La transizione energetica verso le fonti rinnovabili è una grossa incognita per le aziende petrolifere.
Le incertezze sono talmente marcate che Wood Mackenzie stima che il valore futuro degli asset upstream commerciali (cioè di tutte le attività per estrarre-produrre petrolio e gas), sarà compreso tra 9.000 e 23.000 miliardi di dollari (9-23 trilioni), con una differenza tra minimo e massimo di ben 14.000 miliardi di dollari, cioè 14 trilioni.
Questi 14 trilioni rappresentano la vastissima forchetta di potenziale rischio per un sistema industriale, quello dei combustibili fossili, che ora non può più basare i suoi investimenti sul presupposto di una crescita indefinita della domanda.
Tutto allora dipenderà dalla velocità della transizione energetica.
Ricordiamo che la stessa Iea (International Energy Agency), nel presentare il suo primo scenario net-zero 2050 dove spiega come azzerare le emissioni di CO2 entro metà secolo, afferma che bisogna fermare da subito tutti gli investimenti e i progetti per estrarre nuove risorse di combustibili fossili.
In altre parole: usiamo solo i giacimenti fossili che già abbiamo scoperto e messo in produzione, senza cercarne altri, perché la domanda di carbone, gas e petrolio declinerà costantemente nei prossimi anni.
Il grafico sotto di Wood Mackenzie, confronta il valore futuro stimato degli asset upstream di gas e petrolio in due scenari: lo scenario di continua crescita della domanda di greggio e gas (continued demand growth) e lo scenario AET-2 (Accelerated Energy Transition), elaborato da Wood Mackenzie.
Lo scenario AET-2, secondo Wood Mackenzie, è compatibile con con il traguardo di limitare a 2 °C il surriscaldamento globale a metà secolo, in confronto ai livelli preindustriali.
Tuttavia, come spiegato in questo articolo, non possiamo considerarlo un vero percorso di transizione pulita, perché Wood Mackenzie assegna un peso fondamentale, nel suo AET-2, alla tecnologia CCS (Carbon Capture and Storage) per catturare la CO2, oltre che alla produzione di idrogeno, non solo quello verde da rinnovabili, ma anche H2 da fossili con CCS.
Inoltre, gli analisti ritengono che i consumi di gas rimarranno elevati su scala globale.
Il grande sconfitto sarà invece il petrolio.
La domanda di “oro nero” nel 2050, secondo Wood Mackenzie, sarà del 70% inferiore rispetto a oggi, grazie soprattutto alla vasta diffusione dei trasporti elettrici (non solo auto ma anche camion e navi, con batterie o forse fuel-cell a idrogeno) e grazie alla riduzione del consumo globale di plastica vergine non riciclata.
Wood Mackenzie ritiene che i consumi petroliferi inizieranno a scendere nel 2023 per poi accelerare la caduta negli anni successivi, portandosi a circa 35 milioni di barili giornalieri nel 2050.
Per quanto riguarda i prezzi, gli analisti stimano che il petrolio sul Brent seguirà la seguente traiettoria: 37-42 dollari al barile nel 2030 (oggi: 60-70 $), 28-32 $ al barile nel 2040, per poi appiattirsi sui 10-18 $ a metà secolo.