I Borghi d’Italia parlano di Comunità energetiche rinnovabili

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A K.EY di Rimini i sindaci dell’associazione "Borghi più belli d’Italia" spiegano come vedono le novità contenute nella bozza del decreto Mase. Esperienze e prospettiva, PNRR, incentivi, adempimenti burocratici interminabili al centro del dibattito, con la partecipazione del Gse.

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Piccoli Comuni che si sono cimentati con la sperimentazione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) avviata con il Decreto Milleproroghe (cabina secondaria) o che hanno intrapreso il percorso verso la costituzione di una CER in una prospettiva di cabina primaria (legge 199/2021) sono intervenuti venerdì alla fiera K.EY di Rimini, nell’ambito del consueto appuntamento con l’Associazione dei Borghi più belli d’Italia.

Marco Sideri e Maurizio Onnis, rispettivamente sindaci di Ussaramanna e Villanovaforru, i due piccoli comuni sardi che dall’inizio del 2021 hanno lavorato insieme a ènostra per mettere a terra due progetti di CER nei rispettivi Comuni (I primi passi di due nuovi progetti di Comunità energetiche in Sardegna) hanno lamentato “la lentezza del processo che – secondo Sideri – ha richiesto un anno per la connessione dell’impianto alla rete e la registrazione della CER a cura del GSE, iter quest’ultimo che, avviato il 19 dicembre, oggi non si è ancora concluso”.

I problemi con il GSE erano stati rilevati da ènostra già con le Osservazioni al Documento di Consultazione (DCO) del Mase sugli incentivi per le CER.

Il riferimento era in particolare rivolto alla necessità di avere tempi di risposta certi da parte del GSE sulla stipula dei contratti a seguito del benestare tecnico sull’istanza di incentivazione, alla risposta alle eventuali richieste di integrazioni e ai preavvisi di rigetto sulle istanze di ammissione presentate (Quale ruolo del Gse nell’attivazione delle Cer? Alcune osservazioni alla consultazione Mase).

Nel suo intervento, Estella Pancaldi, responsabile della Promozione e Assistenza alla Pubblica Amministrazione per il GSE, ha garantito il massimo supporto alle PA a partire dal servizio di assistenza e tutoraggio messo a disposizione dall’ente (Il Gse apre una sezione dedicata alla PA).

Ha rilevato comunque le difficoltà della struttura nel seguire i diversi percorsi paralleli che si sono avviati in ragione dei successivi provvedimenti, anche a causa delle risorse umane insufficienti e considerando che ad ogni aggiornamento normativo il GSE deve aggiornare le Regole Tecniche.

Certo è che oggi, mentre aspettiamo la pubblicazione del decreto del Mase il problema dei tempi si fa ancora più spinoso: cosa succede di un iter di registrazione avviato prima dell’entrata in vigore del nuovo decreto e non ultimato entro i 60 giorni, ossia allo scadere del precedente regime?

Non avendo avuto la possibilità di rivolgere la domanda direttamente a Pancaldi, abbiamo interpellato il GSE che ha confermato che in caso di impianti già in esercizio, il GSE ultimerà la procedura di qualifica e la CER potrà essere registrata secondo la vecchia normativa.

È in dubbio invece il caso in cui la richiesta di registrazione dovesse riguardare CER con impianti per i quali sono stati avviati i lavori, ma che non sono ancora entrati in esercizio. Per questa fattispecie lo stesso GSE ha attenzionato il Ministero e la Commissione Europea e disciplinerà le modalità di transizione dal vecchio regime al nuovo dopo l’avvenuta conferma della Commissione Ue.

La residua incertezza normativa relativamente a incentivi e PNRR (Comunità energetiche: contributi Pnrr e incentivi dentro il decreto del Mase) preoccupa anche, e a maggior ragione, i Comuni che stanno progettando interventi più impegnativi in ottica di cabina primaria.

È il caso dell’Unione Montana dei Comuni della Valsesia che, grazie a un contributo di Fondazione di Compagnia San Paolo, ha avviato uno studio di fattibilità per una CER che comprende 24 comuni dell’Unione con popolazione inferiore ai 5000 abitanti. Il progetto, in fase di elaborazione con il supporto tecnico della JV Energy4Com-Sinloc prevede che un unico soggetto giuridico gestisca le 4 cabine primarie esistenti nel territorio dell’Unione (Comunità energetiche, per gli enti locali il supporto di Sinloc ed Energy4Com).

