Quanta energia rinnovabile in più se le aziende ci mettono più impegno

L’acquisto “corporate” di elettricità verde potrebbe dare 220.000 posti di lavoro in più in Europa al 2030 e 750 miliardi di euro in valore aggiunto. Lo studio della Commissione Ue.

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Le aziende possono contribuire ampiamente a far crescere l’utilizzo di energia rinnovabile in Europa.

Secondo un recente studio pubblicato dalla Commissione europea, se le imprese industriali e commerciali del nostro continente si dessero l’obiettivo di soddisfare il 30% dei loro consumi elettrici con fonti pulite entro il 2030, nel settore delle rinnovabili si avrebbero 220.000 nuovi posti di lavoro mentre il valore aggiunto aumenterebbe di circa 750 miliardi di euro, grazie alla maggiore produzione di beni e servizi nelle diverse tecnologie “verdi”.

Il “corporate sourcing” per le rinnovabili è un punto centrale del rapporto che esamina i potenziali benefici economici delle risorse energetiche a basso impatto ambientale (eolico, solare, biomasse eccetera), la loro competitività rispetto ai combustibili fossili e le barriere che rallentano la loro diffusione a livello Ue.

Così la seconda parte del documento – la prima invece è dedicata alla competitività delle rinnovabili nel riscaldamento/raffrescamento con un’analisi su biogas, biomasse, pompe di calore e solare termico – si concentra sull’approvvigionamento di energia green per le aziende.

E il tema non poteva che legarsi a quello dei PPA (Power Purchase Agreement), gli accordi di lungo termine per l’acquisto di elettricità generata con i nuovi parchi eolici e fotovoltaici in costruzione in vari paesi europei.

Accordi che sempre più spesso coinvolgono le compagnie di svariati comparti industriali e commerciali, interessate a incrementare l’utilizzo di energia pulita per una serie di ragioni, non solo economiche (grazie ad esempio a un prezzo fisso pluriennale stabilito per il volume concordato di kWh) ma anche associate ai traguardi di responsabilità sociale e ambientale delle aziende.

Parlando del nostro paese, lo studio afferma che il mercato italiano dei PPA è largamente inesplorato ma si sta espandendo: si citano, tra gli altri, il PPA siglato tra Engie e Wienerberger nel 2018 e quello sottoscritto tra Octopus e Shell Energy Europe sempre nel 2018.

Ricordiamo, più in generale, che finora in Italia sono stati annunciati oltre 500 MW di PPA che riguardano impianti solari; il più importante per volumi e durata è stato firmato lo scorso gennaio 2019 da European Energy e Axpo per 300 MW di potenza impegnata (quindi non è un PPA corporate perché l’energia sarà venduta a un utility anziché direttamente a un consumatore finale).

Intanto a maggio è stato definito il primo PPA corporate italiano per l’eolico non sussidiato in market parity: vedi qui.

Tra le principali barriere contro lo sviluppo dei PPA aziendali in Italia, lo studio della Commissione Ue identifica le seguenti: difficoltà a ottenere finanziamenti dalle banche (con richieste molto onerose in termini di garanzie), incertezze legate alla volatilità futura dei prezzi dell’energia (con la necessità di definire complessi meccanismi per mitigare il rischio finanziario), percezioni errate da parte delle imprese, che intravedono più rischi che opportunità negli investimenti in fonti rinnovabili.

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 (Foto titolo cortesia Solar Frontier)

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