“Non ci sono sufficienti motivazioni economiche, sociali o industriali per mettere in dubbio la proroga” del 55 per cento. Nuova presa di posizione di Confindustria Finco sulle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, in scadenza a fine anno. La misura dovrebbe essere prorogata con il prossimo decreto sviluppo ma non c’è nulla di certo, non si sa per quanto tempo e soprattutto si parla di sostanziali modifiche.
Di qui la decisione di Finco, l’associazione confindustriale dei costruttori, di scrivere ai ministri Romani e Tremonti. L’incentivo vi si legge nella lettera (in allegato) è “una misura di politica industriale di rilevante, positivo e verificato riscontro sotto vari aspetti che andrebbe rinnovata e, anzi, ampliata a taluni settori attualmente esclusi”.
Finco “mal comprenderebbe dunque una mancata conferma del bonus pur consapevole degli stringenti vincoli di bilancio”. Anzi, secondo l’associazione, l’agevolazione andrebbe stabilizzata sino al 2020 (coerentemente con gli obiettivi 2020 di riduzione delle emissioni CO2), “apportando casomai qualche modifica in termini di resa (limitato decremento percentuale per gli infissi – il 41% ventilato sembra eccessivamente penalizzante – ampliamento della platea degli interventi ammessi alle agevolazioni: anche sulla curva estiva dei consumi)”.
Finco sottolinea poi che l’interesse per la misura è andata oltre ogni iniziale previsione e che i vantaggi, oltre che industriali, sono legati al sostegno all’occupazione, all’impulso all’innovazione tecnologica “e in generale alla filiera delle industrie delle costruzioni, l’incremento del comfort degli immobili, e quindi le minori spese sanitarie ipotizzabili, l’implementazione del mix energetico nazionale nonché la forte riduzione di emissioni di CO2 (555 milioni di multe all’Italia che potrebbero diventare 840 con l’attuale trend nel 2012)”.
Quindi l’associazione si appella a Romani e Tremonti, a cui chiede un incontro, affinché proroghino il bonus per “non interrompere il ciclo virtuoso innescato”.