Sospendere per almeno sei mesi tutti i termini e gli adempimenti che riguardano gli impianti a fonti rinnovabili (con particolare riferimento ai procedimenti per le autorizzazioni, le connessioni alla rete e l’ottenimento degli incentivi), in modo da consentire la continuità delle iniziative e non penalizzare gli operatori durante l’emergenza coronavirus.
Questa la principale richiesta dell’Anev (Associazione nazionale energia del vento), motivata dal fatto che il settore delle energie rinnovabili, si legge in una nota, è tra quelli maggiormente interessati dalle limitazioni imposte dal governo per far fronte all’emergenza sanitaria in atto.
È quindi indispensabile che il governo, evidenzia l’Anev (neretti nostri), “si prodighi per assumere le necessarie misure volte a evitare che l’impossibilità di ottemperare a obblighi temporali di adempimenti amministrativi prescritti dagli enti preposti (Arera, Terna, GSE, Agenzia delle Dogane), possa danneggiare gli imprenditori del settore”.
La richiesta di sospensione di sei mesi, aggiunge l’associazione, “deve essere introdotta per tutti quei termini che hanno scadenza durante o dopo il periodo di vigenza dell’emergenza sanitaria, poiché l’impossibilità di adempiere alle attività necessarie, potrà derivare anche da possibili sospensioni future di approvvigionamento di beni provenienti da Paesi esteri oggetto a loro volta di provvedimenti emergenziali restrittivi, successivi al termine di quelli nazionali”.
Tali misure, chiude la nota, “sono necessarie tra l’altro per evitare che l’impossibilità di ottemperare a tali scadenze, possa influire negativamente sulla continuità delle iniziative industriali già calcolate per il raggiungimento degli obiettivi del Pniec e per la realizzazione della transizione energetica, con grave danno per le aziende e per il paese tutto”.