In Spagna un piano “shock” per tagliare le bollette elettriche

CATEGORIE:

Le principali misure approvate con decreto legge dal Consiglio dei ministri.

ADV
image_pdfimage_print

Il caro energia scuote anche il mercato elettrico spagnolo, tanto che il Consiglio dei ministri del governo Sánchez ha appena approvato un decreto legge con un piano, definito “shock” dallo stesso governo, volto a ridurre le bollette di famiglie e imprese.

Con il piano, spiega una nota del ministro della Transizione ecologica, Teresa Ribera, la bolletta mensile di energia elettrica in Spagna si abbasserà complessivamente del 22% fino a fine anno (del 30% se si tiene conto della riduzione Iva dal 21% al 10% approvata lo scorso giugno).

In particolare, evidenzia la nota, il governo punta a mantenere la fattura elettrica del 2021 sullo stesso livello del 2018, circa 600 euro/anno per un consumatore medio in bassa tensione, tramite diverse misure contro il caro bolletta.

Ecco le più importanti:

  • abbassamento dal 5,1% allo 0,5% (il minimo consentito dalle norme Ue) della IEE, Impuesto Especial de la Electricidad;
  • 900 milioni di euro addizionali a copertura degli oneri di sistema, provenienti dalle aste di CO2, per un totale di 2 miliardi di euro;
  • sospensione fino a fine anno della imposta del 7% sulla generazione di energia elettrica, Impuesto sobre el Valor de la Producción de Energía Eléctrica (IVPEE);
  • aumento più contenuto della tariffa regolata del gas per famiglie e Pmi (+4,4% nel trimestre ottobre-dicembre anziché il previsto +28%).

È stata anche approvata una misura fiscale temporanea per ridurre i profitti straordinari che alcune centrali di generazione elettrica a zero emissioni di CO2 (come impianti nucleari, idroelettrici ed eolici) stanno ottenendo in questo periodo, grazie ai prezzi elettrici elevati sul mercato spagnolo, a loro volta spinti dai rincari del gas.

Madrid punta così a recuperare 2,6 miliardi di euro fino a marzo 2022, quando le tensioni sulle quotazioni internazionali del gas dovrebbero essersi risolte.

Ricordiamo che la Spagna, lo scorso giugno, ha approvato un progetto di legge ora in discussione al Parlamento, volto a diminuire gli extra profitti percepiti da impianti di generazione elettrica non emettitori di CO2, entrati in attività prima del 2005: centrali nucleari, impianti idroelettrici e parchi eolici di potenza superiore a 10 MW.

Perché il 2005?

È la data in cui è partito il mercato europeo ETS (Emissions Trading Scheme), il principale imputato, secondo Madrid, del rincaro delle bollette elettriche in Spagna nei mesi scorsi, quando il prezzo della CO2 era schizzato sopra 50 euro per tonnellata (poi il prezzo della CO2 sarebbe salito ulteriormente: ora è sopra 60 euro/ton).

Difatti, come ha osservato la ministra Ribera, sul mercato elettrico il prezzo marginale è fissato dai cicli combinati a gas, su cui pesano gli oneri del sistema ETS, pertanto gli impianti che non emettono CO2 avviati prima del 2005 stanno beneficiando di remunerazioni extra.

Madrid ha stimato che tale provvedimento permetterà di ridurre i prezzi finali delle bollette elettriche: circa 4,8% per i consumatori domestici e circa 1,5% per le industrie.

Ricordiamo, infine, che a ottobre in Spagna si terranno nuove aste per 3,3 GW di progetti eolici e fotovoltaici.

Aumentando la potenza installata nelle rinnovabili, infatti, il governo spagnolo intende eliminare dal mercato elettrico gli impianti a fonti fossili più obsoleti e inquinanti, i cui costi di generazione sono sempre meno competitivi a causa di diversi fattori, in particolare il maggiore costo della CO2 e le quotazioni al rialzo del gas.

ADV
×