Chi ha deciso di fare richiesta di accesso al Reddito energetico nazionale (Ren) potrà verificare l’esito delle 12.800 istanze di adesione allo strumento registrate sulla relativa piattaforma del Gse.
È quanto fa sapere il Gestore, ricordando che il Reddito è la misura del Mase che consente ai soggetti con un Isee inferiore a 15.000 euro e alle famiglie con almeno quattro figli a carico e Isee sotto i 30.000 € di realizzare senza costi un impianto fotovoltaico per autoconsumo a servizio dell’unità immobiliare.
Gli esiti delle valutazioni sono visibili sul “Portale Ren” a cui si può accedere dall’Area clienti del sito web Gse (il caricamento dei dati da parte del Gse dovrebbe completarsi entro il 30 novembre).
Chi accede all’agevolazione dovrà svolgere tutte le attività finalizzate a garantire l’entrata in esercizio dell’impianto entro dodici mesi dalla comunicazione di accoglimento della richiesta.
Vincoli e modalità operative del Reddito energetico
Il Reddito energetico nazionale, istituito con DM 8 agosto 2023, prevede un finanziamento in conto capitale a copertura di impianti tra 2 e 6 kW.
La dotazione complessiva della misura fa capo a un fondo Ren gestito dal Gse e pari a 200 milioni di euro nel 2024 e altrettanti nel 2025. Le risorse vanno suddivise all’80% tra le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, al 20% sul restante territorio nazionale.
L’eventuale quota di energia generata in eccesso rispetto al fabbisogno del richiedente è resa disponibile per 20 anni al Gse, che la utilizzerà per finanziare il Fondo nazionale reddito energetico. Quest’ultimo può essere alimentato anche con risorse dei fondi strutturali e di investimento europei o con donazioni volontarie delle Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato o da organizzazioni no-profit.
I beneficiari del Ren installeranno gli impianti tramite “soggetti realizzatori” che devono essere in regola per i requisiti di formazione e aggiornamento obbligatori.
In caso di respingimento dell’istanza presentata al Gse, la richiesta di accesso all’agevolazione potrà essere reiterata, a condizione che siano state sanate le incongruenze riscontrate durante l’istruttoria.
I progetti agevolati, ricorda il Gestore, devono soddisfare alcune condizioni, come prevedere un servizio di manutenzione e uno di monitoraggio delle performance d’impianto. Inoltre, occorre censire il proprio fotovoltaico sul sistema Gaudi di Terna segnalando il Gse quale “utente del dispacciamento” e il “ritiro dedicato” quale regime commerciale di cessione dell’energia.
Ancora, essere collegati a punti di connessione in prelievo a cui non risultino già connessi altri impianti di produzione di energia elettrica. Non sono incentivabili impianti entrati in esercizio prima della domanda di accesso al Reddito e quelli ammessi alla misura, comunque, non concorrono a soddisfare la “quota d’obbligo rinnovabile” prevista all’art. 26 del d.lgs n. 199/2021.
Un aspetto da considerare è che i beneficiari del Reddito devono stipulare una polizza assicurativa “multi-rischi” almeno decennale. A tal riguardo Italia Solare, già nel mese di ottobre, ha scritto al Mase per segnalare una specifica problematica.
“Alcuni nostri associati, a seguito di un’indagine di mercato effettuata per iniziare a stipulare le polizze necessarie, hanno segnalato che le compagnie di assicurazione richiedono dei premi notevolmente elevati rispetto al corrispettivo previsto dal legislatore e pagato direttamente al soggetto realizzatore dal Gse”.
Questa situazione porterebbe gli installatori “a non realizzare gli impianti” data “l’esosità del premio della polizza”.
Commentando i dati diffusi il 22 novembre il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha spiegato che il Reddito energetico nazionale va considerato “un provvedimento utile” e “un’esperienza che replicheremo”.
Il Reddito energetico della Puglia
Replica che è prevista anche in Puglia, con la prosecuzione del Reddito energetico regionale inserita nel recente aggiornamento del Piano energetico. Si tratta di una misura molto sentita dalla Giunta Emiliano, con il Governatore che ha rivendicato la Puglia quale “Regione che ha dato vita al reddito energetico” nel 2019.
In particolare, Emiliano è intervenuto nel corso di un evento a Bari il 21 novembre spiegando che si tratta di “un meccanismo che permette alle famiglie più povere di avere finanziamenti per costruire impianti e accumulare in questo modo reddito ulteriore”.
Dal punto di vista dei risultati, però, non tutto è andato nel verso giusto. Secondo i dati emersi durante un ciclo di audizioni svolto in Consiglio regionale a fine ottobre, le istanze pervenute non superano quota 400 e quelle concluse positivamente arrivano a 134, nonostante una dotazione complessiva disponibile di 6,8 milioni di euro a fondo perduto, lontana dall’essere impegnata totalmente.
La fotografia della misura è stata scattata da Francesco Corvace, dirigente della sezione Transizione Energetica in Regione Puglia, per il quale questo strumento “ha funzionato poco e in modo non soddisfacente, tanto che già nel 2022 si è proceduto all’emanazione di una legge di modifica della legge originaria, alla quale dovrebbe seguire un nuovo regolamento propedeutico al nuovo bando”.
Il reddito regionale avrebbe subito “un momento di stallo” a causa della “concomitanza con l’emanazione di nuove norme di livello nazionale sull’autoconsumo diffuso e sulle comunità energetiche”.
La Regione, spiega una nota del Consiglio, dovrebbe alimentare il nuovo bando grazie a un accordo con il Mase, “in via di nuova sottoscrizione”, che permette alla Puglia di utilizzare parte delle royalty sull’estrazione di idrocarburi in favore del Reddito energetico.
“La misura poi si autoalimenta attraverso una sorta di fondo di rotazione con l’incasso da parte della Regione, in convenzione con il Gse, degli incentivi alla produzione di energie rinnovabili. Nelle intenzioni – conclude la nota – proprio per alleggerire le attività procedimentali in capo alla struttura regionale, si è ipotizzato nella nuova convenzione un maggiore coinvolgimento di Gestore come partner tecnico per l’istruzione e l’espletamento delle pratiche”.
Per invertire il trend il gruppo consiliare del M5S, movimento che ha ideato originariamente il Reddito energetico, ha annunciato di voler chiedere un innalzamento della soglia Isee di accesso (oggi a 20.00 euro per famiglia).
Altra criticità emersa nel corso delle audizioni, spiegano i pentastellati in un comunicato, riguarda i condomini, “dove spesso non si riesce a raggiungere la maggioranza tale da dare via libera all’intervento”. Infine, “serve capire se ci sia una forma di flessibilità per un cambio di operatore”.