Nella nuova prospettiva sembrerebbe, infatti, che il soggetto giuridico che potrà beneficiare del contributo a fondo perduto (ad esempio il 40% del PNRR per i comuni <5000 ab.) sarà la CER e non l’Ente locale che, nel caso di impianti fotovoltaici, dovrebbe quindi cedere il diritto di superficie dei suoi edifici alla CER, la quale realizzerà gli impianti. Oppure dovrà rinunciare al contributo?

Il Comune di Rassa (foto in alto), che fa parte dell’Unione Montana, ha 62 abitanti e un piccolo tesoro: il progetto per una centralina idroelettrica con potenza nominale prevista di 226 kW e potenza complessiva di 738 kW. Il Comune, che persegue sostenibilità ambientale e sviluppo socio-economico, si è candidato a far parte dell’Associazione dei Borghi più belli d’Italia.

Il Sindaco Michele Barbaglia spiega che il progetto, in parte già finanziato, “nasce 25 anni fa dalla necessità di provvedere almeno parzialmente all’auto sostentamento economico del Comune, tale da garantire un sufficiente livello di qualità dei servizi alla popolazione e sviluppare progetti ed attività finalizzate allo sviluppo socio economico, tendenti a contrastare il progressivo spopolamento del paese”.

Associati al progetto ci sono interventi che saranno finanziati con gli introiti del medesimo quali la manutenzione di un tratto di strada provinciale, lo sviluppo del circuito di piste ciclabili in quota, un programma di sviluppo del patrimonio culturale, storico e naturalistico, la gestione della rete sentieristica comunale e interventi di tutela delle risorse idriche.

“Il locale che ospita la centrale – spiega Barbaglia – è perfettamente integrato nel paesaggio e ha superato la procedura di VIA dopo essere passato al vaglio di più tavoli tecnici ambientali.”

“Il Comune di Rassa è in Zona a Protezione Speciale, il tracciato della condotta è per il 95% sotto a strade esistenti l’opera di presa è di tipo a trappola, che non disturba né interrompe il deflusso, e l’operazione di valle è interamente interrata. Insieme alla vicina segheria ad acqua del 1600, questa centralina farà parte dell’ecomuseo dell’acqua e un vetro posto al di sopra dei locali renderà visibile il funzionamento delle turbine”, ha detto il Sindaco.

Va da sé che l’energia prodotta dall’impianto potrebbe, ad esempio, essere condivisa con la CER di cabina primaria.

Ma cosa succede se il contributo del PNRR lo prende la CER? Il Comune deve dare in comodato la centralina alla CER? Si parla di un investimento di oltre tre milioni di euro, in parte, come detto, già finanziati e in parti finanziabili con il PNRR, per un’opera la cui cessione alla CER potrebbe anche essere contestata dalla Corte dei Conti?. L’alternativa, per mantenere la proprietà del bene in capo all’ente locale, è di rinunciare al contributo del PNRR?

“Auspico che questi aspetti possano essere risolti e chiariti nei prossimi mesi – ci dice Barbaglia – in modo che le Pubbliche Amministrazioni possano essere garanti e promotori delle Comunità Energetiche Rinnovabili nei propri territori”.

Insomma, la bozza di decreto del Mase è arrivata come un fulmine a ciel sereno e contiene tali e tanti stravolgimenti (ad esempio la formula dell’incentivo) che rischiano di bloccare anche gli studi di fattibilità per diversi mesi, posto che abbiamo davanti tempi ancora lunghi prima della fine del processo.

Maurizio Onnis non ha dubbi, “sono i Comuni che devono farsi carico di queste innovazioni la cui responsabilità non deve essere scaricata sulle spalle dei cittadini anche se siamo consapevoli che all’interno delle CER è l’assemblea ad essere sovrana e il Comune ha lo stesso potere decisionale degli altri membri”.

Non è mancata poi una nota fortemente polemica da parte di Onnis sul protagonismo dei big player energetici che “certo non hanno interesse alcuno ad agevolare la nascita e lo sviluppo delle Comunità Energetiche, ma anzi faranno il possibile per fagocitarle nel tentativo di ripristinare il modello verticale di produzione e consumo tipico della generazione con fonti fossili. Noi invece dobbiamo promuovere un modello orizzontale dove chi produce è anche chi consuma”.

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