Accelerazione climatica in atto

Ecco perché stiamo pericolosamente indirizzandoci verso una stadio di irreversibilità climatica. Tra gli argomenti del prossimo Forum Qualenergia di Roma (3-4 dicembre).

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Il 3 e 4 dicembre si terrà a Roma l’annuale Forum QualEnergia dal titolo Quale Green New Deal?”, dove si parlerà anche dell’emergenza climatica.

Pubblichiamo qui, in anteprima, la prima parte dell’editoriale dell’ultimo numero del 2019 della rivista che verrà diffuso nel corso del Forum.

 

Il cambiamento climatico sta accelerando più rapidamente di quanto ci si aspettasse.

Lo afferma con autorevolezza l’Organizzazione Meteorologica Mondiale attraverso i dati contenuti nel suo rapporto dello scorso 23 settembre.

Il quinquennio 2015-2019 è stato in assoluto il periodo più caldo mai registrato, con una temperatura media di 1,1 °C superiore rispetto all’era preindustriale e di 0,2 °C più alta rispetto al periodo 2011-2015.

Dati critici anche sull’innalzamento del livello degli oceani. Il tasso medio di crescita dal 1993 ad oggi è stato di 3,2 mm all’anno, ma dal 2014 al 2019 l’incremento è stato di mezzo centimetro l’anno.

Del resto, una molteplicità di episodi recenti conferma la gravità della situazione.

Prendiamo gli incendi mostruosi della California, con 15 dei 20 eventi più devastanti avvenuti dopo il 2000. A causa dei periodi di siccità e delle temperature che si sono ormai alzate di 1,6 °C, la superficie divorata dalle fiamme è aumentata di cinque volte rispetto agli anni ‘70.

Lo stesso allarme si registra per gli incendi che hanno colpito l’Australia. L’estate è appena iniziata ma già si raggiungono in alcune aree i 45 °C e nel New South Wales sono andati in fumo diecimila kmq, mentre nella zona di Sidney per la prima volta è stato lanciato l’allarme di “pericolo catastrofico”. Nella figura la diffusione della siccità record in Australia (soprattutto nel New South Wales) che alimenta incendi di enormi proporzioni.

E se dovessimo elencare i disastri che hanno colpito quest’anno i vari Continenti, la lista sarebbe molto lunga.

Accenniamo solo ad un episodio limitato, ma significativo. Il principale aeroporto della Groenlandia, Kangerlussuaq, chiuderà entro cinque anni perché lo scioglimento del permafrost sta facendo cedere le piste.

Anche l’Italia ha vissuto un’accelerazione dei disastri climatici.

Secondo la banca dati europea che registra tutti gli eventi estremi (tornado, piogge torrenziali, grandinate eccezionali, tempeste di neve, valanghe), nel nostro paese dall’inizio del 2019 a fine ottobre si sono verificati ben 1.543 episodi. Una sequenza in forte crescita nel nostro paese negli ultimi decenni e, peraltro, il loro numero risulta cinque volte superiore a quello di altri paesi europei.

Per citare solo il caso di Venezia, che per la sua fragilità rappresenta l’emblema di una umanità sempre più a rischio, ricordiamo i dati del registro delle autorità lagunari. Dal 1872 non si era mai presentata una sequenza di maree eccezionali così ravvicinata come quella del 2019.

Fino al 1930 si avevano 3 eventi di marea sopra i 110 cm per ogni decennio, ma nel periodo 1990-99 ci sono stati 44 episodi di acqua alta, nel 2000-09 siamo passati a 52 e nel 2010-19 siamo già a quota 69. Nel grafico le sequenze decennali di fenomeni di acqua alta a Venezia dal 1870 a oggi.

Ma perché questa accelerazione in tutto il mondo ci deve preoccupare? Perché stiamo pericolosamente indirizzandoci verso una stadio di irreversibilità climatica.

In un recente articolo “Trajectories of the Earth System in the Anthropocene”, pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) si evidenzia la possibilità concreta che i meccanismi di retroazione positiva (permafrost, oceani, Amazzonia, ecc.) facciano precipitare il nostro pianeta in una situazione mai vissuta negli ultimi 1,2 milioni di anni, rendendo impossibile la sopravvivenza umana.

Nella figura in basso il rischio per il sistema Terra di avviarsi verso un irreversibile, accelerato e catastrofico percorso di riscaldamento del pianeta.

Un allarme già lanciato dal famoso climatologo James Hansen, che aveva guidato il Goddard Institute for Space Studies della NASA.

Proprio la pericolosità di questi scenari spiega la lucida determinazione di Greta e la mobilitazione di milioni di giovani in giro per il mondo affinché si agisca con la necessaria radicalità.

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