Tecnologie per l’energia nel residenziale: 625 miliardi di $ nei prossimi 9 anni

Nuove previsioni di mercato confermano il trend di positivo per le tecnologie per i prosumer: fotovoltaico, storage, domotica e interfaccia con le auto elettriche. Non ci sarà un boom immediato, ma l'accelerazione arriverà con il calo dei prezzi e grazie alla sinergia tra le diverse soluzioni. L'Italia sarebbe un mercato ideale, ma serve una spinta.

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Il perno del sistema elettrico si sta spostando sempre di più dalle grandi centrali elettriche alle case degli utenti, che diventano prosumer, cioè coloro che oltre a consumare energia la producono, la accumulano e possono addirittura offrire servizi alla rete elettrica. Gli analisti da tempo stanno mettendo in guardia le utility tradizionali rispetto a questa tendenza, che si prevede acceleri bruscamente nei prossimi anni.

La settimana scorsa, ad esempio, abbiamo parlato del nuovo report della banca UBS, che prevede una rivoluzione del sistema elettrico con protagonisti fotovoltaico su tetto, sistemi di accumulo e veicoli elettrici. Ora dalla società di consulenza Navigant Research arrivano nuove previsioni che confermano il trend positivo per le tecnologie energetiche per il residenziale.

I progressi tecnologici, il calo dei prezzi e i nuovi meccanismi di finanziamento – annuncia un nuovo report Navigant – faranno sì che nei prossimi 9 anni si investano cumulativamente 625 miliardi di dollari in fotovoltaico su tetto, storage, domotica e tecnologie che permettano ai veicoli elettrici di interagire sia con la rete elettrica (vehicle to grid o V2G) che con le micro-reti domestiche (vehicle to home o V2H). Il fatturato di questi settori, si prevede, passerà dai 54,7
miliardi di $ del 2013 a 71,6 miliardi nel 2023 (vedi grafico sotto), con un tasso annuale composto del 2,7%.

La crescita prevista per i prossimi anni non sarà esattamente esplosiva ma, si spiega, è soprattutto sul lungo termine che questo mercato offre le maggiori opportunità. Il fotovoltaico su tetto, che specie nei primi anni farà la parte del leone nonostante una crescita in termini di fatturato frenata dal calo dei prezzi previsti, è infatti tra le diverse tecnologie considerate l’unica già affermata, mentre storage domestico, domotica e interfaccia per i veicoli elettrici stanno ancora muovendo i primi passi.

Tutto dovrebbe accelerare verso la fine del periodo esaminato. Sarà infatti la sinergia tra le varie tecnologie a fare da traino: ad esempio il fotovoltaico su tetto spingerà i proprietari a dotarsi di accumuli e la diffusione dei veicoli elettrici renderà più convenienti le tecnologie per produrre e gestire in casa i kWh consumati. Tra i propulsori della diffusione delle tecnologie per l’energia “domestica”, ovviamente, ci sono gli sviluppi tecnologici e i cali di prezzo previsti.

Il fotovoltaico – si mostra in un altro report, quello UBS di cui sopra – anche senza incentivi è spesso già adesso conveniente rispetto all’acquisto dell’elettricità dalla rete. Il costo dei sistemi di accumulo, in particolare della batterie al litio, si prevede, calerà del 50% entro il 2020 e del 75% entro il 2025, mentre i veicoli elettrici già entro 5 anni costeranno tanto quanto quelli con motore a combustione (salvo far risparmiare circa 2000 euro l’anno di carburante per auto). La previsione è che questa tipologia di mezzi arrivi a coprire il 10% del parco veicoli europeo entro il 2025.

In paesi come l’Italia e la Germania, con costi dell’elettricità al dettaglio relativamente alti, già ora adottare la combinazione fotovoltaico su tetto-storage-auto elettrica secondo UBS ha economicamente senso, ma è nel giro di 5-6 anni, con il calo dei prezzi di accumuli e veicoli elettrici di cui sopra, che questa strada diventerà veramente attraente: al 2020 si parla di payback time anche inferiori agli 8 anni con un ritorno dell’investimento del 7,6%.

Anche la coscienza dei consumatori, unita a prezzi dell’elettricità che in alcuni mercati aumenteranno, è inserita da Navigant nell’elenco dei motori della diffusione delle soluzioni per i prosumer, assieme agli incentivi messi in campo in diversi mercati. Tra gli ostacoli principali d’altra parte ci sono i costi di investimento, che per quanto in calo, restano sempre consistenti e inaccessibili a molti. Sempre nell’elenco delle barriere troviamo l’incertezza normativa, specie sui meccanismi di scambio sul posto e sull’autoconsumo.

I paesi che riusciranno a superare questi ostacoli saranno quelli che svilupperanno per primi i mercati di queste tecnologie, con i relativi vantaggi competitivi. Qualcuno si sta già muovendo, come Germania, California e Giappone, tra i primi a mettere in campo incentivi per i sistemi di accumulo (oltre che per il fotovoltaico). E il Belpaese?

La situazione in Italia negli ultimi mesi è relativamente migliorata in quanto a incertezza normativa. Sullo storage dovrebbero arrivare a breve regole certe, con la relativa delibera Aeegsi, annunciata a fine luglio come in arrivo “entro l’estate”. Sembra risolta invece con un compromesso che salva il settore anche la questione dell’esenzione dagli oneri di sistema sull’energia autoconsumata, che qualcuno proponeva di eliminare con effetti che avrebbero stroncato sul nascere, storage, FV non incentivato e le altre tecnologie per le reti private.

Con la conversione in legge del decreto Competitività, infatti, l’esenzione è stata ridotta solo in maniera relativamente lieve, facendo salvi gli impianti più piccoli e soprattutto si sono stabiliti criteri per i futuri aumenti che possono dare maggiore certezza per i nuovi investimenti. Quel che manca ora sarebbe una spinta propulsiva: il nostro paese ha tutte le carte in regola per stare in prima fila sia come mercato che come industria del settore smart-grid.

Si può scaricare qui la versione integrale del report, a pagamento, o un executive summary, previa registrazione.

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