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Auto elettrica, lo stallo europeo sul 2035 e le opportunità per la filiera italiana

  • 23 Marzo 2023

Alla fiera K.EY di Rimini è stato dedicato un focus ai rischi e alle sfide per le industrie automotive nella transizione verso l'elettrico. Alcune riflessioni.

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L’industria italiana dell’auto ha tutti gli elementi per giocarsi bene la partita della mobilità elettrica, ma la politica continua a essere in forte ritardo su questo tema, come conferma la posizione del governo nel dibattito europeo su come dovrà essere il mercato dal 2035 in avanti.

Questo, in sintesi, il punto sull’auto elettrica emerso questa mattina, 23 marzo, in due convegni alla fiera K.EY di Rimini.

Mentre è in corso il Consiglio europeo a Bruxelles, oggi e domani, dove potrebbero essere decise le sorti del regolamento Ue sulle auto, rimasto ostaggio delle richieste tedesche e italiane su e-fuel e biocarburanti.

Leonardo Artico, responsabile Industria e formazione dell’associazione Motus-E, evidenzia che la filiera italiana dei componenti automotive “è già esposta per oltre il 60% verso committenti che stanno puntando quasi esclusivamente sull’elettrico”.

E il 90% della produzione italiana di auto elettriche, ha aggiunto, è destinato ai mercati esteri.

Intanto, però, in Italia le vendite di auto elettriche “pure” (BEV, Battery Electric Vehicle) nel 2022 sono crollate (-27%) e la loro quota di mercato rimane molto bassa, intorno al 3% del totale.

Mentre Paesi come Germania e Francia, ad esempio, stanno vedendo ben altri numeri, con quote di mercato rispettivamente del 17% e 13% e una media Ue che si è attestata al 12% lo scorso anno.

In sostanza, la filiera automobilistica nazionale sta puntando sempre di più sull’elettrico, ma allo stesso tempo in Italia le vendite languono, con poco più di 49mila veicoli 100% elettrici immatricolati nel 2022.

Questa anomalia ha diverse cause. Tra esse, il fatto che gli incentivi italiani alle auto elettriche “sono in controtendenza rispetto alle politiche degli altri Paesi”, afferma Andrea Boraschi, direttore Italia dell’organizzazione Transport & Environment.

Dal 2021, infatti, l’Italia ha ricominciato a sostenere l’acquisto di auto endotermiche, anziché concentrare tutte le risorse (come ha fatto la Germania) sui bonus per i modelli elettrici.

Inoltre, mancano misure per sostenere con forza gli acquisti di modelli elettrici nelle flotte aziendali.

Più in generale, nel nostro Paese la politica spinge sul concetto della “neutralità tecnologica”, sostenendo che l’auto elettrica non può essere la sola risposta alla mobilità del futuro e che si deve dare spazio anche alle alternative, come biocarburanti e idrogeno.

Poi la Germania, che pure punta moltissimo sull’elettrico, ha di fatto bloccato il nuovo regolamento Ue che prevede lo stop alla vendita di nuove auto endotermiche dal 2035.

Berlino, infatti, vuole garanzie sulla possibilità di utilizzare i cosiddetti e-fuel, carburanti sintetici ricavati da idrogeno (prodotto da energia elettrica rinnovabile) e CO2.

Alle richieste tedesche si sono aggiunte quelle italiane, centrate sui biocarburanti, tanto da mettere in stallo l’approvazione finale del regolamento sulle auto al Consiglio Ue, che avrebbe dovuto essere una formalità.

Il Parlamento di recente ha votato per il sì in plenaria, e lo stesso Consiglio, in precedenza, aveva dato il suo benestare al phase-out delle auto endotermiche.

“Verrà trovata sicuramente una soluzione”, dice Boraschi, “perché rimanere impantanati in queste discussioni a Bruxelles è negativo per le industrie”.

La stessa associazione europea dei costruttori auto (Acea) ha chiesto con urgenza maggiore chiarezza.

Secondo Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, non ci dobbiamo però “fissare su una data, sul 2035” perché si rischia di rimanere intrappolati in una diatriba ideologica.

In concreto, le industrie si stanno già muovendo verso l’elettrico: la politica, questo l’auspicio delle associazioni, dovrebbe quindi  seguire una strategia più organica sui trasporti, promuovendo gli e-fuel e i biocarburanti solo per i settori dove potranno essere effettivamente più utili (navi, aerei, mezzi pesanti).

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