Tutte le fragilità del nucleare francese

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Reattori chiusi, problemi di corrosione, incertezze sul futuro, costi elevati. Le considerazioni di Bernard Doroszczuk, presidente dell'Autorità di sicurezza nucleare, nella sua audizione in Parlamento sullo stato di salute delle centrali atomiche nel 2021.

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Si allunga la lista dei problemi che affliggono il nucleare francese.

Ora più che mai è la corrosione delle tubazioni a mettere a rischio la sicurezza dei reattori, con la conseguente necessità di effettuare controlli e manutenzioni che porteranno a una maggiore indisponibilità di energia elettrica.

È Bernard Doroszczuk, presidente della Asn (Autorité de Sûreté Nucléaire, Autorità per la sicurezza nucleare), a fare il punto della situazione, nel presentare al Parlamento il rapporto sullo stato di salute dei reattori nel 2021.

Da questo inverno, ricorda Doroszczuk, Edf ha dovuto chiudere alcuni reattori, dopo aver rilevato anomalie di corrosione sotto sforzo sulle tubazioni ausiliarie dei circuiti primari.

Alla domanda se fosse un problema grave, si legge nella sintesi di questa audizione parlamentare sul canale ufficiale Public Sénat, il presidente della Asn ha risposto che si tratta di un “fenomeno grave“, perché “riguarda tratti di tubazioni direttamente collegati al circuito primario principale e di tratti che non possono essere isolati”, quindi in caso di rottura di queste tubazioni, “è il circuito primario principale che presenta una breccia”.

E il problema, ha aggiunto, potrebbe riguardare tutto il parco nucleare Edf.

Intanto Edf, spiega una nota del colosso elettrico francese, ha chiuso 12 reattori di diverse serie (N4, 1.300 MW e 900 MW) per le verifiche e le eventuali riparazioni. Finora i controlli hanno riscontrato tensocorrosione in prossimità delle saldature di diversi circuiti nelle unità Civaux 1, Chooz 1, Penly 1 e Chinon B3; mentre proseguono i controlli sugli altri 8 reattori: Bugey 3 e 4, Cattenom 3, Civaux 2, Chooz 2, Flamanville 1 e 2, Golfech 1.

Nel 2022 saranno ispezionati, nel programma di manutenzione decennale, i reattori della serie 900 MW Tricastin 3, Gravelines 3, Dampierre 2, Blayais 1 e Saint Laurent B2. Per i reattori della serie 1.300 MW, invece, il piano di ispezioni sarà definito dopo aver integrato gli insegnamenti ottenuti dalle verifiche in corso a Penly 1.

Secondo Edf non sarà necessario fermare altre unità nel 2022, ma il gruppo francese ha ridotto da 295/315 TWh a 280/300 TWh le stime sulla produzione elettrica delle centrali nucleari per il 2022, per via degli stop richiesti da malfunzionamenti e controlli. Quindi del 5% circa.

Ricordiamo che tra fine 2021 e inizio 2022, il sistema elettrico francese è andato in difficoltà proprio a causa delle urgenti e impreviste manutenzioni a diversi reattori atomici, tanto che Parigi ha dovuto aumentare temporaneamente la produzione a carbone per sopperire a circa 6 GW di nucleare offline.

Tutti questi imprevisti rendono ancora più incerto il revival del nucleare proposto dal confermato presidente francese, Emmanuel Macron.

Prima delle elezioni presidenziali di aprile, Macron ha affermato di voler realizzare 25 nuovi GW al 2050 prevedendo la costruzione iniziale di sei reattori Epr-2 più altri eventuali otto. Il primo dovrebbe entrare in funzione nel 2035.

Queste unità Epr-2 sono evoluzioni della tecnologia ad acqua pressurizzata Epr (European Pressurized Reactor), che secondo Edf dovrebbero garantire una costruzione più semplice e con criteri di sicurezza migliorati rispetto ai reattori Epr della prima generazione, che hanno causato enormi problemi tecnici al progetto di Flamanville (extra costi e ritardi hanno posticipato il completamento della centrale dal 2012 a, forse, il 2023).

E nel 2017 Macron aveva promosso un piano energetico green ma non ha poi mantenuto diversi impegni, tra cui quello di una graduale riduzione delle centrali nucleari fino al 50% del mix elettrico nazionale (oggi al 70% circa).

Tornando al discorso in Parlamento di Doroszczuk, il presidente della Asn ha sottolineato che nel 2021 sono emerse le debolezze industriali che colpiscono tutti gli impianti nucleari ed è sorto il dibattito sulle future scelte di politica energetica e sul ruolo del nucleare in queste scelte.

Secondo Doroszczuk, “il sistema elettrico francese deve ora affrontare una doppia fragilità senza precedenti, in termini di disponibilità che interessa sia gli impianti del ciclo del combustibile che la flotta nucleare di reattori”.

Le preoccupazioni per la sicurezza nucleare, quindi, “devono essere poste al centro delle decisioni di politica energetica, allo stesso livello delle preoccupazioni per la produzione di elettricità senza emissioni di carbonio entro il 2050”.

Nei prossimi 5 anni, Edf dovrà verificare la capacità dei reattori più vecchi a continuare la loro attività oltre i 50 anni previsti, anche 60 anni, ed entro la fine del decennio, il Governo dovrebbe decidere se proseguire o meno il ritrattamento dei combustibili esauriti con un orizzonte al 2040.

Difatti, evidenzia il presidente della Asn, “la prospettiva di una politica energetica che includa una componente nucleare a lungo termine deve essere accompagnata da una politica esemplare per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e del nucleare storico. Tale politica presuppone […] che gli operatori nucleari siano maggiormente mobilitati per realizzare, entro le scadenze previste, progetti di recupero e confezionamento sicuro delle scorie nucleari”.

Inoltre, i nuovi scenari presuppongono un notevole sforzo industriale: “Se il nucleare è una delle scelte fatte per garantire un mix energetico carbon free entro il 2050, il settore nucleare dovrà mettere in atto un vero e proprio piano Marshall per rendere questa prospettiva industrialmente sostenibile, e avere le competenze per consentirgli di affrontare la portata dei progetti e la loro durata”. Ma a che prezzo?

In definitiva, al momento sembrano esserci più incertezze che certezze sul futuro del nucleare in Francia nei prossimi decenni, soprattutto se si guarda ai piani di espansione della potenza installata in questa fonte energetica.

Le fonti:

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