Si può sostituire un vecchio impianto di riscaldamento alimentato a combustibili fossili (gas, gasolio, gpl) con una pompa di calore elettrica senza realizzare un cappotto termico e mantenendo i caloriferi esistenti?
In molti si fanno questa domanda, pensando anche alle opportunità offerte dal Superbonus 110%: la sostituzione dell’impianto di riscaldamento è un intervento “trainante” che può dare accesso alla maxi detrazione fiscale in edilizia, introdotta dal decreto Rilancio.
Ma tante persone pensano che le pompe di calore lavorino bene solo a basse temperature, in edifici nuovi ben isolati termicamente e con sistemi radianti a pavimento, parete o soffitto.
Non è sempre così, se si installano pompe di calore di qualità.
La pompa di calore e il salto di classe energetica
“L’evoluzione tecnologica spesso è invisibile all’utente finale: oggi si possono installare pompe di calore aria-acqua ad alta temperatura che funzionano bene anche in casi di pura sostituzione del vecchio impianto a gas o gasolio, senza eseguire altri interventi invasivi nel singolo appartamento o in più appartamenti se parliamo di un edificio condominiale”, spiega Filippo Busato, presidente di AiCARR, l’associazione italiana per il condizionamento dell’aria, il riscaldamento e la refrigerazione.
Una pompa di calore, ricordiamo in estrema sintesi, funziona come un frigorifero invertito: in sostanza, estrae il calore da una fonte naturale (aria, acqua, terreno) e lo trasferisce all’interno dell’edificio con un rendimento molto più elevato rispetto ai sistemi di riscaldamento a fonti fossili, perché l’energia termica restituita dalla pompa di calore è maggiore dell’energia elettrica consumata per alimentare la macchina.
Quella ad alta temperatura, spiega Busato, lavora con temperature di mandata dell’acqua calda sui 65-70 gradi e può arrivare a 75 gradi, quindi può essere installata anche in situazioni “difficili”, dove sono presenti, ad esempio, i tradizionali termosifoni di ghisa.
In Italia ci sono tantissimi edifici di questo tipo, con vecchi caloriferi, vecchie caldaie e scarse prestazioni di isolamento termico dell’involucro; spesso, tra l’altro, è impossibile realizzare un cappotto esterno perché l’edificio ha qualche vincolo delle belle arti (fregi, decorazioni, pitture).
La sostituzione pura da gas/gasolio a pompa di calore elettrica in un vecchio edificio, senza fare cappotti esterni né interni, garantisce il salto di due classi energetiche ai fini del Superbonus?
La risposta, secondo Busato, è “sì, nelle regioni più temperate del centro-sud, mentre nelle zone più fredde del Nord Italia può essere necessario qualche altro intervento almeno per sostituire gli infissi e migliorare l’isolamento del tetto”.
Progettare la sostituzione dell’impianto di riscaldamento con le pompe di calore
Il punto, osserva Fernando Pettorossi del gruppo pompe di calore di Assoclima, è che ogni caso va valutato singolarmente: la pompa di calore deve essere “cucita” sull’edificio come un abito su misura valutando diversi aspetti, partendo dalla situazione esistente.
È importante valutare le caratteristiche e la potenza del vecchio generatore, la superficie radiante dei caloriferi e la loro potenza, la dispersione termica dell’involucro dell’edificio, la temperatura ambiente (in genere di 19-20° C), per poi individuare il corretto dimensionamento della pompa di calore.
In alcuni casi, dice Pettorossi, “può essere conveniente realizzare una soluzione ibrida, abbinando alla pompa di calore un piccolo generatore a gas che funge da soccorso per coprire le punte di freddo invernale. In questo modo, si può installare una pompa di calore dimensionata sulla temperatura media esterna della zona climatica di riferimento. La caldaia entrerà in funzione solo in caso di freddo intenso”.
Una soluzione che però è sconsigliata da alcuni progettisti, che preferiscono l’utilizzo di pompe di calore di elevata qualità e di nuova generazione, perché, al contrario, spiegano, si finirà per dipendere ancora dal gas, con un costo di gestione più alto.
Ci sono anche le pompe di calore a “doppio stadio”, vale a dire, con due cicli frigoriferi sovrapposti, con doppio salto di temperatura, ciascuno ottimizzato per il proprio livello di temperatura.
