Problema clima: per gli italiani è al quarto posto, per gli europei al primo

Italiani insoddisfatti di quello che sta facendo il governo sul clima, anche se il tema è in calo fra le loro priorità, secondo l’Eurobarometer.

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Meno di un italiano su dieci ritiene che il cambiamento climatico sia il problema più grave che il mondo si trovi ad affrontare oggi.

È questo uno degli esiti forse più rilevanti dell’ultimo rapporto sul clima dell’Eurobarometer, la serie di sondaggi dell’opinione pubblica condotti regolarmente per conto della Commissione europea e di altre istituzioni europee dal 1973.

Solo il 7% degli intervistati nel nostro paese ha infatti messo in cima alla lista delle proprie preoccupazioni i mutamenti climatici l’anno scorso, rispetto a una media europea del 18%, come mostra il grafico.

Si tratta per l’Italia di un andamento in controtendenza rispetto all’Europa nel suo complesso, dove, per la prima volta, il cambiamento climatico è balzato al primo posto come singolo problema più grave che la comunità mondiiale deve affrontare.

Il cambiamento climatico come questione cruciale del nostro tempo ha invece perso posizioni in Italia rispetto all’anno scorso, passando dal secondo posto del 2019 al quarto posto del 2020.

A controbilanciare in parte la minore urgenza climatica sentita dagli italiani rispetto alla media europea, c’è una “massa critica” di italiani, l’84%, al di sopra della media UE del 78%, secondo cui il cambiamento climatico è comunque un problema molto serio.

Quando poi si è andati a chiedere se il governo italiano stia facendo abbastanza per affrontare la crisi del clima, l’86% degli interpellati ha risposto “non abbastanza”, con solo il 12% secondo cui l’azione dell’esecutivo è “abbastanza” forte.

Da notare che il sondaggio è stato condotto in un periodo caratterizzato da circa 10 mesi di governi guidati da Antonio Conte e circa due mesi guidati da Mario Draghi.

Quasi otto intervistati su dieci (78% rispetto alla media UE del 75%) pensano che il denaro del piano per la ripresa economica debba essere investito soprattutto nella nuova economia verde, secondo il rapporto, consultabile dal link in fondo all’articolo.

Più di sei intervistati su dieci in Italia (63%, uguale alla media UE) ritengono che i governi nazionali siano responsabili della lotta al cambiamento climatico, piuttosto che l’Unione europea (56%, in linea con la media EU del 57%).

Questi due attori hanno guadagnato, rispettivamente, 18 e 13 punti percentuali dal 2019. Viceversa, meno di tre intervistati su dieci (28%, al di sotto della media UE del 41%) dicono di essere personalmente responsabili della lotta al cambiamento climatico.

Più di otto intervistati su dieci in Italia concordano con il fatto che affrontare il cambiamento climatico e le questioni ambientali dovrebbe essere una priorità per migliorare la salute pubblica (85% rispetto alla media UE dell’87%).

Quasi otto intervistati su dieci (78% rispetto alla media UE del 74%) concordano con il fatto che i costi dei danni provocati dal cambiamento climatico siano molto più alti dei costi degli investimenti necessari a una transizione verde.

Più di otto intervistati su dieci in Italia ritengono importante che sia il governo italiano (86% rispetto alla media UE dell’88%) che l’Unione europea (84% rispetto alla media UE dell’87%) stabiliscano obiettivi ambiziosi per incrementare la quantità di energia rinnovabile utilizzata entro il 2030.

Quasi nove intervistati su dieci in Italia (89%, in linea con la media UE del 90%) concordano sul fatto che si dovrebbero ridurre al minimo le emissioni di gas a effetto serra, controbilanciando allo stesso tempo le restanti emissioni per rendere l’economia dell’UE innocua per il clima entro il 2050.

Quasi la metà degli intervistati (48%, al di sotto della media UE del 64%) afferma di aver intrapreso qualche azione per contribuire alla lotta al cambiamento climatico negli ultimi sei mesi, ma la percentuale passa al 95% (in linea con la media UE del 96%) quando i partecipanti sono stati interrogati su esempi specifici di azioni intraprese.

L’azione più comune è quella di cercare di ridurre i rifiuti e separarli regolarmente per riciclarli (74% in Italia, in linea con la media UE del 75%).

In Italia, gli intervistati sono in genere meno propensi della media UE a intraprendere azioni per contribuire alla lotta al cambiamento climatico, ma sono due volte più propensi ad acquistare un’auto elettrica (4% contro la media UE del 2%).

Purtroppo, dobbiamo rilevare che l’opinione pubblica si forma anche attraverso una costante e corretta informazione scientifica, che però è molto carente sulla nostra stampa e nelle nostre televisioni, e quando c’è, spesso è arruffata, poco chiara e usa come fonti quasi esclusivamente le lobby energetiche tradizionali.

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