Le utility europee sono le più preparate alla transizione green. Enel al settimo posto globale

E.On, Iberdrola, EDF ai vertici della classifica elaborata da BloombergNEF. I principali risultati.

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Quali sono le utility maggiormente preparate a gestire i rischi climatici e sfruttare le opportunità di investimento della transizione energetica?

Secondo una recente analisi di Bloomberg New Energy Finance (BloombergNEF), Utility Transition Scores, ai primi posti ci sono E.On, Iberdrola, EDF su un totale di 98 grandi compagnie elettriche esaminate su scala globale.

Enel è la prima utility italiana e figura al settimo posto della graduatoria complessiva, grazie al suo crescente impegno sul fronte delle rinnovabili.

Anche se, come sottolineava un recente rapporto di diverse organizzazioni (tra cui ReCommon, Ember, Europe Beyond Coal), la stessa Enel rischia di rimanere troppo agganciata al gas con oltre 25 GW di centrali ancora attive nel 2035 in tutto il mondo, di cui circa 15 GW in Europa.

Otto delle prime dieci aziende classificate da BloombergNEF hanno sede in Europa, evidenzia una nota, mentre sette delle ultime dieci utility hanno in programma di aumentare la produzione energetica con il carbone e si trovano perlopiù in Asia, dove non ci sono politiche di coal phase-out per abbandonare gradualmente questa fonte fossile, al contrario di quanto avviene in Europa.

La capacità delle utility di generare energia a basse emissioni di CO2 da fonti rinnovabili (compreso idroelettrico) o nucleare, è un fattore determinante, nel valutare il grado di esposizione al cosiddetto “rischio di transizione”.

Una elevata presenza di impianti e infrastrutture fossili, ad esempio, aumenta molto questo rischio perché gli asset legati a gas, carbone e petrolio dovranno gradualmente uscire dai mix energetici, per essere sostituiti dalle rinnovabili.

Le aziende leader (le prime dieci) producono in media 0,16 tonnellate di CO2 per MWh, ma si sale a 0,67 tonnellate/MWh per le utility che stanno agli ultimi posti.

Diverse compagnie leader stanno anche sviluppando progetti e linee di investimento in nuove tecnologie pulite, ad esempio idrogeno, cattura del carbonio, contratti di acquisto di energia rinnovabile (PPA, Power Purchase Agreement), batterie, ricarica dei veicoli elettrici.

In sostanza, BloombergNEF intende valutare quanto ogni singola compagnia energetica sia pronta alla transizione verso un futuro net-zero (zero emissioni nette di CO2), rispetto alle utility concorrenti.

Gli analisti hanno assegnato punteggi tra 1-10 sulla base di 24 campi di dati, misurando in modo particolare quanto stia investendo ogni azienda in soluzioni low carbon e il livello di intensità di carbonio delle sue diverse attività (produzione energetica, trasmissione e distribuzione).

Un altro fattore decisivo è la velocità delle utility di adattare i modelli di business alla green economy puntando su rinnovabili, mobilità elettrica, efficienza energetica, idrogeno verde.

Per quanto riguarda il gruppo Enel, ricordiamo che tra i principali risultati economico-finanziari del 2021 su scala globale, spiccano gli oltre 5 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili (per la prima volta con 220 MW di batterie), 13 miliardi di euro di investimenti (+27% sul 2020), in buona parte per accelerare la transizione energetica, e ricavi in forte crescita (+80%) dalla generazione termoelettrica.

Nel periodo 2021-2030 Enel prevede di mobilitare investimenti per complessivi 210 miliardi di euro.

Uno dei maggiori obiettivi è raggiungere 154 GW di capacità totale installata nelle rinnovabili (il triplo in confronto al 2020), oltre a promuovere la diretta elettrificazione dei consumi finali.

Inoltre, il Gruppo Enel ha anticipato al 2040 il suo impegno per azzerare tutte le emissioni nette di CO2 e prevede di abbandonare la generazione termoelettrica entro il 2040, sostituendola con nuova capacità rinnovabile e soluzioni di accumulo energetico. Sempre entro il 2040, il Gruppo intende uscire dalle attività di vendita retail del gas.

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