L’Ue chiarisca se il mini-idro è un bene o un servizio

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Assoidroelettrica dopo il rimando alla Corte di Giustizia europea sulle concessioni per le piccole derivazioni: la pronuncia avrà una rilevanza di sistema in vista di gare o rinnovi.

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Quando la Corte di Giustizia Ue si pronuncerà sui tre quesiti posti dalla Consulta italiana in tema di concessioni per l’idroelettrico sotto i 3 MW, darà chiarezza a tutto il sistema.

A sostenerlo è Assoidroelettrica che, attraverso il suo team di legali, commenta la decisione della Corte costituzionale di sospendere il giudizio su una controversia tra Governo ed Emilia-Romagna.

Nel dettaglio, la Regione ha permesso agli operatori delle piccole derivazioni di chiedere il prolungamento della concessione per un tempo utile a usufruire di tutto il periodo di incentivazione disponibile.

Una prospettiva che, secondo l’Avvocatura dello Stato, lederebbe i principi concorrenziali e, da qui, l’attesa per i chiarimenti dall’Ue.

Secondo l’avvocato Giovanni Battista Conte, partner Assoidroelettrica, “la Corte costituzionale dubita che l’art. 12 della direttiva Servizi – o Bolkestein – possa applicarsi alla generazione elettrica”, non ritenendola “un servizio ma un’attività di produzione di un bene”.

Proprio su questa definizione si gioca il potenziale esito della partita tra chi sostiene le gare (Agcm e alcune Amministrazioni locali) e chi il rinnovo automatico (le associazioni di settore).

“Gli impianti idroelettrici sfruttano l’energia dell’acqua per produrre elettricità, che il diritto comunitario sembra qualificare, non diversamente dai diritti nazionali, alla stregua di un bene (oppure merce o prodotto)”, commenta l’avvocato Ambrogio Papa, tra i legali dell’associazione.

“Infatti, i piccoli impianti di derivazione svolgono una funzione di mera produzione dell’energia, finalizzata talora alla sua cessione, attraverso l’immissione nella rete, talora alla sua destinazione, in via prevalente, se non esclusiva, all’autoconsumo”.

In termini di giurisprudenza si richiama la sentenza “28 maggio 2020-C-727/17, Syndyk Masy” della Corte di Giustizia Ue, che “ha espressamente qualificato l’attività di generazione di energia come produzione di un prodotto, non assimilabile alla prestazione di un servizio”.

Al contrario, però, Papa segnala che l’Allegato I del regolamento Ce n. 213/2008, relativo alle procedure per gli appalti pubblici, considera la gestione di una centrale elettrica quale servizio.

In attesa di scoprire quali saranno gli orientamenti europei, il Sole 24 Ore scrive che il 18 ottobre scadranno i termini per partecipare a due gare indette dalla Regione Lombardia relative agli impianti idroelettrici di Codera Ratti-Dongo (19 MW) e Resio (4 MW). In particolare, si segnala il potenziale interesse di gruppi non italiani a queste come ad altre centrali idro.

Da questo punto di vista va ricordato che il ministro Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo a un recente evento Assoidroelettrica, aveva spiegato: “L’idroelettrico è un asset nazionale che dobbiamo difendere, anche dal punto di vista della struttura societaria; bene la concorrenza ma non possiamo mettere il settore a gara pura. Il rischio è che finisca a soggetti esterni che si impadroniscono della nostra energia solo per una ragione di rendimento”.

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