tecnologie mature incentivate, con scarso successo, dal dm 4 luglio 2019 aka Fer 1, gli incentivi per le fonti ancora meno competitive come eolico in mare, geotermia e biomasse del Fer 2 (atteso da anni e diverse volte dato come in dirittura d’arrivo, l’ultima circa un mese fa), quelli per idrogeno, biometano e biometano avanzato.

Poi ci sono i progetti del Pnrr legati alle Fer: il decreto sul Parco Agrisolare del Mipaaf, con i contributi al FV su tetti delle aziende agricole, per fortuna è già stato pubblicato in Gazzetta ma tanti altri investimenti del Piano sono ancora sulle scrivanie del MiTE e degli altri ministeri.

La misura da 1,1 miliardi sull’agrivoltaico ad esempio è in consultazione e non è ancora stata firmata, poi c’è l’investimento da 2,2 miliardi per le comunità energetiche nei piccoli Comuni e l’autoconsumo, la promozione delle tecnologie Fer innovative, la misura sul biometano, i tanti progetti sull’idrogeno e quelli sulle filiere nazionali di fotovoltaico, eolico, batterie e idrogeno.

Di questi provvedimenti, diversi sono già in fase avanzata dell’iter: per il decreto sul biometano, a maggio si parlava di ultimi passaggi in Europa, prevedendo “le prime aste a settembre 2022”; la misura Pnrr sull’agrivoltaico come detto è già in consultazione; il Fer 2 era dato in dirittura d’arrivo già il mese scorso e, a quanto apprende QualEnergia.it, anche sugli incentivi che sostituiranno il Fer 1, come pure sui decreti e i bandi per le comunità energetiche, ci sarebbero testi “a buon punto”.

Tutto dipenderà da quello che succederà ora se come sembra ormai chiaro il governo cadrà: un ministro dimissionario dovrebbe limitarsi all’ordinaria amministrazione, questi provvedimenti possono essere compresi in questa definizione?

Tra le persone con cui abbiamo parlato, c’è chi, specie dal fronte delle associazioni delle rinnovabili, sostiene di sì e che dunque decreti attuativi e progetti Pnrr possano essere firmati anche da un ministro dimissionario.

Ma nostre fonti al MiTE ci ricordano che questi atti comunque implicano scelte politiche e in passato si è sempre evitato di approvarli in periodi in cui il ministero doveva limitarsi all’ordinaria amministrazione. Difficile, in ogni caso, pensare a un’accelerata finale su provvedimenti attesi da mesi se non anni.

Non si tratta poi solo di attuare provvedimenti i cui contorni sono già tracciati: c’è ad esempio un Pniec da riscrivere alla luce dei nuovi obiettivi che l’Ue sta definendo, una Strategia per l’economia circolare che doveva arrivare a giugno 2022 ma non c’è ancora, serve un tavolo per il settore auto per prepararsi allo stop ai motori termici nel 2035…

Insomma, le politiche per la transizione energetica sono da tempo a rilento e al momento in fase di definizione e i mesi di immobilismo che seguiranno probabilmente a questa crisi sono l’ultima cosa che servirebbe.

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