Alle Nazioni Unite una risoluzione storica per la giustizia climatica

Sì dà mandato alla Corte internazionale di giustizia di stabilire responsabilità ed obblighi degli Stati in materia di emissioni.

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La Corte internazionale di giustizia (ICJ) dovrà stabilire gli obblighi degli Stati nell’affrontare la crisi climatica e specificare eventuali conseguenze che i paesi dovranno affrontare se non agiranno adeguatamente.

Questo il succo della risoluzione adottata all’unanimità ieri dall’assemblea generale delle Nazioni Unite e salutata come una vittoria storica per la giustizia climatica.

A proporre la risoluzione (pdf in basso) Vanuatu, minuscola nazione insulare del Pacifico tra le più esposte alle conseguenze del global warming, il cui primo ministro Ishmael Kalsakau ha parlato di “inizio di una nuova era nella cooperazione climatica multilaterale“.

La risoluzione, che è stata co-sponsorizzata da più di 120 paesi tra cui il Regno Unito ma non gli Usa, segna un riferimento importante per il movimento globale per la giustizia climatica.

Come detto, ora entrerà in campo la Corte internazionale di giustizia nell’inchiodare gli Stati alle loro responsabilità per i danni fatti al clima e nel prescrivere azioni adeguate. Si tratta del primo tentativo di stabilire obblighi di azione per il clima ai sensi del diritto internazionale e, anche se il parere della più alta corte del mondo non sarà vincolante nei tribunali nazionali, avrà senza dubbio influenza sulle decisioni di giudici e governi.

In sostanza, l’ICJ aiuterà a stabilire se esiste un obbligo legale per i paesi di fare ciò a cui si sono impegnati in trattati non vincolanti come l’accordo sul clima di Parigi del 2015, e se il mancato rispetto di ciò può essere contestato attraverso un contenzioso.

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