Quanto fa guadagnare al sistema paese sbloccare il fotovoltaico nei condomini

Una stima delle ricadute economiche di una modifica normativa che permetta di realizzare impianti condominiali con autoconsumo one-to-many.

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Da 6 a 9 GW di nuovo fotovoltaico, con volumi che dopo il 2025 andrebbero oltre il GW annuo.

Questo, come avevamo riportato, è quanto si potrebbe installare solo sui tetti dei condomini italiani dal 2019 al 2030 con lo sblocco dell’autoconsumo collettivo, che il recepimento delle nuove direttive europee ci impone.

Ma aprire al FV questa fetta di mercato non farà bene solo al settore. Permettere le configurazioni di autoconsumo da uno a molti, oltre ad essere indispensabile per raggiungere l’obiettivo nazionale sulle rinnovabili, infatti, produrrà un beneficio netto per il sistema-paese, nello stesso periodo, di circa 1,4-2,1 miliardi, con la creazione di 1.600-2.400 nuovi posti di lavoro all’anno.

Parliamo di ricadute positive come le maggiori entrate fiscali dovute ai lavori per installare gli impianti, la crescita dell’occupazione, l’impatto sui prezzi elettrici ed altro ancora, al netto delle spese, quali ad esempio quelle per adeguare la rete elettrica e il mancato versamento degli oneri sull’energia non prelevata..

La stima, basata sui soli effetti incrementali relativi all’affermarsi della figura dei prosumer condominiali rispetto ad uno scenario business as usual, arriva dalla società di consulenza eLeMeNS ed è contenuta nello studio “I prosumer condominiali”, firmato da Energy@Home con il contributo scientifico della citata eLeMeNS, di RSE e Kantar (un documento non ancora online ma che QualEnergia.it ha potuto sfogliare).

Due gli scenari ipotizzati oltre al “base”, nel quale non si prevede l’abilitazione dell’autoconsumo da uno a molti e nessuna ulteriore misura di sostegno (rispetto alla situazione attuale) all’autoconsumo in generale e che dunque vede un il tasso di crescita degli impianti in autoconsumo resta ai livelli degli ultimi 5 anni.

Con lo sblocco delle configurazioni one-to-many, in uno scenario “minimo” di crescita si aggiungerebbero 5.979 MW di potenza fotovoltaica in più al 2030, nell’ipotesi “massimo” invece 9.143 MW.

Con lo scenario più prudente, a fronte di costi per il sistema stimati in circa 1,3 miliardi di euro, i benefici conseguibili sarebbero pari a 2,7 miliardi di €, con un saldo netto positivo pari a 1,4 miliardi di euro. Una crescita più marcata dei prosumer condominiali, invece, a fronte di costi stimati in circa 2,1 miliardi di euro, comporterebbe dei benefici complessivi dell’ordine di 4,1 miliardi di euro, con un saldo netto positivo pari a 2 miliardi di euro.

Qui la sintesi della stima:

Come si vede nella tabella, la voce “ricadute economiche” che considera il valore aggiunto incrementale generato dagli investimenti in nuova capacità fotovoltaica e dalla maggior spesa per la gestione e manutenzione degli impianti è stimata in 1,3 miliardi di euro nello scenario massimo, suddiviso in circa 1 miliardo di euro relativo all’attività di progettazione e costruzione degli impianti ed in 300 milioni di euro imputabili all’attività di O&M.

Per quanto concerne l’ipotesi di sviluppo più contenuta, il valore aggiunto netto è stimato in 0,9 miliardi di euro: di questi, circa l’80% sono connessi all’attività di installazione mentre il restante 20% a quella di gestione e manutenzione.

Altro effetto positivo importante è quello sulla riduzione del prezzo elettrico all’ingrosso: la maggior produzione fotovoltaica prospettata nel caso di abilitazione dei prosumer condominiali comporta una diminuzione dei prezzi elettrici all’ingrosso che si formano nella Borsa elettrica (Mercato del Giorno Prima), per l’effetto combinato di riduzione della domanda di prelievo dalla rete (grazie all’aumento dell’energia autoconsumata) ed aumento dell’energia fotovoltaica immessa in rete (eccedente l’autoconsumo istantaneo e caratterizzata da un costo marginale quasi nullo).

Nello “minimo” il PUN diminuirebbe in media di 0,4 €/MWh (corrispondente ad un risparmio medio annuo di 1,5 € sulla bolletta elettrica di un utente residenziale tipo) mentre nello scenario di sviluppo massimo del prosumer condominiale il PUN diminuirebbe in media di 0,6 €/MWh, con un conseguente risparmio medio annuo sulla bolletta di circa 2 € (a parità di altre condizioni).

In termini cumulati, ed in considerazione dei volumi sottesi, il beneficio in termini di riduzione dei prezzi all’ingrosso nel periodo 2019-2030 assomma a circa 2,4 miliardi di euro nello scenario più spinto e a 1,5 miliardi di euro in quello più conservativo.

C’è poi il gettito fiscale: la crescita degli investimenti in impianti fotovoltaici comporta anche benefici per l’erario. Le voci fiscali considerate sono l’IVA, le imposte di esercizio delle imprese coinvolte nella costruzione e installazione degli impianti e i contributi versati dai lavoratori dipendenti di tali imprese

Quanto alle ricadute occupazionali, il numero di addetti permanenti generati grazie allo sviluppo dei prosumer condominiali al 2030 è stimato in circa 1.200 unità nell’ipotesi di massima crescita ed in 800 unità in quella di crescita minima. Nel complesso, le ricadute occupazionali medie annue nel periodo 2019-2030 sono pari a 1.600 unità/anno nello scenario prosumer condominiali minimo ed a 2.400 unità/anno in quello massimo.

Venendo alla riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera, la crescita di produzione fotovoltaica prospettata nello scenario mimino permetterebbe di evitare l’emissione in atmosfera di circa 12,9 milioni di tonnellate di CO2 nel periodo 2019-2030 (pari al 14% delle emissioni annuali del settore elettrico), mentre tale valore raggiungerebbe i 19,9 milioni di tonnellate di CO2 nell’ipotesi di sviluppo massimo dei prosumer condominiali (circa il 22% delle emissioni annuali del settore elettrico in Italia).

Per passare ai costi, iniziamo dalla questione più spinosa, quella degli oneri generali di sistema. Come noto, per effetto delle esenzioni, la crescita dei volumi di energia autoconsumata comporta una redistribuzione degli oneri generali di sistema verso gli utenti finali del sistema elettrico che non adottano soluzioni di autoconsumo, determinando un incremento della bolletta elettrica per questi ultimi.

Per quanto riguarda l’ipotesi di crescita più sostenuta, si stima un mancato gettito cumulato degli oneri generali di sistema dovuto all’autoconsumo pari a circa 1,1 miliardi di euro, nel periodo 2019-2020, con una media annua di circa 90 milioni di euro. In termini relativi, tale valore si traduce in un aumento medio della bolletta elettrica dei restanti consumatori (dovuto all’effetto di redistribuzione) pari in media a 0,4 €/MWh.

Per quanto riguarda lo scenario di sviluppo “minimo”, il mancato gettito nel periodo è stimato in circa 700 milioni, in media 60 all’anno, corrispondente ad un aumento medio delle bollette elettriche di chi non autoproduce pari a una media di 0,2 €/MWh.

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