La Sardegna può uscire dal carbone nel 2025 senza investire nel gas: lo studio WWF-PoliMi

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I risultati dello scenario preliminare di decarbonizzazione elaborato dal Politecnico di Milano.

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Eliminare il carbone entro il 2025 in Sardegna senza investire nel gas è uno scenario fattibile, secondo uno studio realizzato per conto del WWF dal RELAB del Politecnico di Milano, Analisi preliminare sul possibile percorso di decarbonizzazione della Sardegna (allegato in basso).

Il tema è tornato sotto i riflettori con il webinar che Terna ha organizzato per illustrare il Piano di sviluppo 2020 da cui è emerso, in sostanza, che il progetto Tyrrhenian Link (il nuovo collegamento elettrico da 1.000 MW tra isola e continente) sarà pronto nel 2027-2028 e di conseguenza sarà molto difficile pianificare l’uscita dal carbone prima di quella data.

Ma il sistema energetico sardo, spiega una nota del WWF, grazie agli elevati potenziali di rinnovabili e alla struttura della domanda nei settori finali, offre la possibilità di costruire scenari di decarbonizzazione basati sulla penetrazione di fonti rinnovabili, pur non programmabili, affiancate da un potenziamento degli accumuli idroelettrici e dallo sviluppo dell’idrogeno verde da elettrolisi.

Così il phase out del carbone entro il 2025 rappresenta l’opportunità, afferma l’associazione ambientalista, per impostare un modello a carbonio zero da subito, tracciando una linea retta da oggi al 2050 e senza inciampare in opzioni tecnologiche ambigue, come i gas di sintesi o la CCS (la cattura del carbonio: carbon capture and storage), o incorrere in lock-in degli investimenti con nuove infrastrutture fossili per il gas metano.

Lo scenario 2025-2030, funzionale a supportare il phase out del carbone, continua il WWF, prevede una capacità aggiuntiva di circa 5.000 MW di impianti rinnovabili tra eolico e fotovoltaico, e circa 400 MW di nuovo pompaggio in alternativa allo sviluppo di una prima possibile infrastruttura a idrogeno verde.

Guardando poi al 2050, nello scenario proposto dal WWF la domanda finale di energia è soddisfatta integralmente da fonti rinnovabili nel settore elettrico, inclusi gli apporti per la produzione di idrogeno verde indispensabile in diversi segmenti della domanda.

Si tratta di 20 GW complessivi di eolico e fotovoltaico, equivalenti a un’installazione di circa 600 MW di impianti ogni anno fino al 2050; ci sarebbero anche 1.000 MW di nuovo pompaggio idroelettrico, 500 MW di accumuli per autoconsumo, e fino a circa 1.000 MW di impianti a idrogeno. Lo scenario prevede anche la realizzazione del Tyrrhenian link per l’ottimizzazione delle risorse elettriche tra Sardegna e continente.

Il settore civile, prosegue la nota del WWF, vedrebbe una significativa penetrazione delle pompe di calore elettriche e moderne caldaie a biomasse combinate con misure di efficienza negli edifici, con possibili reti isolate di sistemi di tele raffrescamento.

Mentre il settore industriale prevede una maggiore elettrificazione con aumento dell’efficienza dei processi, un impiego da fonti rinnovabili per i processi a bassa temperatura e il ricorso all’idrogeno per i consumi di calore ad alta temperatura. Il settore dei trasporti prevede una significativa transizione alla mobilità elettrica con una domanda di idrogeno verde per il trasporto pesante.

Il lavoro del Politecnico, sostiene il WWF, traccia uno scenario necessario, perché fino a oggi le analisi di costo-beneficio delle opzioni per uscire dal carbone in Sardegna non hanno mai incluso uno scenario di decarbonizzazione.

Lo scenario proposto è coerente con la strategia europea di lungo termine e quella italiana che presto dovrà vedere la luce, e, in un confronto con altre prospettive di sviluppo, appare privo di rischio per le risorse economiche impegnate e i lavoratori coinvolti.

Analisi_preliminare_sul_possibile_percorso_di_decarbonizzazione_della_Sardegna-_v1.0
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