Utilizzare i serbatoi di petrolio di una vecchia raffineria dismessa, per immagazzinare acqua pompata da turbine alimentate con impianti fotovoltaici.
È l’idea alla base del progetto presentato dallo studio Carlo Ratti Associati (Cra), commissionato lo scorso anno dal Porto di Trieste, una vera e propria “batteria ad acqua”: quando è necessario immagazzinare energia, l’acqua di mare viene pompata nei serbatoi (altri 15 metri ciascuno e con una capacità totale di 110mila metri cubi), mentre nei momenti di picco della domanda viene riversata in mare producendo energia idroelettrica. Il sistema funziona quindi come un piccolo impianto idroelettrico di pompaggio.
“Oggi inauguriamo un master plan per una ex raffineria di petrolio nella città di Trieste, trasformandola in un parco di energie rinnovabili”, annuncia Cra in una nota dello scorso 4 aprile, precisando che il progetto si inquadra nell’ambito del recupero di un parco fronte mare di 365mila metri quadrati.
Le “batterie ad acqua” sono, infatti, parte di un più vasto piano di riqualificazione dell’area sviluppato dall’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, dal Consorzio di sviluppo economico locale dell’Area Giuliana (Coselag) e dal Comune di Muggia.
Il piano, finanziato con 60 milioni di euro dal Fondo complementare al Pnrr, prevede tre destinazioni d’uso principali individuate in collaborazione con Cra: un parco dell’innovazione con area di zona franca, un parco dell’energia con la riconversione dei vecchi serbatoi e una zona con aree produttive utilizzabili da associazioni e privati. Dopo l’acquisto delle aree, costate quasi 30 milioni di euro, il prossimo passo prevede la bonifica dei terreni e la realizzazione di un piazzale e delle opere accessorie, con un investimento di 16,9 milioni di euro.