Il decreto Aree idonee, che permette alle Regioni di definire come non idonee le aree dove ci sono già impianti eolici in funzione, è uno degli esempi per cui in Italia fare repowering è difficile, nonostante le semplificazioni varate dall’Ue.
Lo denuncia Anev, rilanciando in versione italiana un documento diffuso a luglio da WindEurope, nel quale si fa presente che ripotenziando gli impianti obsoleti si potrebbe triplicare la produzione di elettricità di un parco eolico riducendo al contempo il numero di turbine.
I parchi eolici già esistenti sono di solito nei siti più ventosi e il repowering ha anche il vantaggio, allal luce delle opposizioni sui territori, di evitare il moltiplicarsi dei parchi .
Nonostante i propositi iniziali, il repowering in Europa va a rilento e WindEurope stima che, in base alle tendenze attuali e alle aspettative del mercato, tra il 2023 e il 2030, in Europa 83 GW di eolico raggiungeranno i 15 anni di vita.
Tra questi, 70 GW saranno prolungati, 7,8 GW saranno smantellati e solo 5,6 GW saranno ripotenziati. Questo perché i costi di repowering sono più alti rispetto alla creazione ex novo di un parco eolico.
A questo aspetto si aggancia la denuncia di Anev: “la legislazione nazionale, incredibilmente, penalizza con una tariffa decurtata l’energia prodotta da impianti eolici oggetto di repowering”.
In Italia, ci sono circa 6,1 GW di impianti in esercizio su cui si potrebbe intervenire, aggiungendo altri 7,6 GW di potenza eolica al 2030; è la stima di uno studio di Elemens commissionato da Erg e presentato a ottobre 2023.
Cinque le raccomandazioni di WindEurope agli Stati membri per promuovere il repowering:
• utilizzare correttamente la definizione di ripotenziamento contenuta nella Direttiva Ue sulle energie rinnovabili e garantire che le misure politiche nazionali si applichino sia al ripotenziamento totale che a quello parziale come previsto dalla legislazione europea;
• incorporare obiettivi di ripotenziamento nei piani nazionali per l’Energia e il Clima 2030 e nei piani regionali;
• recepire al più presto le norme di semplificazione delle autorizzazioni per il ripotenziamento dal regolamento sui permessi di emergenza dell’Ue e dalla revisione della direttiva Ue sulle rinnovabili;
• istituire bandi d’asta per i CfD dedicati per i progetti repowering, riflettendo la realtà economica degli stessi;
• dare priorità alle reti di connessione dei progetti di ripotenziamento, poiché necessitano di un minore rinforzo della rete rispetto ad un nuovo progetto.