Si può, e come, ripulire più velocemente il Pianeta dai combustibili fossili?
Riprendiamo il nuovo rapporto di BP (Energy Outlook 2019: vedi qui) da dove l’avevamo lasciato, da quei grafici che mostravano un mix energetico al 2040 sostanzialmente bloccato su petrolio, gas e carbone, con le rinnovabili fortissime solamente in campo elettrico e un incremento delle emissioni di anidride carbonica, contrariamente a quanto previsto dagli accordi di Parigi per contenere il surriscaldamento globale a +1,5-2 gradi centigradi rispetto all’età preindustriale.
Eppure, anche le analisi dei petrolieri iniziano a includere scenari più avanzati, che prendono in considerazione una crescita più accelerata delle tecnologie a basso impatto ambientale.
L’ultima parte dell’Energy Outlook 2019 è dedicata allo scenario Rapid transition (RT), che comprende molte misure per de-carbonizzare i vari settori: produzione di elettricità, trasporti, edilizia, attività industriali.
Misure di cui si era parlato singolarmente nelle decine di pagine precedenti del rapporto, per confrontare il quadro “base” con alcune ipotesi alternative di sviluppo energetico.
Certo, si resta lontani dall’idea di un mondo alimentato al 100% dalle rinnovabili: per approfondire quella traiettoria bisogna guardare altrove, per esempio al nuovo studio della Leonardo DiCaprio Foundation, che spiega come risolvere la crisi climatica con le tecnologie esistenti, puntando su rinnovabili, accumuli di energia, idrogeno, e diverse soluzioni “naturali” per rimuovere la CO2 dall’atmosfera (riforestazione, tutela degli ecosistemi).
Torniamo a BP.
Nello scenario RT, come riassume la seguente coppia di grafici, le emissioni di CO2 saranno diminuite del 45% circa nel 2040 rispetto a oggi, portandosi a poco meno di 20 miliardi di tonnellate/anno (Gt, giga tonnellate), mentre nell’analisi di riferimento, Evolving transition, le emissioni addirittura finirebbero per aumentare di qualche punto percentuale nei prossimi vent’anni.
Così il mix energetico RT sarebbe più allineato alle proiezioni sull’andamento della CO2 “consistenti” con gli obiettivi degli accordi climatici internazionali (è l’area violetta nel grafico di sinistra).
La maggior parte della riduzione della CO2, evidenzia BP, si avrebbe nel settore elettrico grazie a una diffusione su più vasta scala delle rinnovabili.
Le iniziative di efficienza energetica nell’edilizia e nell’industria, oltre agli investimenti in sistemi CCUS per catturare le emissioni degli impianti a gas e carbone, farebbero il resto, portando al fuel-mix complessivo rappresentato nel grafico sotto.
Allora nel 2040, secondo BP, le rinnovabili (escluso l’idroelettrico) potrebbero valere il 30% dei consumi di energia primaria, con una drastica riduzione dell’uso di carbone.
Tuttavia, a gas e petrolio nello scenario RT spetterebbe quasi metà della domanda globale di energia primaria; i consumi di oro nero, in particolare, calerebbero a circa 80 milioni di barili giornalieri, di cui il 60% destinati ai trasporti.
E dopo il 2040? Il problema, concludono le analisi di BP, sarà eliminare le emissioni di CO2 più difficili da abbattere (hard-to-abate carbon emissions), quelle 18 giga tonnellate residue che derivano dall’utilizzo di fonti fossili, soprattutto il petrolio nei trasporti, come mostra il prossimo grafico.
Di conseguenza, per rispettare gli accordi di Parigi, occorrerà adottare su vasta scala una serie di soluzioni con cui de-carbonizzare interamente il mix energetico nella seconda metà del secolo: nel rapporto si parla di miglioramenti e cambiamenti per ottenere un’ulteriore sostanziale riduzione delle emissioni.
Lo schema sotto chiarisce la portata dell’impegno richiesto.
In sostanza, poiché sarà impossibile, ritiene BP, azzerare del tutto le emissioni di gas-serra, nonostante il dispiegamento di fonti rinnovabili, idrogeno, bioenergie, sistemi CCUS eccetera, si dovrà anche rimuovere l’anidride carbonica già emessa nell’atmosfera (carbon storage and removal), utilizzando sia tecniche “naturali” come la riforestazione e il recupero di ecosistemi degradati sia tecniche molto controverse come la cattura della CO2 applicata alle bioenergie (BECCS, Bioenergy with Carbon Capture and Storage) oppure con sistemi Direct Air Capture (DAC).
Sono quelle tecnologie di “emissioni negative” che dovrebbero consentire di rimuovere miliardi di tonnellate di CO2 e così limitare a +1,5-2 gradi il surriscaldamento globale entro il 2100 (vedi anche le conclusioni del rapporto IPCC uscito lo scorso novembre).