Niente fondi alle nuove infrastrutture gas, ma con qualche eccezione e con l’idrogeno che potrebbe fare da cavallo di Troia.
Questa la sintesi di quanto si è votato al Parlamento europeo martedì (28 settembre), in merito alle regole per i finanziamenti Ue per le infrastrutture energetiche transfrontaliere.
Parliamo del cosiddetto regolamento TEN-E, in base al quale si decide l’accesso all’elenco europeo dei progetti di interesse comune, che apre le porte a autorizzazioni più rapide e a un fondo da 5,8 miliardi di euro, esente dalle norme sugli aiuti di Stato.
In base a un accordo approvato martedì dalla commissione Energia di Strasburgo, le infrastrutture per il gas naturale non saranno più ammissibili ai finanziamenti europei ai sensi del regolamento rivisto.
C’è però una deroga per quelle già approvate nell’ambito del quarto e del quinto elenco di progetti di interesse comune: queste saranno finanziate solo se aiuteranno gli Stati membri ad abbandonare i combustibili fossili più inquinanti, come carbone, lignite, torba e scisti bituminosi.
Questo, stando alle denunce degli ambientalisti, lascerà porte aperte a più di cinquanta progetti gas, tra cui il Baltic Pipe in Danimarca, il gasdotto EastMed che collega la Grecia e Cipro e il terminale Shannon LNG in Irlanda, riporta l’agenzia Euractiv.
Altra scappatoia pro gas potrebbe poi arrivare dall’idrogeno: i legislatori hanno votato per rendere l’idrogeno miscelato con il gas fossile idoneo per uno status speciale, anche se il sostegno europeo agli investimenti nelle infrastrutture di miscelazione terminerà nel 2027 e tutti i progetti di miscelazione dovranno convertirsi al 100% di idrogeno entro il 2029.
In pratica i gasdotti potrebbero ancora trasportare gas fossile o gas miscelato con una quantità marginale di idrogeno fino alla fine del decennio. Questo, come denuncia Greenpeace, va contro il parere dell’Agenzia internazionale per l’energia, che ha chiesto di fermare tutti gli investimenti in nuovi progetti sui combustibili fossili per raggiungere l’obiettivo delle Nazioni Unite di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C.
Il voto nella commissione Energia del Parlamento europeo fa seguito a un accordo dei leader dell’Ue siglato all’inizio di quest’anno, che consentiva eccezioni per gli investimenti nel gas nel regolamento TEN-E, una mossa che all’epoca era stata ampiamente criticata dalle organizzazioni ambientali.
Il Parlamento europeo dovrà ora definire la sua posizione in plenaria prima di avviare i cosiddetti colloqui di trilogo con la Commissione europea e definire la decisione finale dell’Ue.