Tra i numerosi fattori di pressione che l’intervento umano ha esercitato sui sistemi naturali soprattutto come elementi significativi per indicare il nuovo periodo geologico definito Antropocene, uno riguarda il ruolo che stiamo esercitando come fattore centrale delle modificazioni del suolo, del territorio, del paesaggio.
Gli studiosi del British Geological Survey e dell’Università di Leicester hanno dimostrato che il contributo antropogenico annuale nella produzione globale di sedimenti a livello mondiale è quantificabile in 316 miliardi di tonnellate (150 km3), un dato superiore di 24 volte rispetto ai sedimenti mobilitati ogni anno dalle forze naturali.
Gli studiosi ritengono gli esseri umani la maggiore forza globale della modificazione dell’intera geomorfologia del nostro mondo. Questo ruolo antropogenico è considerato un fattore caratterizzante della nuova epoca della nostra scala geocronologica, quella dell’Antropocene, che si aggiunge a tutti gli altri fattori analizzati che dimostrano la preponderanza del peso dell’intervento umano sull’intera evoluzione del nostro mondo. Per ottenere questa cifra sono stati analizzati i dati raccolti con regolarità da almeno cento anni da varie strutture di ricerca come il British Geological Survey e il US Geological Survey.
Nella IV Assemblea Generale sull’Ambiente delle Nazioni Unite (Unea) tenutasi a Nairobi lo scorso marzo, l’Unep ha reso noto il suo Rapporto ambientale globale giunto alla sesta edizione, il “Global Environment Outlook 6”, dopo cinque anni di intenso lavoro di 250 esperti di più di 70 Paesi. Il Rapporto conferma che la salute e la prosperità dell’umanità dipendono dallo stato di vitalità e salute del nostro ambiente.
L’Outlook dell’Unep ci ricorda che per intraprendere questi sentieri è necessario un nuovo modello di sviluppo che ci consenta di raggiungere un’economia a zero rifiuti entro il 2050 e ricorda che al momento non siamo sulla strada del rispetto degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.
In occasione della IV Assemblea Ambiente dell’Onu sono stati presentati altri interessanti rapporti tra i quali quello dell’International Resource Panel “Global Resources Outlook 2019” . Il rapporto conferma che l’utilizzo delle risorse naturali da parte dell’uomo, dal 1970 a oggi, si è più che triplicato.
Dal 1970 al 2017 la sola estrazione globale di materie prime è cresciuta da 27 miliardi di tonnellate a 92 miliardi di tonnellate, sin dal 2000 il tasso di crescita dell’estrazione si è accelerato del 3.2 % l’anno.
Oggi, è disponibile in italiano il volume sull’Antropocene di Simon Lewis e Mark Maslin, due noti studiosi britannici di Global Change e Scienze del sistema Terra, dal titolo “Il Pianeta umano. Come abbiamo creato l’Antropocene”, edito da Einaudi, che consiglio vivamente per avere un quadro chiaro e ben documentato.
È stato pubblicato dalla Cambridge University Press, il nuovo volume sull’Antropocene, scritto da diversi esperti, molti membri del Working Group che sta lavorando sulla definizione scientifica dell’Antropocene nel Geological Time Scale del nostro Pianeta. Il volume, curato da Jan Zalasiewicz, Colin Waters, Mark Williams e Colin Summerhayes, s’intitola “The Anthropocene as a Geological Time Unit” e fornisce un quadro ampio ed esaustivo sullo stato delle conoscenze che abbiamo oggi sull’Antropocene. Lo sforzo che siamo tutti chiamati a realizzare è agire per un buon Antropocene.
L’articolo è stato pubblicato sul n.2/2019 della rivista bimestrale QualEnergia, con il titolo “La strada è sbagliata”.