Indagine ASSIL: l’impatto del Covid sull’industria italiana dell’illuminazione

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Quasi al 100% è la riapertura delle imprese, ma per il 2020 si prevede una contrazione degli ordinativi e del fatturato fino al 50%. L'associazione chiede di posticipare di un anno l’entrata in vigore dei requisiti europei di progettazione ecocompatibile e di etichettatura energetica.

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La situazione delle riaperture delle imprese del settore dell’illuminazone nel periodo luglio/agosto conferma il dato di giugno: riapertura totale dal 92,9% si attesta al 93,1%. Solo il 6,9% dichiara apertura parziale e nessuna azienda risulta al momento chiusa. Si conferma la graduale ripresa di tutte le attività produttive, amministrative, commerciali e logistiche.

È quanto riporta un’indagine da ASSIL (Associazione Nazionale Produttori Illuminazione federata ANIE Confindustria) che sta monitorando l’impatto che la crisi generata dall’emergenza sanitaria da Covid-19 sta avendo sulle imprese associate che, con un fatturato complessivo di oltre 2,8 miliardi di €, rappresentano oltre il 65% del mercato italiano dell’illuminazione e oltre 8.700 addetti (vedi report ASSIL allegato in basso).

Rispetto al mese di giugno si indebolisce la capacità produttiva delle imprese ASSIL, sebbene oltre il 70% delle imprese dichiara una capacità produttiva dell’80% rispetto alla situazione pre-Covid. Su questo fronte migliorano le previsioni per l’ultimo trimestre dell’anno con circa un terzo delle imprese che prevede una capacità produttiva pari al 100%.

Migliorano anche le indicazioni del personale attivo nel periodo luglio/agosto con oltre l’89% delle imprese che dichiarano una percentuale superiore al 80% di forza lavoro impiegata contro il 59% che dichiarava lo stesso dato nel mese di giugno.

Pressoché stabili le previsioni dell’impiego di forza lavoro entro la fine del 2020. Infatti, rispetto alla fase pre-Covid, il 75% delle imprese prevede di impiegare oltre il 90% dei lavoratori e il 17,2% per una quota comprese tra 80/89%.

Rispetto alle indicazioni dei mesi precedenti diminuisce ulteriormente la modalità di lavoro da remoto, che passa dal 67,9% di giugno al 58,6% di luglio/agosto. Tra le aziende che dichiarano di avere mantenuto la modalità lavoro da remoto, aumenta seppur di poco le aziende che dichiarano di avere oltre il 50% di dipendenti in smart working, dal 31,7% del mese di giugno al 33,3% di luglio/agosto.

Segnali positivi arrivano dalle indicazioni relative alla gestione delle attività aziendali. Infatti, se a giugno l’81% delle imprese riscontrava problematiche legate alla gestione dell’attività, a luglio/agosto il dato scende a poco più del 55%. Si conferma particolarmente critico il rallentamento della domanda di beni e servizi confermato dalla totalità delle aziende.

Nel periodo luglio/agosto, infatti, si conferma la situazione difficile legata all’andamento di ordini e fatturato.

Oltre un’impresa su due dichiara, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, una contrazione degli ordini e del fatturato fino al 30%. Si confermano critiche anche le previsioni per il 2020 nel suo complesso, con circa l’80% delle imprese che prevede una contrazione degli ordinativi e del fatturato fino al 50%. Si confermano pessimistiche le previsioni relative ai tempi di ripresa per il ritorno a livelli di business con oltre il 28% delle imprese che indica tempi di recupero a partire da due anni, circa il 10% in più rispetto alle indicazioni di giugno.

Diminuisce di oltre il 13% il numero delle aziende che dichiara di aver acceduto alle misure di sostegno alle imprese messe in campo dal Governo nel periodo luglio/agosto. Di queste, il 72,2%, il 15% in più rispetto alle dichiarazioni del periodo precedente, conferma ritardi nel pagamento della Cassa Integrazione, il 27,3% segnala problemi nei rapporti con le banche per accesso alla liquidità e il 72,7% evidenzia difficoltà burocratiche.

Per superare questa crisi le imprese indicano come principali strategie lo sviluppo di nuovi prodotti e la rimodulazione dell’offerta per il 65,5%, l’implementazione dei processi di trasformazione digitale per il 58,6% e la necessità di prevedere canali di vendita alternativi per il 48,3%.

In aggiunta alla crisi economica globale, l’introduzione dei requisiti dei nuovi regolamenti comunitari sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica rappresenta un aggravio di costi per oltre il 74% delle imprese con un’incidenza fino oltre il 2% del fatturato aziendale per il 42,8% delle imprese.

Infine, anche nel periodo luglio/agosto lindagine conferma le aspettative delle aziende ASSIL, che chiedono l’attuazione di tutte le misure possibili a sostegno delle imprese e del mercato come, ad esempio, aiuti a fondo perso, riduzione del cuneo fiscale, ripartenza dei lavori pubblici e semplificazione burocratica.

“L’industria dell’illuminazione rappresentata da ASSIL – spiega Massimiliano Guzzini, Presidente ASSIL – costituisce un comparto strategico per il sistema Italia. Con un indotto complessivo di oltre 4 miliardi di €, l’industria dell’illuminazione rappresenta una delle eccellenze della produzione “Made in Italy”, asset fondamentale per la nostra economia e per l’internazionalizzazione del nostro Paese e leva strategica per l’efficientamento e la valorizzazione del patrimonio culturale nazionale.

Per  Guzzini “è necessario continuare a promuovere a livello nazionale attraverso Confindustria, nei confronti di Istituzioni e Governo, la richiesta di maggiore sostegno alle imprese dell’intera filiera, al fine di scongiurare la possibile chiusura di numerose attività e le inevitabili ripercussioni sull’economia nazionale. In aggiunta, a livello europeo, proseguono i lavori in LightingEurope, cui partecipo in qualità di membro dell’Executive Board, affinché la Commissione Europea posticipi di un anno l’entrata in vigore dei requisiti di progettazione ecocompatibile e di etichettatura energetica, per supportare la graduale ripresa del nostro settore anche a livello europeo”.

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