Tra 17 e 25 nuovi GW di centrali a gas per sostituire il carbone, più spazio per eolico e fotovoltaico (aumentando le aree disponibili, velocizzando le autorizzazioni e assicurando maggiori finanziamenti), triplicare o quadruplicare la capacità produttiva delle tecnologie più importanti per la transizione energetica green, come le batterie.
Inoltre: prezzi elettrici calmierati per le imprese e un Fondo per la trasformazione con cui sostenere la conversione “pulita” dei processi produttivi e le installazioni di tecnologie innovative.
Sono i punti salienti del nuovo maxi piano industriale della Germania.
“Non abbiamo tempo da perdere”, ha rimarcato il ministro tedesco Robert Habeck (economia e protezione del clima), nel presentare il rapporto ministeriale intitolato “Wohlstand klimaneutral erneuern”, vale a dire, “Rinnovare la prosperità in modo climaticamente neutro“.
I timori di Berlino riguardano soprattutto il rischio di perdere progetti e investimenti a causa del piano americano da 369 miliardi di dollari in aiuti e sussidi per le industrie verdi, il noto Inflation Reduction Act (IRA).
La Commissione europea sta preparando la risposta Ue a Biden, incentrata su minori vincoli agli aiuti di Stato, autorizzazioni più rapide e snelle per le rinnovabili, potenziamento delle filiere industriali strategiche. E si parla anche di un nuovo fondo di sovranità per finanziare le imprese europee.
Il piano, presentato da Bruxelles nei suoi contorni generali il 1° febbraio, dovrebbe uscire con maggiori dettagli entro fine marzo.
Ma la Germania, come ha detto Habeck, non vuole perdere tempo e prova a giocare in anticipo sugli altri Paesi Ue, contando sulla sua maggiore solidità finanziaria e conseguente capacità di sostenere il rilancio economico nazionale.
È la stessa Germania che finora ha guidato i Paesi cosiddetti frugali, nel dibattito Ue su come disegnare il piano industriale proposto dalla Commissione.
Berlino vuole potenziare gli aiuti di Stato, ma non vede di buon occhio la creazione di nuovo debito comune europeo. Ecco perché i Paesi – Italia in testa – che hanno minore spazio di intervento fiscale, chiedono che si tenga conto di questa disparità nelle misure del piano.
Intanto Berlino ha iniziato la sua corsa solitaria. Secondo Habeck, bisogna “rafforzare e stimolare innovazioni e investimenti” fornendo, come governo federale, “un quadro vincolante e un orientamento affidabile” a livello normativo.
La Germania è pronta a mettere in campo parecchi miliardi – non si parla di cifre precise – per diverse azioni coordinate tra loro: aumentare la generazione da fonti rinnovabili, garantire la stabilità del sistema elettrico potenziando le sue infrastrutture, investire nella produzione di idrogeno, decarbonizzare i processi industriali, espandere le misure di efficienza energetica nei diversi settori.
Per quanto riguarda il mix energetico, Habeck ha riferito che al summit eolico del 22 marzo verrà presentata una nuova strategia per i parchi eolici a terra. Il focus sarà su come estendere le aree idonee agli impianti (anche con attività di supporto ai comuni per la pianificazione dei progetti) e su come migliorare le condizioni di finanziamento.
Poi si parla di un “patto solare” con cui facilitare la costruzione di impianti fotovoltaici in aree industriali e commerciali, oltre a rendere più semplici le installazioni FV sugli edifici residenziali (inclusi balconi e terrazzi).
Si punta anche ad avere fino a 25 GW di nuove centrali a gas al 2030, alternative al carbone. Queste centrali dovranno essere “hydrogen ready”, cioé in grado di utilizzare anche idrogeno.
Altro punto importante riguarda il progressivo abbandono delle fonti fossili nel riscaldamento degli edifici.
Dal 2024 è previsto che i nuovi impianti di riscaldamento debbano funzionare con almeno il 65% di energia rinnovabile, di fatto spingendo verso una massiccia diffusione di pompe di calore, anche se ci saranno – ha precisato il ministro – numerose eccezioni e soluzioni transitorie.
Prevista anche una legge per promuovere le reti di teleriscaldamento, andando verso un maggiore coordinamento centrale per gli usi locali ed efficienti del calore.
Altra filiera da incentivare sarà quella per la produzione e il trasporto di idrogeno (ci sarà una legge specifica), guardando anche a una nuova strategia per le importazioni di H2 da Paesi terzi.
Per quanto riguarda la competitività delle industrie manifatturiere, Berlino intende:
- sostenere la conversione green dei processi produttivi, riducendo i combustibili fossili a favore di alternative più pulite (rinnovabili, elettrificazione, idrogeno); ci sarà un budget plurimiliardario per finanziare i costi aggiuntivi di questa conversione, sia per le grandi aziende sia per le piccole-medie imprese;
- acquistare energia elettrica a basso costo da fonti rinnovabili – tramite contratti “per differenza” CfD – da mettere a disposizione delle imprese;
- promuovere i contratti a lungo termine PPA (Power Purchase Agreement) siglati tra produttori di energia e consumatori industriali;
- triplicare o quadruplicare le capacità di produzione delle tecnologie-chiave della transizione energetica (tra cui elettrolizzatori e celle per batterie).
Infine, evidenzia il ministero, entro la prossima estate arriverà un nuovo Fondo per la trasformazione che sosterrà gli investimenti per decarbonizzare i processi industriali. Il fondo sarà accompagnato da sovvenzioni ai costi di esercizio degli impianti innovativi.