Germania, un sistema (dis)incentivante della CO2 per il riscaldamento delle abitazioni

La Germania propone un modello di incentivazione/disincentivazione delle emissioni di CO2 nelle abitazioni che coinvolge inquilini e proprietari.

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Gli inquilini che vivono in case ben isolate in Germania dovranno sostenere il grosso dei costi legati alle emissioni di CO2 per il riscaldamento della loro abitazione.

Tali abitazioni se ben isolate saranno comunque responsabili di poche emissioni, consentendo all’inquilino di pagare in realtà una piccola somma, mentre saranno i proprietari che dovranno coprire la maggior parte di tali costi negli edifici inefficienti.

In altre parole, meno CO₂ emette un edificio, più alta sarà la quota a carico degli inquilini e più CO2 emette, maggiore sarà la quota a carico dei proprietari.

Si tratta di un modello a scalare concordato dai ministeri dell’economia, dell’edilizia e della giustizia tedeschi, secondo cui tale suddivisione degli oneri è socialmente equa e darà impulso agli sforzi di riduzione delle emissioni nel settore degli edifici, che è in ritardo nella transizione energetica del paese.

“I padroni di casa sono incentivati a investire in ristrutturazioni efficienti dal punto di vista energetico. Gli inquilini rimangono motivati a ridurre il proprio consumo energetico”, ha detto il ministro dell’edilizia Klara Geywitz, una socialdemocratica (SPD) a Clean Energy Wire.

Il nuovo modello di incentivazione/disincentivazione assicurerà che un sistema di riscaldamento obsoleto e finestre-colabrodo si tradurranno in costi della CO2 più alti per i proprietari, visto che le opzioni degli inquilini per ridurre i consumi sono limitate nel contesto edilizio, ha detto il ministro dell’economia e del clima del partito verde Robert Habeck.

“Al contrario, un padrone di casa che ha ristrutturato bene l’edificio in termini di efficienza energetica può anche demandare questi costi” poiché a quel punto ricadrebbe sugli inquilini la responsabilità maggiore per risparmiare energia, ha aggiunto.

In media, il meccanismo di suddivisione farà risparmiare agli inquilini tra i 12 e i 72 euro all’anno, secondo il sito web di confronto dei prezzi verivox, ha riferito il quotidiano Tagesspiegel. Le associazioni tedesche dei consumatori hanno accolto con favore l’accordo, ma hanno criticato il fatto che sarà applicato solo dal prossimo anno.

Dall’inizio del 2021, la Germania ha fatto pagare un onere nel settore dell’edilizia per le emissioni di CO₂ causate dalla combustione di combustibili fossili in modo da promuovere il passaggio ad alternative rispettose del clima.

Una tonnellata di emissioni costa attualmente 30 euro, il che porta a costi aggiuntivi di riscaldamento da 130 a 190 euro all’anno in Germania in un appartamento medio non efficientato, ma il prezzo delle emissioni è destinato a salire a 55 euro entro il 2025.

Finché la ripartizione dei costi rimane una questione irrisolta, i proprietari possono trasferirli interamente agli inquilini – aspetto molto controverso in un paese dove una percentuale relativamente alta di cittadini non è proprietaria della propria casa.

Dopo essere stata la pioniera degli incentivi in conto esercizio per la produzione di energia rinnovabile all’inizio degli anni 2000, con il boom dei vari Conti energia anche in Italia negli anni successivi, la Germania prova ora ad aprire una nuova strada anche sul fronte della CO2.

Chissà che non riesca a ripetere almeno in parte il successo precedente, in uno dei settori più complicati da decarbonizzare, come quello degli edifici.

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