La Puglia vuole massimizzare i vantaggi delle energie rinnovabili per il suo territorio puntando su “autoconsumo e filiera industriale”.
L’obiettivo è indicato da Gianna Elisa Berlingerio, direttrice del dipartimento Sviluppo economico della Regione, intervenuta ieri, 22 agosto, al Meeting di Rimini per il convegno “La sicurezza energetica del Mediterraneo”.
I numeri della Puglia sono di rilievo: prima regione d’Italia per generazione eolica e fotovoltaica, come riportato sul palco dell’evento. Da ciò sono nate “competenze” e un numero di posti di lavoro “interessante”, ma comunque insufficiente, secondo Berlingerio.
L’invito è fare di più e meglio con le fonti rinnovabili, ottimizzandone i risultati e trovando “un equilibrio” con il tema dell’accettabilità sociale e del paesaggio.
Non bisogna dimenticare che a questo territorio il Pniec chiede di raddoppiare la generazione elettrica a rinnovabili e “su di noi pendono domande per 92 GW tra FV ed eolico onshore e offshore”.
Alla luce di ciò, secondo la direttrice regionale, “sarebbe interessante” che buona parte della componentistica degli impianti rinnovabili, “dalle pale fino alle batterie, fosse prodotta là dove l’energia viene generata”.
Da qui l’obiettivo a consolidare la presenza di imprese della meccanica in Puglia dove, al momento, esiste già l’insediamento a Taranto di una “grande azienda”; il riferimento, in questo caso, è alla produzione di pale eoliche da parte di Vestas.
Non solo filiera industriale a km zero, ma anche incentivi agli investimenti di aziende e famiglie: “Abbiamo offerto strumenti di sostegno ai progetti delle imprese eppure c’è anche il tema della povertà energetica; con il reddito energetico abbiamo aiutato per l’installazione di impianti fotovoltaici. Sugli immobili pubblici, invece, c’è un bando aperto” ma 150 milioni di euro sono già stato distribuiti in precedenti avvisi.
Ultimo intervento in ordine di tempo è un bando del valore di 110 milioni di euro che finanzia riqualificazione energetica, installazione di impianti a fonte rinnovabile, autoconsumo e accumulo nelle strutture ospedaliere.
Dal palco del Meeting di Rimini emerge anche un’altra prospettiva di interesse sulle rinnovabili, illustrata da Marco Bernardi, presidente Illumia, società di vendita dell’energia che ha deciso di includere nella sua strategia la generazione da impianti a fonti rinnovabili.
“Le tensioni geopolitiche non sono l’eccezione ma la regola nel nostro settore e quindi abbiamo creato un modello di business opposto, non più grossista puro, ma un soggetto meno dipendente dalla volatilità del mercato, entrando così nella produzione rinnovabile”.
Non una logica a costo zero, sottolinea Bernardi, perché occorre “scontrarsi con le contraddizioni della transizione”, come ad esempio “tre anni per ottenere un allaccio di un impianto”.
La società bolognese, attraverso la holding Tremagi Energia, a maggio ha concluso l’acquisto di due progetti agrivoltaici in Basilicata. Il primo è cantierabile entro il 2024 per una potenza di 13 MW, godendo della Procedura abilitativa semplificata (Pas).
Altro driver del cambiamento Illumia è l’uso delle nuove tecnologie e dei dati per fare previsioni sulla produzione degli impianti e dare così sicurezze ai clienti finali.
Il convegno ha messo al centro il concetto di sicurezza energetica, intesa come disponibilità di energia a prezzi sostenibili. Un obiettivo raggiungibile non solo investendo sulla generazione distribuita, ma anche sulle reti.
Ne è convinto Fabrizio Iaccarino, responsabile Affari istituzionali Italia di Enel, che ha ricordato come la società abbia un piano industriale 2024-2026 che colloca 12 miliardi di euro sulle reti elettriche italiane, di cui 4 dal Pnrr. Investimenti aziendali che su scala globale arrivano complessivamente a 36 miliardi di euro.
“Siamo passati da 50.000 connessioni di piccole Fer l’anno a 360.000 negli ultimi due anni e allacciamo 1.000 impianti al giorno”, sottolinea Iaccarino. “Cosa possibile solo grazie a digitalizzazione e investimenti in resilienza”.
Dalla distribuzione alla trasmissione, il discorso è analogo per Terna. Il Tso, infatti, ha un piano industriale 2024-2028 da 16,5 miliardi di euro. In questo scenario, spiega la responsabile Innovazione, Carla Napolitano, “uno dei progetti strategici è l’elettrodotto Elmed”.
Si tratta di un collegamento tra Tunisia e Italia da 220 km, di cui 200 sottomarini, per 600 MW di capacità e 850 milioni di costo finanziati da un “grant” europeo da 307 mln €.
Aspetto non secondario, quest’ultimo, se si considera che questa è “la prima sovvenzione Ue concessa a un progetto che coinvolge direttamente un Paese extra Unione”, per un’infrastruttura ritenuta strategica per l’Europa. Dall’altro lato l’operatore elettrico tunisino Steg ha ricevuto un finanziamento dalla Banca mondiale.
Terna, infine, prevede di realizzare a Tunisi un “un open innovation hub” che si occuperà anche di “formazione del personale Steg”.
Sul palco di Rimini, Mario Antonio Scino, capo di gabinetto del ministro Pichetto Fratin. Il rappresentante del Mase ha ricostruito tempi e contenuti del Pniec, spiegando tra l’altro che “all’Europa, in sede di riesame, forse dovremo chiedere un allentamento o un ripensamento della milestone sulle concessioni idroelettriche”, perché si tratta “di un asset strategico del Paese a cui prestare attenzione non solo come produzione ma anche come equilibrio del sistema” (si veda anche Idroelettrico, il vincolo “reversal” del Pnrr sulle concessioni).