I crediti di imposta inesistenti, collegati ai vari bonus edilizi, ammontano finora a circa 4,4 miliardi di euro, di cui quasi metà (un paio di miliardi) già ceduti e incassati, e bisogna aggiungere un altro miliardo la cui sospensione è in corso di perfezionamento.
Il 46% delle frodi riguarda il Bonus Facciate, mentre le frodi riscontrate sul Superbonus sono “relativamente meno diffuse”.
Questi i dati più rilevanti forniti dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, nella sua informativa urgente alla Camera sulla cessione dei crediti in edilizia e le frodi fiscali in questo settore.
La disciplina della cessione dei crediti fiscali, ha ricordato Franco, è stata rivista in misura significativa con il cosiddetto decreto Rilancio, che ha ampliato i casi in cui la cessione era possibile ed eliminato molte delle limitazioni allora vigenti.
I problemi innescati dal decreto Rilancio
In sostanza, con il decreto Rilancio la possibilità di cedere i crediti dei vari bonus edilizi è stata resa pressoché illimitata per tutti i bonus (Ecobonus, Bonus casa, Bonus facciate, Sismabonus, Superbonus) e senza limiti per il numero di passaggi, anche per banche e intermediari finanziari.
Tuttavia, ha evidenziato il ministro, il decreto “non ha previsto specifici presidi di garanzia quali, ad esempio, quelli garantiti da visti di conformità che attestassero l’esistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d’imposta – questi erano previsti solo per il Superbonus 110% – o l’asseverazione della congruità dei prezzi da parte del tecnico incaricato”.
E ciò ha trasformato i crediti d’imposta “in una sorta di titolo circolante, dando vita a un mercato di crediti non regolamentato, nel quale il collegamento con i lavori che li hanno originati […] poteva diventare labile, se non del tutto assente”.
Così alla fine del 2021, nel complesso, le prime cessioni e gli sconti in fattura comunicati all’Agenzia delle entrate erano quasi 4,8 milioni, di cui 0,1 milioni nel 2020 e 4,7 milioni nel 2021, per un controvalore complessivo di 38,4 miliardi di euro (0,6 nel 2020 e 37,8 nel 2021).
Irregolarità e abusi: Bonus Facciate al primo posto
Irregolarità e abusi, ha proseguito Franco, “hanno riguardato la creazione, anche da parte di organizzazioni criminali ramificate su tutto il territorio nazionale, di crediti d’imposta inesistenti, per importi di diversi miliardi”.
Questi, “dopo articolate concatenazioni di cessioni a società e a persone fisiche interposte, sono stati in parte ceduti e dunque incassati, presso istituti di credito o altri intermediari finanziari. In alcuni casi, i proventi delle frodi sono stati trasferiti all’estero”.
Fino a oggi, “l’attività di analisi e controllo ha consentito all’Agenzia delle entrate e alla Guardia di finanza di individuare un ammontare complessivo di crediti di imposta inesistenti pari a circa 4,4 miliardi, di cui quasi la metà, circa 2 miliardi, già ceduti e incassati. A questi 4,4 miliardi deve essere aggiunto un altro miliardo, la cui sospensione è in corso di perfezionamento”.
Più in dettaglio, “2,3 miliardi sono oggetto di sequestri preventivi da parte dell’autorità giudiziaria, a seguito di segnalazione dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di Finanza; 160 milioni sono stati sospesi e scartati dall’Agenzia sulla piattaforma ‘cessione crediti’, per effetto delle disposizioni del recente ‘decreto Antifrode’, che […] consentono ora all’Agenzia di effettuare il controllo preventivo in presenza di profili di rischio; i restanti importi – circa 2 miliardi – sono oggetto di indagini in corso e di richieste di sequestro preventivo inoltrate alle competenti autorità giudiziarie”.
Franco ha poi spiegato che le frodi riguardano prevalentemente i crediti relativi al Bonus Facciate (46% del totale) e all’Ecobonus (34%); da notare che per il Bonus Facciate non è previsto un limite massimo di spesa oltre il quale non si può applicare il beneficio fiscale.
Al contrario, le frodi legate al Superbonus sono “relativamente meno diffuse, grazie anche al meccanismo del visto di conformità e dell’asseverazione” applicato fin dall’origine ai lavori con il 110%.
L’entità delle frodi, ha precisato il ministro, “ha spinto il Governo a adottare contromisure a tutela dell’erario e, più in generale, dei cittadini”.
Le novità del decreto legge 13/2022
La normativa sulla cessione dei crediti è stata, da ultimo, modificata con il decreto-legge n. 13 del 25 febbraio 2022, che ha riaperto la cessione multipla dei crediti (dopo la stretta del DL 4/2022) consentendo due ulteriori cessioni, “solo se effettuate a favore di intermediari finanziari vigilati, ossia banche intermediarie finanziarie iscritte all’albo previsto dall’articolo 106 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, società appartenenti a un gruppo bancario, imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia”.
Inoltre, i crediti derivanti dall’esercizio delle opzioni non possono formare oggetto di cessioni parziali successivamente alla prima comunicazione all’Agenzia delle entrate.
È previsto, ha spiegato il ministro Franco, “che al credito ceduto sia attribuito un codice identificativo univoco, da indicare nella comunicazione delle eventuali successive cessioni, in modo da poter essere tracciato. Tali disposizioni si applicano a partire dalle comunicazioni della prima cessione del credito dello sconto in fattura, inviate all’Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022″.
Il ministro ha terminato il suo intervento affermando che “la rilevanza e la diffusione delle frodi […] ha imposto, a tutela dei conti dello Stato e dei contribuenti, l’attivazione di contromisure volte a contrastare e prevenire i comportamenti illeciti e, contestualmente, a consentire ai cittadini onesti di fruire della misura agevolativa”.
Il video dell’audizione: