Se i target al 2030 per le rinnovabili e l’efficienza, aumentati rispettivamente al 32 e 32,5%, saranno attuati pienamente, le emissioni Ue si ridurranno di circa il 45%, vale a dire oltre gli impegni sottoscritti dall’Unione con l’accordo di Parigi.
Ad evidenziarlo è la Commissione Europea, nel nuovo report “EU and the Paris climate agreement: Taking stock of progress at Katowice Cop” (allegato in basso), che arriva all’indomani della risoluzione con cui i Parlamento chiede di alzare al 55% il taglio della CO2 al 2030, valutando “insufficiente” una riduzione 45% “insufficiente (si veda anche l’editoriale di oggi di Gianni Silvestrini).
Il documento che arriva da Bruxelles mostra come tra il 1990 e il 2017 le emissioni siano scese del 22%, nonostante un aumento del Pil del 58%: “il disaccoppiamento tra crescita economica ed emissioni continua: l’economia dell’Ue emette ora la metà di CO2 per unità di PIL rispetto al 1990”, si legge nello studio.
Per la CE siamo dunque “sulla traiettoria giusta” per l’obiettivo del -20% al 2020 e per il -30% al 2030 con le attuali politiche, che saranno tuttavia rafforzate entro la fine dell’anno con la presentazione dei piani energia-clima previsti dalla governance dell’Unione energetica.
In base alle proiezioni nazionali basate sulle misure esistenti, le emissioni non-Ets saranno nel 2020 del 16% al di sotto dei livelli del 2005 (quindi oltre il target fissato nel 10%), ma nel 2030 solo del 21%. La prevista riduzione del 30% nei prossimi 12 anni si basa dunque su politiche ancora da attuare.
Per ora, al 2030, con le sole misure esistenti, solo 3 Stati (Ungheria, Portogallo e Grecia) contano di superare gli obiettivi nazionali e altri 5 di rispettarli ampiamente. L’Italia è invece tra i molti Stai membri che senza ulteriori misure non supererebbero l’asticella: secondo la stima arriveremmo corti dell’8%:
Per sostenere la transizione, fa notare la Commissione, l’Ue ha destinato l’anno scorso il 20% del budget comunitario al clima, percentuale che salirà al 25% nel periodo 2021-2027.
Il rapporto indica che negli ultimi 4 anni le emissioni sono scese del 3%, in gran parte per il contributo del settore dell’energia (-11% rispetto al 2013), ma anche dai comparti edilizia e gestione rifiuti, mentre cresce la quantità di gas serra emessa nei trasporti (+7%) e nell’agricoltura.
Nel 2017, le emissioni hanno mostrato un +0,6% sul 2016, anche qui a causa dei trasporti e anche dell’industria.
Più in dettaglio, le emissioni degli impianti inclusi nell’Ets, interrompendo una fase di riduzione che durava dall’avvio della Fase 3 nel 2013, sono aumentate l’anno scorso dello 0,18% a seguito di un incremento del Pil del 2,4% (il più alto dell’attuale periodo di trading), con un andamento positivo per l’industria e negativo per il settore elettrico.
Quanto ai non-Ets, per i quali è stato fissato lo scorso maggio un obiettivo di riduzione al 2030 del 30%, tra il 2005 e il 2017 si è registrato un calo dell’11%.
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