Tuttavia, afferma Busato, “la valutazione su quale macchina installare in un intervento di sostituzione deve essere eseguita caso per caso; è impossibile fare considerazioni troppo generali”.
Difatti, chiarisce il presidente di AiCARR, “è necessaria una progettazione attenta e competente, per evitare, da un lato, di adottare soluzioni improprie che non sono efficienti sotto il profilo economico, dall’altro di non servire correttamente i fabbisogni dell’edificio”.
È bene precisare che una pompa di calore aria-aqua ad alta temperatura con caloriferi non può fare anche il raffrescamento estivo che richiede, invece, una pompa di calore aria-aria con climatizzatori (split) a parete, oppure una macchina aria-acqua con sistema radiante o ventilconvettori.
La pompa di calore aria-aria può svolgere anche il ruolo di unico impianto per il riscaldamento invernale, col vantaggio di avere tutto (caldo e freddo) in un solo impianto a minori costi complessivi di installazione, ma con lo svantaggio di un minore comfort nei mesi più freddi, a meno che la casa sia ottimamente coibentata.
A questo punto in molti si chiederanno: se elimino la vecchia caldaia, come produco acqua calda sanitaria?
In sintesi, le strade possibili sono le seguenti.
Nel singolo appartamento termoautonomo, posso abbinare alla nuova pompa di calore aria-acqua un adeguato accumulo per la produzione di acqua calda sanitaria.
In un condominio con impianto di riscaldamento centralizzato, dipende se è presente anche un impianto centralizzato per la distribuzione di acqua calda nei vari appartamenti.
Se è presente, si può installare un accumulo dedicato per acs, abbinato alla pompa di calore del riscaldamento centralizzato, o una seconda pompa di calore dedicata per acs con il suo accumulo.
Altrimenti, ogni singola unità immobiliare può provvedere individualmente alla produzione di acqua calda per usi sanitari, tramite una pompa di calore con accumulo (se ci sono gli spazi necessari), o uno scaldacqua elettrico o a gas tradizionale, da valutare caso per caso secondo il tipo di intervento e di impianto preesistente.
In media, stando alle stime fornite da Pettorossi e Busato, sostituire una vecchia caldaia a gas/gasolio con una pompa di calore aria-acqua permette di ridurre i consumi energetici per riscaldamento anche più del 30% grazie al rendimento complessivamente più elevato di queste macchine.
“Un impianto tradizionale a gas o gasolio – racconta Pettorossi – ha rese del 70-80% secondo la zona climatica e nelle fasce climatiche intermedie, C e D, difficilmente si supera il 70-75% di rendimento”.
La ragione è che spesso gli impianti vecchi sono sovradimensionati e lavorano in modo intermittente, con frequenti “attacchi e stacchi” del generatore che fanno aumentare i consumi di combustibile.
Costi e aspetti pratici delle pompe di calore elettriche
Certo, uno svantaggio della pompa di calore è il maggiore costo iniziale. È una tecnologia “capital intensive”, che consuma poca energia, ma costa di più al momento dell’installazione, riassume Busato, ma con il Superbonus si può aggirare questa barriera economica.
Per dare un’idea a spanne dei valori in campo: per un medio appartamento, secondo Busato, parliamo di almeno 3.000-3.500 euro per una pompa di calore contro circa 1.500 euro per una caldaia a condensazione, mentre bisogna considerare una spesa di 15-20.000 euro se si vuole installare una pompa di calore in un medio condominio, contro circa 5.000 euro di una nuova caldaia a gas.
Infine, c’è un ultimo aspetto pratico da considerare in caso di sostituzione gas/gasolio con pompa di calore, soprattutto nell’ambito di un singolo appartamento: attenzione agli spazi.
La pompa di calore, infatti, richiede un locale tecnico o comunque un angolo dedicato, dove installare la macchina e il serbatoio di accumulo.
Anche le unità esterne vanno installate ponendo attenzione ad alcuni fattori: non solo l’estetica (cercando di mascherarle il più possibile), ma anche l’acustica, evitando che il rumore delle unità esterne possa essere fastidioso per altri inquilini dello stesso edificio e degli edifici eventualmente circostanti.
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