Costi-benefici delle rinnovabili: saldo sempre positivo

  • 24 Maggio 2016

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AssoRinnovabili propone tre azioni per tagliare la CO2: rafforzamento dell’Emission Trading Scheme, introduzione di una Border Adjustment Tax, prodotti con etichetta del carbonio emesso. I calcoli di Althesys che spiegano perché le rinnovabili non sono un costo per il Paese, ma anzi danno benefici quantificabili.

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Serve un deciso cambio di passo nella politica energetica che punti con decisione sulle energie rinnovabili e che consenta all’Italia, a sei mesi di distanza dalla COP21, di rispettare gli accordi sul clima assunti nel corso del summit parigino. È questo l’appello lanciato da assoRinnovabili durante il convegno “COP21: cosa deve cambiare nella politica energetica italiana”, che si è tenuto oggi, 24 maggio, a Roma.

Dalla ricerca “Il Global Cost dell’energia e gli effetti dello sviluppo delle rinnovabili”, commissionata dall’associazione ad Althesys e presentata nel corso della giornata, si dimostra come produrre energia utilizzando le fonti fossili costi di più rispetto alla produzione da fonti green, se si prendono in considerazione le esternalità negative che carbone, petrolio e gas producono in termini di impatto sul clima e inquinamento atmosferico con i conseguenti danni alla salute (vedi infografica, cliccare per ingrandire).

Le fonti rinnovabili non rappresentano un costo per il Paese, si è detto. Ad esempio anche in caso di uno scenario con un’elevata penetrazione delle rinnovabili, pari al 58,5% sulla domanda (al 2030) – si legge nella ricerca – il saldo attualizzato tra i costi e i benefici del sostegno alle energie rinnovabili è positivo ed è stimabile in 100 miliardi di euro circa, senza contare i vantaggi per la salute e per l’ambiente.

Inoltre i vantaggi strategici (riduzione del fuel risk e dipendenza energetica), benché difficili da valutare economicamente sono fattori chiave per lo sviluppo dell’intero sistema Paese.

Nel corso dei lavori, assoRinnovabili ha lanciato una proposta, da sviluppare in 3 azioni, che hanno l’obiettivo di ridurre la CO2 e rilanciare l’industria europea:

  1. Rafforzamento dell’attuale Emission Trading Scheme (ETS) con l’introduzione di un prezzo minimo di almeno 20 €/ton di CO2 destinato a crescere progressivamente, così come già introdotto nel Regno Unito e in Francia.
  2. Introduzione di una Border Adjustment Tax (BAT) sui beni e servizi importati in Europa, basata solo sulle emissioni derivanti dall’energia impiegata nelle attività di produzione e distribuzione degli stessi.
  3. Obbligo per tutti i prodotti venduti in Europa di indicare sull’etichetta il carbonio emesso per la loro produzione e il loro funzionamento: ciò permetterebbe di promuovere il consumo di prodotti maggiormente ecosostenibili.

“I dati che abbiamo presentato oggi – dichiara Agostino Re Rebaudengo, Presidente di assoRinnovabili – dimostrano in maniera chiara e scientifica che il sorpasso delle rinnovabili sulle fossili è già una realtà: sono economicamente competitive, hanno un costo sociale nullo, creano occupazione e hanno le potenzialità per far tornare l’Italia tra i protagonisti della scena energetica e tecnologica europea. Purtroppo nell’ultimo triennio non abbiamo visto provvedimenti del Governo coerenti con questi dati”.

Nel corso del convegno, inoltre, Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ha presentato una sintesi dello studio “La svolta dopo l’Accordo di Parigi – Italy Climate Report 2016”. Ronchi ha ricordato che con il trend delle rinnovabili degli ultimi tre anni (+0,2% annuo), l’Italia non raggiungerebbe il target europeo del 27% sui consumi finali al 2030, anche se ha raggiunto quello del 2020 (17%). Un obiettivo, questo del 2030 che deve essere spostato al 35%, in linea con gli impegni presi con la Cop21, con il consumo di energia elettrica rinnovabile che dovrebbe passare dall’attuale 33% a oltre il 66%.

Anche Ronchi evidenzia l’importanza di riconoscere il valore anche economico dei benefici delle rinnovabili: “pensare che si possa emettere carbonio a costo zero, significherebbe sottovalutare i danni e i costi del cambiamento climatico e non dare basi solide allo sviluppo industriale del Paese”.

Guido Saracco dell’Istituto Italiano di Tecnologia ha approfondito il tema della ricerca in tema di CO2: “la CO2 può essere anche un’opportunità, a condizione che la ricerca (italiana e mondiale) trovi soluzioni per utilizzarla come materia prima per la sintesi di sostanze chimiche, materiali ad alto valore aggiunto e biocombustibili”, ha detto.

I lavori sono stati conclusi dal Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che ha fatto, al solito, dichiarazioni di circostanza sull’impegno dell’Italia per il recepimento di COP21 e a favore delle rinnovabili, ha specificato però che “l’Italia non può fare fughe in avanti sul tema del carbon pricing”.

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