Fotovoltaico, la Regione Lazio va a passo di gambero

CATEGORIE:

Il nuovo Piano Territoriale Paesistico Regionale del Lazio, in discussione in questi giorni, rischia di diventare l'ennesimo ostacolo per le rinnovabili e soprattutto per il fotovoltaico a terra.

ADV
image_pdfimage_print

È l’Italia delle contraddizioni quella che emerge dalla proposta di revisione del Piano Territoriale Paesistico Regionale (Ptpr) del Lazio che andrà in discussione il 29 luglio prossimo in Consiglio regionale.

Già perché a dispetto dei proclami di vicinanza a Greta Tundberg, dell’emergenza climatica dichiarata dal Regno Unito – sotto pressione dell’opinione pubblica rappresentata da Extincion Rebellion – e dal report dell’IPPC che fissa la scadenza all’azione al 2030 per la salvezza del clima, il Lazio cosa fa? Semplice, un passo indietro. Un netto passo indietro rispetto a una delle rinnovabili più mature e promettenti: il fotovoltaico.

Già perché, se passerà così come è, il nuovo Ptpr nel Lazio sarà molto più complicato fare fotovoltaico a terra, buttando così le basi per un non raggiungimento dei già limitati obiettivi per le rinnovabili.

Il tutto in un momento in cui l’Italia avrebbe un grande bisogno sia delle rinnovabili, sia dell’indotto occupazionale generato, proprio quando stanno per decollare in tutto il paese, Nord compreso, le installazioni FV che hanno raggiunto la market parity, ossia che non necessitano di incentivi.

Vediamo cosa è successo nella nuova proposta di Ptpr.

Le parole barrate sono quelle cancellate del vecchio Ptpr, quelle normali rimangono, quelle in grassetto sono le nuove parti.

All’interno dell’articolo 24 da pagina 86 in poi troviamo le limitazioni all’utilizzo delle aree agrarie classificate come di valore e di continuità.

Sfogliando le pagine arriviamo a pagina 96 dove al paragrafo 6.3 intitolato:

«Impianti per la produzione di energia areali con grande impatto territoriale (centrali idro termo elettriche, termovalorizzazione, impianti fotovoltaici) compresi quelli alimentati da fonti di energia rinnovabile (FER) di cui all’autorizzazione Unica” di cui alla parte II, articolo 10 delle “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”, allegate D.lgs. 10 settembre 2010».

Il contenuto cambia in maniera non banale. Eccolo:

«Consentiti gli impianti fotovoltaici. Non sono consentiti gli impianti di produzione di energia compresi quelli fotovoltaici integrati su serre solari e su pensiline per aree a parcheggio. Viene fatta eccezione solo per quelli fotovoltaici integrati su serre solari e su pensiline per aree a parcheggio e per gli impianti a biomasse e a biogas nel caso in cui non sia possibile localizzarli in contesti paesaggistici diversi e in ogni caso devono essere realizzati in adiacenza agli edifici delle aziende agricole esistenti. La relazione paesaggistica deve contenere lo studio specifico di compatibilità con la salvaguardia dei beni del paesaggio e delle visuali e prevedere la sistemazione paesaggistica post operam secondo quanto indicato nelle Linee Guida. La realizzazione degli interventi è subordinata alla contestuale sistemazione paesaggistica. Per tutte le tipologie di impianti è necessario valutare l’impatto cumulativo con altri impianti già realizzati».

È bene ricordare che, fino a oggi, su tutte queste aree agricole il PTPR consente la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra che nella nuova versione, magicamente, scompaiono.

E ancora se passiamo oltre al punto 6.5 troviamo:

«Sono consentiti gli impianti di produzione da FER di piccola dimensione solo se realizzati nelle aree di pertinenza di edifici esistenti. Gli impianti fotovoltaici sono consentiti solo se non è possibile la realizzazione e integrazione su strutture esistenti. Consentiti quelli di pertinenza di edifici esistenti se con essi integrati o parzialmente integrati nel rispetto delle tipologie edilizie. ».

