In Spagna le rinnovabili non verranno più finanziate dalle bollette

Annunciata una rivoluzione sugli oneri di sistema: a sostenere le fonti pulite sarà un fondo ad hoc, finanziato dai fornitori di energia.

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In Spagna il sostegno alle rinnovabili non sarà più a carico dei consumatori. I soldi per incentivare le fonti pulite, su cui il paese sta investendo molto, non verranno più dalle bollette, ma da un fondo creato allo scopo e finanziato in gran parte dai fornitori, in base alle vendite di energia.

Questo il succo della rivoluzione in arrivo con il disegno di legge proposto dalla ministra per la Transizione ecologica, Teresa Ribera, annunciato ieri dal Governo spagnolo (documento in basso).

Oggi, si spiega, gli oneri per le rinnovabili, la cogenerazione e i rifiuti, pesano per circa il 16% della bolletta elettrica di un consumatore domestico. Date le tendenze in atto, soprattutto di crescita delle Fer, se non si cambiasse il sistema, si andrebbe verso un aumento del 10-15% del costo del kWh sul mercato retail.

La riforma prevista – che si applicherà gradualmente nel giro di 5 anni – dovrebbe invece portare a ridurre le bollette di circa il 13%, si legge nella presentazione ministeriale.

Si tratta, va precisato, di una riforma che non modifica gli importi complessivi stanziati per gli oneri, né la remunerazione riconosciuta ai possessori di installazioni a fonti rinnovabili.

A pagare, anziché gli utenti, tramite il nuovo “Fondo nazionale per la sostenibilità del sistema elettrico” (FNSSE), saranno i venditori di tutti i settori energetici, anche se sono previste esenzioni e compensazioni per quei settori con meno adattabilità al nuovo sistema; il Fondo sarà finanziato anche da risorse statali ed europee.

Saranno esentati dal contribuire al Fondo le vendite di elettricità per stoccaggio, diesel agricolo, gas naturale per cogenerazione e generazione di elettricità, jet-fuel, gasolio per navigazione e pesca (escluso quello per il diporto), la percentuale di biofuel nei carburanti e di biogas nel metano. Saranno anche introdotti bonus per il gasolio per usi professionali, per l’industria elettrointensiva e per i consumatori di gas naturale dei settori a rischio “carbon leakage”.

“È un meccanismo socialmente progressista: minore è il reddito delle famiglie, maggiore è il peso dell’elettricità nel loro paniere, quindi del calo del prezzo dell’elettricità trarranno vantaggio soprattutto le famiglie con redditi inferiori”, spiega la ministra Ribera nel documento.

Non modificare il sistema, si sottolinea, oltre agli aumenti delle tariffe citati, avrebbe generato “la comparsa di squilibri economici nel sistema elettrico, incertezza e minore fiducia per quanto riguarda gli investimenti in nuovi progetti di energie rinnovabili o efficienza energetica”.

La riforma piace anche ai produttori elettrici: l’associazione dell’industria elettrica spagnola, Aelec, si legge in una nota, in attesa di vedere i dettagli del progetto di legge, lo valuta “postivamente”. La riforma, si spiega, “consentirà di scommettere sul principale vettore energetico della decarbonizzazione, l’elettricità, e di ridurne i costi, il che faciliterà un quadro adeguato e stabile per raggiungere gli obiettivi del 2030, oltre a offrire certezza e fiducia per i necessari processi di investimento”.

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