Il fotovoltaico farà 60 milioni di posti di lavoro nel mondo nel 2050

Un nuovo studio dell'Università di Lappeenranta stima gli impatti della transizione energetica sull'occupazione. Sintesi e documento allegato.

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Uscire il più rapidamente possibile dalla dipendenza dai combustibili fossili, investendo nelle fonti rinnovabili, consentirebbe di raddoppiare abbondantemente i posti di lavoro complessivi nel settore energetico, da circa 57 milioni su scala globale nel 2020 a 134 milioni nel 2050 con un contributo di primo piano del fotovoltaico, grazie ai suoi 60 milioni di occupati diretti.

In particolare, in Europa i posti di lavoro totali in campo energetico potrebbero passare da circa 3,8 milioni nel 2020 a 15,6 milioni a metà secolo.

Le stime emergono dal nuovo studio dell’Università tecnologica finlandese di Lappeenranta, intitolato Job creation during a climate compliant global energy transition across the power, heat, transport, and desalination sectors by 2050 (link in basso), pubblicato su Energy.

Lo studio, infatti, spiega una nota della LUT (Lappeenranta University of Technology), si concentra sugli impatti sul mercato del lavoro nell’ambito di una transizione energetica accelerata, che prevede uno scenario con il 100% di rinnovabili entro metà secolo in tutti i settori, dalla generazione elettrica ai trasporti, passando per edifici e industrie.

I ricercatori, precisa la nota, hanno calcolato i potenziali posti di lavoro creati direttamente nei vari comparti tecnologici, includendo la produzione di idrogeno verde e carburanti sintetici da esso derviati (e-fuel), i sistemi di accumulo elettrico e termico, gli impianti per la desalinizzazione, le reti elettriche, oltre naturalmente alle diverse fonti rinnovabili elettriche e termiche.

I calcoli hanno compreso tutti gli anelli delle filiere tecnologiche, quindi, ad esempio, non solo le persone occupate per progettare, costruire e installare impianti e infrastrutture, ma anche quelle occupate nei servizi di operatività e manutenzione.

Il principale creatore di nuovi posti di lavoro, affermano i ricercatori, sarà il fotovoltaico, che arriverà a 60 milioni di occupati nel 2050 (7 milioni nel 2020), il 45% del totale del settore energetico, di cui la maggior parte (44 milioni) nel segmento dei grandi impianti fotovoltaici utility-scale, mentre 16 milioni di persone lavoreranno nel segmento degli impianti prosumer per installazioni FV su edifici residenziali, industriali e commerciali.

I posti di lavoro complessivamente associati alla sola produzione elettrica, si veda il grafico sotto, saranno circa 69 milioni nel 2050, con il fotovoltaico, quindi, nettamente al primo posto (87% circa del totale). L’eolico contribuirà con 5-6 milioni di occupati.

Invece, poche migliaia di persone lavoreranno ancora nell’industria del gas e del carbone nel 2050, nello scenario 100% rinnovabili della LUT, perlopiù per la disattivazione e lo smantellamento di impianti e infrastrutture.

Più in generale, guardando agli altri settori, secondo gli autori dello studio, ci saranno 28 milioni di occupati nella produzione di energia termica al 2050, 22 milioni di occupati nelle infrastrutture elettriche e 10 milioni nelle tecnologie di accumulo energetico.

Con il grafico seguente, osserviamo come saranno distribuiti gli occupati in campo energetico nel 2050 secondo le proiezioni della LUT.

Le rinnovabili faranno il 75% dei posti di lavoro a metà secolo nel settore energetico, mentre fossili e nucleare varranno in complesso il 3% circa dei lavoratori totali, impiegati soprattutto per le attività di decommissioning degli impianti a fine vita.

Ricordiamo, infine, che un altro recente studio della stessa LUT descrive uno scenario energetico compatibile con il traguardo fissato dagli accordi di Parigi, vale a dire, limitare a +1,5 °C il surriscaldamento globale entro fine secolo, in confronto al periodo preindustriale.

Secondo tale scenario, gli obiettivi climatici possono essere raggiunti senza aumentare i costi per unità di energia prodotta su scala globale, puntando tutto su tre tecnologie fondamentali: fotovoltaico (tantissimo), batterie di accumulo, elettrolizzatori con cui produrre idrogeno verde e carburanti sintetici da elettricità 100% pulita, per trasporti pesanti e industrie.

Dei vari mix su scala regionale fanno parte anche eolico, idroelettrico e bioenergie sostenibili.

In particolare, il fotovoltaico, considerando tutti i segmenti e tutte le tipologie di impianti, farà il 76% del mix elettrico nel 2050.

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