E infine il punto 6.6 che è stato aggiornato ex novo:

«Sono consentiti solo gli impianti aderenti o integrati nei tetti degli edifici o annessi agricoli. La superficie dell’impianto non deve essere superiore a quella del tetto sul quale viene realizzato».

Tradotto. Il punto 6.3 è di chiusura totale per il fotovoltaico se non per quello posto sulle serre e sulle pensiline per le aree di parcheggio, mentre gli altri punti complicano non poco gli iter autorizzativi e le possibilità d’installazione.

Vediamo però con i numeri cosa significa tutto ciò.

Il Lazio ha una superficie complessiva di 1.723.600 ettari dei quali 1.070.308 ettari di superficie agricola generale, di cui 648.472 di superficie agricola utilizzata (SAU) (dato del 2010).

Nel dato complessivo troviamo le tre categorie di suolo interessate dal blocco del fotovoltaico: il rilevante valore agricolo, di valore e di continuità.

La prima categoria, oggi, è esclusa di default dalle installazioni fotovoltaiche per una questione di prezzi che sono troppo elevati e si tratta di circa l’80% della superficie agricola generale. Rimangono quindi circa 200.000 ettari che appartengono alle restanti due categorie che si vogliono bloccare. Ai quali si aggiungono le elevate restrizioni presenti praticamente da sempre e che riguardano Zps, Aree protette, Sic, siti Natura 2000, le zone a vincolo archeologico e le fasce di rispetto dei fiumi.

Si tratta forse di un provvedimento in aiuto alle aziende agricole? Non si direbbe.

La crisi dell’agricoltura nel Lazio, infatti, ha un trend consolidato, basta osservare il calo della SAU nel giro di 20 anni: la diminuzione tra il 1990 e il 2010 (data dell’ultimo censimento) è stata drammatica per il Lazio, con il passaggio dai 836.450 ettari del 1990, ai 648.472, ettari del 2010, passando attraverso i 721.051, del 2000.

Un calo dell’utilizzo agricolo del suolo di 187.978 ettari in venti anni, ossia un meno 22,5%, con 93.440 aziende perse tra il 2000 e il 2010. E in questi dati c’è la vera della crisi del mondo agricolo laziale. E questo provvedimento è in netta contraddizione con qualsiasi ipotesi di integrazione del reddito delle aziende agricole attraverso il fotovoltaico.

«La Regione Lazio ha senza dubbio bisogno di un nuovo Piano Territoriale Paesistico Regionale (Ptpr) ma quello che andrà in discussione il 29 luglio prossimo in Consiglio regionale (dall’art. 24, pag 86 in poi) rischia di essere la pietra tombale delle fonti rinnovabili. Non curante degli impegni assunti con l’Ue per allacciare alla rete elettrica nazionale circa 4 GW l’anno di nuovi impianti fotovoltaici fino al 2030, il nuovo Ptpr esclude la possibilità di realizzarli anche nelle aree agrarie classificate di “valore” e di “continuità” in cui, fino a oggi, ciò era consentito», affermano in una nota i Verdi del Lazio.

«Il tutto sembra fatto apposta per impedire lo sviluppo dell’energia solare fotovoltaica proprio nel momento in cui imprenditori italiani e stranieri sono tornati a investire capitali nel Lazio, rivitalizzando il settore e creando nuove opportunità lavorative. Quella contenuta nel Ptpr è un’idea vecchia di tutela del paesaggio agrario che non considera la volontà dei principali protagonisti: agricoltori che dal settore delle rinnovabili stanno traendo grandi vantaggi», conclude la nota dei Verdi.

Insomma, dopo sei anni di apnea del settore fotovoltaico, nel momento in cui la congiunzione nello stesso scenario di un mercato autonomo da incentivi e dell’emergenza climatica consentirebbe uno sviluppo di una delle rinnovabili più promettenti per il nostro paese, potrebbe arrivare, dalla Regione le cui forze politiche di maggioranza e opposizione si dicono a parole favorevoli alle rinnovabili.

L’ennesimo freno a discapito delle energie pulite, del clima e dell’occupazione.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

ADV
×