“È di prossima emanazione un nuovo decreto legge per velocizzare in modo significativo l’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Dobbiamo semplificare il processo di autorizzazione, che non significa dire sempre ‘sì’, ma dare tempi certi. Lo faremo senza imposizioni, ma coinvolgendo e sensibilizzando i territori”.
L’annuncio, riferito al decreto Semplificazioni – Pnrr, di cui abbiamo analizzato la bozza ieri – è arrivato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto ieri al convegno organizzato da Itinerari Previdenziali, dal titolo “Gli investimenti nell’inverno energetico”.
“Puntiamo ad alimentare la produzione di impianti di piccola e media potenza su tutto il territorio nazionale – ha aggiunto il ministro nel videomessaggio inviato – e vogliamo supportare grandi progetti per costruire nuove strutture e sistemi di accumulo dell’energia prodotta”.
“Per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 – ha proseguito Pichetto – stimiamo che siano necessari circa 75 GW di potenza aggiuntiva da fonti rinnovabili, dobbiamo installare oltre 10 GW l’anno. È necessario un netto cambio di passo rispetto agli anni scorsi. Sul fronte normativo lavoreremo sull’aggiornamento del Pniec, per adeguarlo ai nuovi obiettivi del Fit for 55 e del Repower Eu”.
In un altro evento, sempre di ieri (appuntamento degli “Aspenia Talk” organizzato da Aspen Institute e Cesi sul tema “L’Italia tra sicurezza energetica e transizione ecologica”), Pichetto è poi intervenuto sui due dei temi caldi di qiesti giorni: lo stop votato dal Parlamento europeo alla commercializzazione di motori a benzina e diesel a partire dal 2035 e la direttiva sull’efficienza energetica negli edifici.
Dietro alla dichiarazione per cui “dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra transizione ecologica e sicurezza energetica, senza metterle in contrapposizione e senza ‘no’ ideologici”, è chiara la posizione difensiva che l’Italia vuole assumere di fronte agli obiettivi in via di definizione in Europa.
“Auspico un sistema totalmente decarbonizzato – ha spiegato il ministro sul tema dell’automotive – ma non abbiamo solo l’elettrico. C’è l’idrogeno, ci sono i biocarburanti come il biometano che in passato erano stati bloccati, tecnologie compatibili con i motori endotermici”.
La riserva, ha chiarito Pichetto, “è sulla tempistica: al momento non è compatibile economicamente e socialmente. Al momento l’auto elettrica è sostanzialmente una macchina per i più ricchi”.
Anche sulla EPBD, il ministro dell’Ambiente ha messo le mani avanti, ricordando certo che il 40% delle emissioni viene dagli edifici, ma che “la casa è il risparmio delle famiglie italiane”.
“Ci troviamo in un Paese prevalentemente montuoso e collinare, con borghi in ogni angolo. Non abbiamo nemmeno le imprese in grado di fare questo salto di classe. Bisogna raggiungere questo obiettivo con gradualità – ha lamentato – ma il Parlamento europeo ha reso ancor più stringente la direttiva della Commissione. Nel trilogo l’Italia farà presente questa situazione. Dobbiamo metterci tutti con i piedi per terra”.