Nucleare in difficoltà: la Francia offre quasi 10 miliardi di euro per nazionalizzare Edf

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La flotta nucleare francese sta funzionando a meno della metà della potenza teorica e le alte temperature hanno costretto ad allentare i limiti di temperatura per gli scarichi d'acqua dei reattori, in modo da consentirne il funzionamento in questa ondata di caldo.

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Con le ondate di caldo di questi giorni aumentano le difficoltà per il nucleare francese, già bersagliato nei mesi scorsi da una serie di inconvenienti: corrosioni alle tubature di alcuni impianti, manutenzioni urgenti e impreviste, chiusura di diversi reattori (si veda Tutte le fragilità del nucleare francese).

Dalla Asn (Autorité de sûreté nucléaire, Autorità per la sicurezza nucleare) è arrivato il via libera alla possibilità di superare temporaneamente i valori limite di temperatura per gli scarichi di acqua dei reattori nei fiumi.

Ciò consentirà di mantenere in funzione, anche se a potenza ridotta, le centrali atomiche, al fine di preservare la sicurezza della rete elettrica. La scorsa settimana, venerdì 15 luglio, il parco nucleare della Francia stava operando ad appena il 46% della sua capacità massima, secondo i calcoli fatti da Bloomberg su dati Rte (Réseau de Transport d’Électricité).

Intanto il governo francese ha offerto di pagare 9,7 miliardi di euro (12 euro per azione) per acquisire il restante 16% di Edf e così nazionalizzare completamente il colosso energetico transalpino, di cui lo Stato già possiede la maggior parte delle azioni (84%).

Questi 12 euro rappresentano un premium del 54% sul valore di chiusura di Edf dello scorso 5 luglio (7,84 euro); il giorno seguente, 6 luglio, il primo ministro, Elisabeth Borne, aveva annunciato il piano di nazionalizzazione.

È un intervento pubblico ritenuto necessario per ottenere una maggiore indipendenza energetica e permettere a Edf di investire nel piano di espansione nucleare voluto dal presidente francese, Emmanuel Macron.

Secondo il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, questa operazione “fornisce a Edf i mezzi necessari per accelerare l’attuazione del nuovo programma nucleare voluto dal Presidente della Repubblica e lo spiegamento delle energie rinnovabili in Francia. Edf può contare sul pieno sostegno dello Stato per questo progetto industriale di una portata senza precedenti da 40 anni”.

Si punta, infatti, ricorda la nota dello stesso ministero, a costruire 6 nuovi reattori Epr-2 entro il 2050; le unità Epr-2 sono evoluzioni della tecnologia ad acqua pressurizzata Epr (European Pressurized Reactor) e dovrebbero garantire, secondo Edf, la costruzione di centrali più semplici e sicure.

Finora, i reattori Epr di prima generazione sono incorsi in svariati problemi tecnici, che hanno causato ritardi pluriennali e costi lievitati ai progetti di Flamanville e Hinkley Point C.

Lo stesso Bernard Doroszczuk, presidente Asn, a maggio aveva dichiarato che al nucleare francese sarebbe servito un vero “piano Marshall” per superare le sue difficoltà e sostenere i grandi investimenti industriali necessari al 2050.

Il punto è che senza una massiccia iniezione di soldi pubblici il nucleare non può stare in piedi.

Tornando ai problemi per il nucleare in Francia causati dalla canicola, una nota Asn spiega che “le eccezionali condizioni climatiche e idrauliche incontrate quest’estate hanno determinato un insolito innalzamento della temperatura di alcuni corsi d’acqua. Il rispetto dei valori limite sulla temperatura degli scarichi liquidi potrebbe comportare la riduzione della potenza o l’arresto della produzione elettrica di diversi reattori”.

I siti nucleari coinvolti sono Blayais, Golfech, Saint-Alban e Bugey per una potenza complessivamente installata di oltre 12 GW. Situazioni simili si erano già verificate nel 2003 e 2006.

In pratica, Edf ha chiesto di modificare in via temporanea i requisiti che disciplinano gli scarichi termici delle centrali, in modo da poter scaricare nei fiumi acqua più calda rispetto ai valori normalmente consentiti e così mantenere una potenza minima degli impianti, considerata essenziale per la sicurezza del sistema elettrico francese.

Nella nota, la Asn ricorda che per aiutare a raffreddare i suoi reattori, una centrale nucleare preleva acqua da un fiume o dal mare, che viene poi restituita all’ambiente naturale a una temperatura più elevata, direttamente o dopo il raffreddamento in torri di raffreddamento.

Tale acqua, pertanto, determina un innalzamento della temperatura del corso d’acqua, da pochi decimi di grado a diversi gradi in base alla tecnologia impiegata. Le condizioni termiche di tali scarichi sono disciplinate dall’Asn per ciascuna centrale nucleare, imponendo valori limite alla temperatura degli scarichi dell’acqua di raffreddamento nell’ambiente naturale e di riscaldamento a valle della centrale nucleare, nonché procedure di monitoraggio ambientale.

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