La Francia è apripista in Europa per il grande eolico offshore galleggiante.
Mercoledì 15 maggio, il governo ha annunciato il vincitore, su dieci partecipanti, della prima asta pubblica al mondo dedicata a questa tecnologia, lanciata nel 2021 per un impianto flottante da 250 MW nel sud della Bretagna: lo realizzerà Pennavel, società del consorzio formato dal produttore tedesco di energia rinnovabile BayWa r.e con Elicio, sviluppatore belga di progetti eolici. La sua entrata in funzione è prevista nel 2031.
Come detto, è il primo impianto eolico floating su scala commerciale a vedersi attribuire una tariffa di acquisto di lungo termine per l’energia prodotta: l’incentivo, che come spiega una nota di BayWa r.e sarà regolato da un contratto CfD (Contract for Difference), sarà pari a 86,45 euro per MWh.
È un valore molto competitivo, ben sotto il tetto massimo di 140 euro/MWh stabilito dalla procedura francese, che però deve essere letto nella giusta cornice, che vede in particolare una forte partecipazione dello Stato alla realizzazione dei progetti eolici in mare, spiegano fonti sentite da Qualenergia.it su questa iniziativa.
Lo Stato, infatti, al contrario di quanto avviene in Italia, copre interamente i costi per la connessione alla rete, che sarà realizzata dall’operatore di trasmissione RTE, costi che incidono fino al 30-40% del Capex di un progetto offshore.
Quindi è importante evidenziare che questi 86 euro/MWh sono il risultato di condizioni particolari, molto diverse da quelle italiane, di conseguenza non si può fare un paragone diretto tra la tariffa aggiudicata nella gara in Francia con i 185 euro per MWh previsti dal decreto Fer 2 per i parchi eolici in mare.
Il progetto francese e i possibili sviluppi
Il futuro parco eolico, informa la nota del governo transalpino, fornirà energia elettrica a circa 450mila abitanti.
La Francia, si spiega, punta ad avere 18 GW di eolico in mare al 2035 e 45 GW entro il 2050; al momento, ci sono quasi 4,8 GW di potenza cumulata tra impianti in esercizio, in costruzione o in corso di sviluppo, contando anche questi 250 MW flottanti.
Il consorzio, tra le altre cose, si è impegnato nella sua offerta ad affidare alle Pmi locali una quota minima del 10% nei seguenti due gruppi di attività:
- studi, produzione di componenti, lavori a terra e in mare; i servizi interessati coprono diversi settori come studi tecnici e ambientali, progettazione e ingegneria edile, trasporti e logistica;
- manutenzione e funzionamento del parco eolico con relativi servizi (tra cui ispezioni, supervisioni operative, assistenza).
WindEurope, in una nota, sottolinea che l’asta francese è “una pietra miliare” che porterà a costruire il parco eolico galleggiante più grande d’Europa, quando sarà operativo.
Finora, infatti, gli impianti flottanti già sviluppati nel nostro continente sono di piccola taglia: due progetti da 30 MW ciascuno in Scozia (Kincardine e Hywind), un impianto da 25 MW in Portogallo (WindFloat Atlantic) e un parco da 95 MW in Norvegia, denominato Hywind Tampen.
La tecnologia floating, ricordiamo, ha un enorme potenziale nei mari con fondali profondi 60 metri e oltre, non adatti agli impianti con fondazioni fisse, aprendo così la possibilità di fare impianti in vaste zone del Mediterraneo e dell’Atlantico.
La Francia dovrebbe annunciare a dicembre i vincitori di altre due gare per installazioni offshore galleggianti, mentre diversi Paesi puntano a organizzare le loro prime aste in questo settore delle energie rinnovabili.
Il Fer 2 italiano
Anche l’Italia punta a sviluppare una sua filiera eolica offshore con il decreto Fer 2, che prevede 3,8 GW di contingenti totali per l’eolico in mare; alle gare potranno partecipare non solo i progetti galleggianti, ma anche quelli con fondazioni fisse, a condizione che siano ad almeno 12 miglia nautiche di distanza dalle coste.
Il Fer 2, ricordiamo, contiene gli incentivi alle fonti rinnovabili meno competitive: oltre all’eolico offshore, energia marina, biomasse e biogas, solare termodinamico, geotermia e fotovoltaico galleggiante (sia in mare che su acque interne).
Il provvedimento, aveva detto il ministro Pichetto Fratin a marzo, è “nelle fasi finali di negoziato con la Commissione europea” e da allora non ci sono state novità.
La tariffa massima di riferimento per l’eolico marino, da attribuire con contratti CfD, nell’ultima bozza del testo circolata nei mesi scorsi è fissata a 185 euro/MWh per il 2024 (poi sarà ridotta del 3% l’anno dal 2025), con vita utile convenzionale degli impianti pari a 25 anni. I tempi massimi di realizzazione degli impianti sono stabiliti dal Fer 2 in 50 mesi.