Gli investimenti fossili dei grandi fondi doppiano quelli in tecnologie pulite

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Le principali società petrolifere e del gas sono le più presenti nei fondi di investimento, con il peso rilevante delle aziende Usa. Un'analisi di Bnef sui capitali messi a disposizione delle imprese energetiche.

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Per ogni dollaro di spesa in conto capitale attribuito ai principali fondi di investimento globali che hanno sostenuto asset petroliferi, del gas naturale o del carbone, solo 48 centesimi sono stati destinati a progetti energetici a basse emissioni di carbonio.

Lo squilibrio emerge da un’analisi di BloombergNEF (Bnef) che introduce un nuovo metodo per gli investitori per quantificare e misurare l’allineamento climatico dei loro portafogli, chiamato “Energy Supply Fund-Enabled Capex Ratio” (Esfr).

Il parametro misura il volume di investimenti in conto capitale generato dai fondi in attività a basse emissioni di carbonio rispetto alla quota destinata ai combustibili fossili. Si concentra su specifici prodotti e istituzioni di investimento, consentendo agli utenti di valutare l’impatto del fondo sulla transizione energetica globale.

Il rapporto funziona mostrando quanto le società sottostanti un portafoglio investono in un dato anno in energia pulita e fossile; poi attribuisce tali somme ai fondi in base alla quota di capitale detenuta.

Dei 2,3 trilioni di dollari di spesa in conto capitale destinati ad attività di approvvigionamento energetico nel 2024, Bnef è stato in grado di attribuire 204 miliardi di dollari (11%) a specifici investitori attraverso le loro partecipazioni in attività azionarie e di debito collegate a società energetiche.

Su questa somma, la media globale dell’Esfr è di 0,48 a 1. Si può quindi sintetizzare che gli investimenti in fossili siano circa il doppio di quelli in fonti energetiche pulite. Bnef stima che l’indice dovrebbe arrivare a un intervallo compreso tra 4,8 e 14,4 entro il 2030, per essere in grado di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

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Diversi fattori contribuiscono al divario. Le principali società petrolifere e del gas continuano a investire massicciamente nell’approvvigionamento di combustibili fossili e sono tra le più presenti nei fondi comuni di investimento. Al contrario, le aziende che destinano ingenti investimenti in energia a basse emissioni di carbonio tendono ad essere più piccole e meno rappresentate nei principali indici.

L’Europa la più “pulita”

L’analisi di Bnef rileva che i grandi fondi statunitensi che replicano indici come l’S&P 500 presentano un Esfr inferiore a 0,5 a 1. Indici come il Bloomberg World Energy Index hanno un Esfr ancora più basso, pari a 0,06 a 1, a causa dell’elevata percentuale di società che investono massicciamente nei combustibili fossili.

Le aziende nordamericane sono quelle che contribuiscono maggiormente agli investimenti finanziati dai fondi. Questi ultimi hanno permesso di realizzare circa 150 miliardi di dollari di investimenti in forniture energetiche in Nord America nel 2023, pari a quasi il 70% del totale.

Questo perché le compagnie petrolifere e del gas statunitensi, come Exxon Mobil, sono tra le più grandi società quotate in borsa al mondo. Da sole sono responsabili del 44% degli investimenti totali attivati nel 2023.

Dati così bassi negli Esfr degli Usa possono essere spiegati, evidenziano gli esperti di Bnef, con la crescita del peso dei combustibili fossili negli indici azionari, dovuto ai picchi dei prezzi del petrolio e del gas dopo l’invasione russa dell’Ucraina e ai conseguenti guadagni che hanno arricchito le major petrolifere.

Ma un ruolo importante l’ha avuto anche il calo delle valutazioni dell’energia pulita dovuto all’aumento dei tassi di interesse e alla forte concorrenza nel settore.

Facendo un confronto globale, l’Europa è in testa, con un Efsr di 1,16 rilevato alla fine del 2023. Segue la Cina continentale con 0,98. L’America Latina e l’America rincorrono con un Efsr rispettivamente di 0,55 e 0,42. L’Africa e il Medio Oriente si attestano a quota 0,38 e la regione Asia-Pacifico (Cina esclusa) chiudono con 0,26.

L’Europa è anche la seconda regione in ordine di grandezza per quanto riguarda il Capex attivato dai fondi, con 35 miliardi di dollari nel 2023. Grandi aziende del Vecchio continente come la francese EDF e la tedesca RWE, con i loro importanti investimenti a basse emissioni di carbonio, hanno contribuito ad innalzare l’indice europeo.

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