Il nuovo trilemma della sostenibilità: agricoltura, energia e ambiente

Ricerca Caa Unsic: coltivatori poco disponibili alla transizione. Focus di Italia Solare sulla Sardegna: chi possiede i terreni è in difficoltà ma l’agrivoltaico aiuterebbe. Per Aceper la misura Parco Agrisolare non decolla e il Masaf rifinanzia i contratti di filiera, anche per le rinnovabili.

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Alzi la mano chi, tra i più avvezzi ai temi della transizione ecologica, non ha mai sentito parlare di tre dimensioni della sostenibilità da coniugare: ambientale, economica e sociale.

Questo esercizio, spesso definito come un “trilemma”, resta di profonda attualità anche cambiando le parti in causa, nel tentativo di far coesistere agricoltura, energia e ambiente.

Una fotografia chiara della questione è stata scattata dal Centro di assistenza agricola (Caa) dell’Unione nazionale sindacale imprenditori e coltivatori (Unsic).

Caa ha sottoposto un questionario ai suoi soci attraverso 115 sedi territoriali, creando un campione d’indagine formato per il 78,9% da agricoltori, 21% allevatori e 13,7% viticoltori (slide illustrative in basso).

Gli intervistati “sono poco disponibili ad accettare riforme del proprio comparto orientate alla transizione ecologica”, spiega una nota. In particolare, alla domanda “cosa desideri per la tua impresa”, il 51,6% ha risposto “continuare come adesso” e il 24,6% “diversificare” attraverso energie rinnovabili, agriturismi e punti vendita aziendali. Minore la percentuale di chi vorrebbe optare per produzioni biologiche o tutelate.

Riguardo alle risposte sul tema del cambiamento climatico, la maggioranza del campione ritiene che il proprio lavoro aiuti “poco” alla sua riduzione (45,2%), mentre il 43,1% è convinto che aiuti “molto”. Infine, l’11,7% sostiene che l’aiuto sia nullo.

Alla domanda “con gli stessi pagamenti diretti percepiti, oggi chiedi…”, la netta maggioranza del campione indica “meno regole ambientali” (71,8%), mentre soltanto il 9,3% chiede “più regole a tutela dell’ambiente”. Il 19% pensa di lasciare tutto invariato.

Secondo Daniela Torresetti, agronoma che ha coordinato il sondaggio, “dalle risposte ai questionari emerge che le imprese agricole sono per lo più mature e con produzioni convenzionali. La volontà di continuare a produrre come si è sempre fatto è stato il punto di forza del settore che ha permesso la continuità delle tradizioni. Tuttavia, ora si mostra in tutta la sua debolezza impedendo la transizione verso sistemi produttivi di qualità certificata o di energia rinnovabile che richiedono un altro tipo di conoscenze” (leggi anche Ma veramente il fotovoltaico è il “nemico numero uno” dell’agricoltura?).

Guardando alle singole regioni, tra le realtà meno affini alla transizione ecologica c’è la Sardegna, dove il dato sulla diversificazione con rinnovabili, agriturismi o produzioni tutelate/bio scende al 18,3%, rispetto al 24,6% di media nazionale (in basso le slide illustrative sulla Sardegna).

Italia Solare fa luce sugli agricoltori sardi

Di agricoltura ed energia in Sardegna si è interessata recentemente anche l’associazione di categoria Italia Solare, conducendo una campagna di interviste con agricoltori e allevatori pubblicate sul social media.

Protagonisti del progetto sono proprietari di terreni che hanno sottoscritto con le società energetiche accordi per i diritti di superficie relativi a progetti di agrivoltaico avanzato in corso di autorizzazione.

Da questi colloqui emerge “l’enorme difficoltà nel portare avanti le attività agricole e di allevamento per diversi fattori”, come spiega a QualEnergia.it il referente per la Sardegna di Italia Solare, Maurizio Pitzolu, manager di Rp Global Italy.

I problemi principali sono legati “ai fenomeni meteorologici estremi, alla mancanza di un ricambio generazionale e all’oscillazione dei prezzi di vendita dei prodotti”.

