Definire regole condivise per installare gli impianti a rinnovabili tutelando il paesaggio e per sanare i contrasti interni tra ministeri: è la difficile sfida che attende il Governo nei prossimi mesi.
Su questo tema, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nel presentare alle commissioni competenti di Camera e Senato le sue linee programmatiche, ha affermato che si assiste “a un sistematico contrasto tra le valutazioni del ministero della Cultura e quelle del ministero dell’Ambiente. Nel momento in cui il Consiglio dei ministri viene investito della decisione, tuttavia, le ragioni del nostro dicastero vengono giudicate, nella gran parte dei casi, soccombenti“.
Mentre Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, nei giorni scorsi (articolo sulla Repubblica del 30 novembre) ha rilanciato i suoi attacchi contro le rinnovabili.
“Dirò alle Sovrintendenze di mettere più vincoli possibili per difendere l’ambiente e il paesaggio della devastazione e dell’uso indiscriminato del territorio da parte degli operatori delle rinnovabili. Perché anche quando fermiamo i progetti poi arrivano i decreti del governo che li autorizzano comunque”, ha detto Sgarbi.
Poi Sangiuliano ha sottolineato la necessità di avviare “un confronto costruttivo” con il ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza energetica) in modo da superare “un atteggiamento di sterile contrapposizione”.
Anche Sgarbi aveva parlato di “aprire un tavolo” tra ministeri per stabilire una linea comune.
Sangiuliano, nella sua memoria a Camera e Senato, ha evidenziato che “è assolutamente necessario coniugare la realizzazione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (eolici, fotovoltaici, agrivoltaici) con la conservazione dei paesaggi quale valore identitario della nazione”.
Di seguito le priorità elencate dal ministro:
- rivalutare i criteri di distribuzione degli impianti sul territorio nazionale considerata l’attuale concentrazione su talune aree del paese (Basilicata, Puglia, Sardegna, Sicilia);
- favorire, anche attraverso forme di incentivazione, la scelta di determinate localizzazioni già individuate come idonee ma scarsamente utilizzate (come aree industriali dismesse, parcheggi, capannoni, cave, aree portuali, zone degradate);
- favorire lo sviluppo di nuove tecnologie (tegole fotovoltaiche, coperture fotovoltaico a basso impatto);
- valorizzare la qualità dei progetti attraverso un tavolo permanente costituito da rappresenti del Mic, da docenti universitari, ma anche da rappresentati delle principali aziende di produzione-distribuzione di energia.
Ricordiamo intanto che nella giustizia amministrativa ci sono tante sentenze favorevoli alle rinnovabili, in cui si ribadisce il concetto che il pubblico interesse a decarbonizzare il mix energetico, installando impianti eolici e fotovoltaici, può prevalere su quello della tutela del paesaggio.
Soprattutto quando le motivazioni del “no” agli impianti sono troppo generiche.
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