A partire dalle ore 12.00 di oggi, 7 agosto, il Gse apre il portale per la prenotazione degli incentivi del Piano Transizione 5.0.
Ad annuncialo è il Mimit che ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di ieri, n. 183, il relativo decreto direttoriale (Leggi anche Transizione 5.0, decreto bollinato. Il chiarimento sui moduli fotovoltaici).
La misura, si ricorda, prevede l’erogazione di 12,7 miliardi di euro tra 2024 e 2025 sotto forma di credito d’imposta per sostenere gli investimenti delle imprese in beni materiali e immateriali tecnologicamente avanzati, purché si raggiunga una riduzione dei consumi energetici pari ad almeno il 3% nell’unità produttiva interessata dal progetto o il 5% se si fa riferimento all’intero processo produttivo. Sono ricompresi impianti per l’autoproduzione da fonti rinnovabili destinati all’autoconsumo.
Come si evidenzia nelle pagine informative sul Piano pubblicate dal Mimit, i soggetti abilitati al rilascio delle certificazioni previste dalla nuova disciplina sono Ege, Esco e alcune categorie di ingegneri o periti industriali.
Le criticità evidenziate da Confindustria Brescia
Non mancano le contestazioni alla partenza dello strumento. Se da un lato, infatti, Confindustria Brescia esprime “apprezzamento” per il risultato raggiunto con l’apertura del portale, dall’altro critica duramente i tempi con cui si chiede di procedere alle aziende interessate.
“Appare incompressibile”, secondo il presidente dell’associazione, Franco Gussalli Beretta, avviare la prenotazione dell’incentivo “a ridosso di Ferragosto, con le aziende chiuse per la consueta fermata estiva e una conseguente impossibilità di prevedere una progettazione adeguata”.
Se la presentazione del decreto risale allo scorso 26 febbraio, “la continua procrastinazione ci ha portato di fronte a tempistiche molto pressanti se consideriamo la data del 31 dicembre 2025, rappresentante il termine ultimo, presumibilmente senza possibilità di proroghe, per il completamento degli investimenti da parte delle imprese”.
Il vincolo per il Governo italiano, ricorda beretta, è rendicontare i costi entro giugno 2026 e prima “sei mesi sono necessari al ministero per fare questa analisi”.
Le difficoltà non riguardano solo i tempi visto che, “a quanto pare, rimangono ancora vaghi i contorni dei vincoli dettati dall’esigenza di non arrecare un danno significativo all’ambiente con gli investimenti finanziati”. Da questo punto di vista, conclude il presidente, “è ancora in corso una trattativa a livello comunitario e l’Italia auspica di ottenere deroghe”.
Il risultato generale di questi elementi porta a una domanda: visto che “non si possono chiedere a chi fa impresa programmi e investimenti tecnologici oggi per domani, chi spenderà tutti questi miliardi entro dicembre 2025? Temo sia l’ennesima occasione sprecata per il nostro Paese”, conclude Beretta.
A far riflettere, però, c’è anche un elemento ulteriore segnalato nella nota diffusa oggi dal Mimit: la Transizione 5.0 non è cumulabile con credito d’imposta Transizione 4.0, credito per investimenti nella “zona economica speciale” (Zes) e nelle “zone logistiche speciali” (Zls).
Dalla Transizione 5.0 al Piano Made in Italy 2030
Del Piano Transizione 5.0 si è parlato anche lunedì a Roma nel corso di un incontro tra il ministro Adolfo Urso e i sindacati.
Per l’occasione il titolare del Mimit ha annunciato un nuovo step della politica industriale del Governo. A settembre, infatti, sarà presentato il “Piano Made in Italy 2025/2030″. Al suo interno sarà inserita l’analisi delle prospettive e delle attività, a cui seguirà una consultazione pubblica.
L’elenco delle priorità per questa nuova misura è stato subito indicato dal segretario generale della Federazione italiana metalmeccanici, Ferdinando Uliano, per il quale “il costo dell’energia rappresenta sicuramente uno degli aspetti di criticità delle politiche industriali”. Nel caso della siderurgia, ad esempio, “ci sono elementi che necessitano ulteriori chiarimenti, soprattutto rispetto a interventi e risorse da mettere in campo sulla transizione green”.