Non c’è mai stata alcuna truffa nel caso che per molti anni ha visto coinvolti 20 MW di serre fotovoltaiche a Villasor, in Sardegna.
È questo il senso del verdetto con cui la Corte d’appello di Cagliari la settimana scorsa ha ribaltato la sentenza di primo grado relativa al Parco fotovoltaico di Su Scioffu, situato nella provincia del Sud Sardegna.
Il progetto fu inaugurato 13 anni fa, dopo essere stato sviluppato dalla società indiana Moser Bear Clean Energy in collaborazione con l’americana General Electric e affidato all’italiana Twelve Energy per la gestione agricola.
L’intento dichiarato e realizzato era la produzione di fiori e prodotti ortofrutticoli su 61 ettari di terreno agricolo, con l’impiego di 84mila moduli fotovoltaici su oltre 130 serre.
Nel 2015, la Procura di Cagliari accusò i responsabili delle serre di avere messo in piedi una truffa per ottenere indebitamente gli incentivi pubblici del Conto energia, destinati alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
La tesi della Procura cagliaritana fu accolta in primo grado nel 2021, portando alla confisca delle serre e all’accusa di truffa per sei imputati.
A distanza di quasi 10 anni è arrivata ora la nuova sentenza, con cui la Corte d’appello di Cagliari ha accolto pienamente la tesi della difesa, secondo cui non c’è mai stata alcuna truffa.
I giudici d’appello cagliaritani hanno quindi ordinato la restituzione delle serre fotovoltaiche ai proprietari e revocato la confisca di 19 milioni di euro, che secondo la sentenza di primo grado gli imputati avrebbero dovuto risarcire al Gestore dei servizi energetici (Gse).
La Corte ha inoltre escluso la responsabilità della società Twelve Energy, difesa dall’avvocato Giampaolo Secci, con la conseguente revoca della sanzione amministrativa di 300mila euro.
Gli imputati Francesco Fanni, Pier Paolo Serpi e Mariano Muscas, difesi dagli avvocati Carlo Demurtas e Gian Mario Sechi, sono stati prosciolti dai reati contestati, che nel frattempo sono caduti in prescrizione.
In sintesi, la Corte ha annullato tutte le accuse originariamente mosse contro i responsabili del progetto, cosa che solleva dubbi su come l’impianto accusatorio che aveva guidato l’inchiesta fosse stato messo in piedi.
“L’incubo è terminato, ma, dopo 11 anni di vera sofferenza e gogna mediatica non possiamo dire che abbiamo vinto”, ha commentato Twelve Energy a QualEnergia.it, che nel 2017 aveva ripreso la notizia delle indagini avviate nel 2013, dei successivi sequestri e delle accuse, rivelatesi ora prive di fondamento.