Il forte ritardo dell’Italia sul Piano di adattamento al clima

Avviata la consultazione pubblica per il Pnacc. Ma il tempo per prepararsi al peggio del cambiamento climatico stringe, come ci ha mostrato un 2022 "anno nero" per alluvioni, siccità e ondate di caldo.

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Dopo un 2022 pieno di eventi meteorologici “estremi” (ondate di calore, siccità, inondazioni) e un 2023 che si apre con un record di caldo in Europa, le politiche per il clima avranno finalmente una accelerazione?

In Italia, dopo anni di attesa, è stato posto in consultazione pubblica il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), nella versione aggiornata rispetto a quella iniziale del 2018.

Obiettivo del piano, si legge nella sua sintesi, è “fornire un quadro di indirizzo nazionale” per implementare le “azioni finalizzate a ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici” (neretti nostri nelle citazioni).

Terminata la consultazione, il piano dovrà essere approvato definitivamente con decreto ministeriale; a quel punto, si potrà insediare il previsto Osservatorio nazionale che dovrà rendere operativo il Pnacc, definendo le azioni di adattamento nei vari settori, tra cui: risorse idriche, dissesto geologico, desertificazione e degrado del territorio, ecosistemi e biodiversità, foreste, agricoltura, pesca.

Uno degli scopi principali del piano è evitare che gli effetti negativi degli impatti climatici “creino o aumentino disuguaglianza sociale ed economica, creando disparità in termini di accesso alle risorse, al lavoro, e più, in generale, alla prospettiva di una vita dignitosa”; si prevede la perdita di 410mila posti di lavoro entro il 2050 se non verranno attuate misure di adattamento.

Dal 1981 a oggi (dati 2020 del CMCC, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), evidenzia il documento, la probabilità di eventi atmosferici estremi in Italia è aumentata del 9%; gli incendi boschivi, le alluvioni, le frane, comportano ingenti danni ad infrastrutture, abitazioni, industrie.

L’Italia, a livello Ue, detiene il primato del valore economico delle perdite subite a causa degli eventi meteo estremi: tra 74 e 90 miliardi di euro negli ultimi 40 anni.

Clima: cos’è successo in Italia nel 2022

Per il momento, il clima è stato un grande assente nella politica del nuovo governo Meloni.

In attesa di vedere come si svilupperà in concreto il Pnacc e se vi saranno assegnate adeguate risorse finanziarie, dal nuovo Osservatorio Città Clima 2022 di Legambiente arrivano dati preoccupanti. Il 2022 è stato un “anno nero” per il clima, sottolinea una nota, tra alluvioni, ondate di caldo anomalo e di gelo intenso, frane, mareggiate, siccità, grandinate.

Gli eventi estremi nello Stivale sono stati 310 lo scorso anno, in aumento del 55% rispetto al 2021. Nel 2022, in particolare, sono quasi quintuplicati gli eventi che hanno comportato danni da siccità (da 6 nel 2021 a 28 nel 2022, +367%).

Sono aumentati anche gli eventi con danni provocati da grandinate (da 14 a 29, +107%), oltre a quelli con danni da trombe d’aria e raffiche di vento (da 46 a 81, +76%).

I casi di allagamenti e alluvioni sono passati da 88 nel 2021 a 104 nel 2022 (+19%).

A livello territoriale, prsoegue la nota di Legambiente, il nord della Penisola è stata l’area più colpita, seguita dal sud e dal centro. A livello regionale, la Lombardia è la regione che registra più casi, ben 37, seguita da Lazio e Sicilia, con rispettivamente 33 e 31.

Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “nella lotta alla crisi climatica il nostro Paese è ancora in grave ritardo”, perché “rincorre le emergenze senza una strategia di prevenzione, che farebbe risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni”.

Tra gli eventi più tragici del 2022 ricordiamo il crollo del ghiacciaio della Marmolada, le alluvioni nelle Marche, la grande frana di Ischia.

Una emergenza particolarmente grave e duratura, che ha colpito la nostra Penisola nel 2022, è stata quella della siccità.

Secondo i dati di Isac-Cnr, citati da Legambiente, nei primi sette mesi dell’anno le piogge sono diminuite del 46% rispetto alla media degli ultimi trent’anni, con i primi cinque mesi consecutivi gravemente siccitosi e un’anomalia, da gennaio a giugno, pari al -44% di piogge, equivalente a circa 35 miliardi di metri cubi di acqua in meno del normale.

Ciò ha avuto diverse conseguenze: fiumi in secca, grandi laghi con percentuali minime di riempimento, agricoltura in difficoltà, crollo della produzione di energia idroelettrica.

Inoltre, nel 2022 in Italia si sono registrate temperature eccezionali già da maggio con punte di 36,1 °C a Firenze; giugno ha visto un’anomalia della temperatura media di +3,3 °C se consideriamo l’Italia nel suo insieme, con punte di 41,2 °C a Guidonia Montecelio e 40 °C a Prato, Firenze, Viterbo e Roma.

Ad agosto i termometri hanno segnato tra 40 e 45 °C a Palermo, Catania e Reggio Calabria, mentre a Bari si è arrivati a 39 °C; “questi livelli di caldo eccezionale, prolungati per settimane e mesi in gran parte del Paese, hanno portato a gravi conseguenze sulla salute umana“, spiega Legambiente.

Lo scorso anno, i decessi in Italia imputabili alle ondate di calore sono stati oltre 2.300, secondo le analisi del ministero della Salute-Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, più del triplo in confronto al 2020 (685 decessi) e in forte crescita anche rispetto ai 1.472 del 2021.

Un anno di estremi in tutta Europa

Anche i dati del programma satellitare europeo Copernicus evidenziano che il 2022 è stato un “anno di estremi”, da un punto di vista climatico.

La siccità che ha colpito i Paesi europei potrebbe essere la peggiore degli ultimi 500 anni, spiega una nota, ed è attribuibile “a una grave e persistente mancanza di precipitazioni, unita a una sequenza di ripetute ondate di caldo […] da maggio a ottobre”.

Luglio 2022, precisa Copernicus, è stato il sesto luglio più caldo in Europa (e uno dei tre mesi di luglio più caldi di sempre a livello globale), con anomalie termiche fino a +4 °C in Italia, Spagna e Francia. La Groenlandia ha registrato le temperature medie più calde per un mese di settembre dal 1979; oltre 8 °C in più rispetto alla media di settembre 1991-2020.

Un altro fenomeno estremo è stata l’ondata di caldo marino che ha interessato il Mediterraneo: a luglio 2022, infatti, le anomalie della temperatura della superficie marina hanno raggiunto picchi di +5 °C sopra la media, al largo delle coste nord-occidentali italiane e sud-orientali francesi.

Inoltre, a giugno e luglio 2022, l’estensione del ghiaccio marino antartico ha raggiunto il valore mensile più basso in 44 anni di registrazioni di dati satellitari, rispettivamente al 9% e al 7% al di sotto della media.

La scorsa estate ha visto anche “una crisi di incendi in Europa di eccezionale intensità ed estensione”: al 17 dicembre 2022, più di 786.000 ettari sono bruciati complessivamente nei Paesi Ue (oltre 2.700 incendi). L’area bruciata nel 2022 è quasi 2,5 volte superiore alla media 2006-2021.

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