In sostanza “è complicato far quadrare i conti” ma, allo stesso tempo, “c’è l’opportunità di fare agrivoltaico avanzato: i terrenti vengono presi in diritto di superfice dagli operatori energetici che pagano un canone annuale; solo questo basterebbe a tenere in piedi le aziende agricole” perché si tratta di una cifra “tra i 3.000 e i 4.000 euro l’anno per ettaro, considerando che mediamente una tipica azienda agricola sarda può mettere a disposizione circa 10 ettari e, a volte, per far un impianto si mettono insieme più proprietari”.

I vantaggi della componente energia non riguardano solo l’aspetto economico, ma anche quello strettamente agricolo: “Spesso l’azienda energetica investe a fondo perduto per migliorare le condizioni produttive del terreno con opere di bonifica, irrigazione, pompaggio e perforazione pozzi”.

A luglio, si ricorda, la Giunta sarda ha dichiarato lo stato di emergenza regionale per deficit idrico nell’isola. “Durante le interviste uno dei produttori del sud Sardegna ci ha raccontato che la resa viticola è diminuita del 40% a causa siccità”, sottolinea Pitzolu.

L’agrivoltaico, infine, “ha un effetto di schermatura” dai raggi solari per le piante che hanno bisogno di protezione. Basti pensare che a Jerzu e a Lotzorai, nella provincia di Nuoro, Ispra ha registrato il 24 luglio 2023 un picco di caldo record pari a 48,2 gradi.

Per Aceper la misura “Parco Agrisolare” non basta

Guardando a ciò che si sta già facendo, per coniugare agricoltura ed energia uno dei maggiori volani è la misura “Parco Agrisolare” del Pnrr.

L’obiettivo del Masaf è assegnare entro fine 2024 il 100% delle risorse, pari a 2,35 miliardi di euro, e di arrivare entro metà 2026 ad almeno 1.383.000 kW di potenza solare installata (circa 1,4 GW).

L’andatura verso questo obiettivo, però, secondo Aceper procede a un ritmo ancora troppo lento. L’Associazione consumatori e produttori energie rinnovabili ha analizzato i dati Gse rilevando che “in Italia, su 1.133.006 aziende agricole, soltanto 40.000 (il 3,5%) hanno un impianto fotovoltaico”. Inoltre, “al bando Agrisolare non stanno accedendo abbastanza imprese, il 2,5% del totale, soprattutto se consideriamo quelle del Sud”.

Questa l’indicazione data dalla presidente dell’associazione, Veronica Pitea, che aggiunge: “Abbiamo analizzato il database di Aceper che conta oltre 10mila associati in totale”. Di questo campione “solo 500 pratiche sono state presentate dalle aziende agricole” al bando, “di cui soltanto 20 provengono dal Mezzogiorno” (vedi anche Politica agricola Ue: ecco perché il ruolo dell’agrivoltaico va rafforzato).

Non solo bando Agrisolare, rifinanziati i contratti di filiera

La promozione delle fonti rinnovabili nel mondo agricolo può tornare a passare anche dai contratti di filiera Pnrr.

Era il 2022, infatti, quando il ministero pubblicò il V bando agroalimentare che, tra le diverse spese finanziabili con un fondo da 1,2 miliardi di euro, ammetteva anche quelle sostenute per promuovere la produzione da Fer nelle imprese di trasformazione e commercializzazione dei prodotti coltivati o da allevamento.

È di oggi, 23 ottobre, la notizia di un rifinanziamento dell’avviso che consentirà di scorrere le graduatorie degli ammissibili al sostegno.

Grazie al via libera dato dalla Commissione europea il Masaf può ora contare su 1,83 miliardi di euro aggiuntivi per incentivare i progetti.

A luglio dello scorso anno il ministro Lollobrigida ha spiegato che per il V bando agroalimentare l’ammontare delle richieste ammesse a finanziamento era di circa 5 miliardi di euro, a fronte della precedente disponibilità di 690 milioni di euro.

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