Fiper segnala alla Commissione Ue il sostegno italiano della metanizzazione a ogni costo

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L’associazione ritiene che la norma italiana violi quella europea, determinando a priori l’efficienza della nuova metanizzazione nelle aree montane, principalmente dell’arco alpino, a detrimento del teleriscaldamento, incluso quello alimentato a biomassa legnosa.

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“Il sostegno alla metanizzazione a ogni costo previsto in alcuni piani regionali ostacola l’investimento nelle tecnologie di riscaldamento e di raffrescamento alimentate da fonti rinnovabili e quindi il raggiungimento degli obiettivi europei”.

Così ha spiegato in una nota il presidente dell’associazione Fiper, Walter Righini, commentando la segnalazione che è stata inviata alla Commissione europea per la violazione della normativa Ue da parte dell’Italia.

In particolare, la Fiper, la Federazione di Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili che rappresenta i produttori di biomassa legnosa, i gestori di impianti di teleriscaldamento e biogas/biometano alimentati con le rinnovabili, ha inviato la segnalazione (pdf) dell’art. 114 ter, del decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020 (convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77), per violazione della normativa dell’Unione Europea da parte dello Stato italiano alla Commissione europea (DG Energia, DG Ambiente e DG Clima).

Quest’ultima segnalazione alla Commissione fa seguito a quella inviata all’Arera lo scorso 5 maggio (vedi Il chiodo fisso del gas, anche per i comuni montani non metanizzati).

L’associazione ritiene che la norma italiana determini a priori l’efficienza della nuova metanizzazione nelle aree montane, principalmente ubicate nell’arco alpino, nonostante queste dispongano di ingenti quantità di biomasse legnose, e in determinati comuni del Mezzogiorno, contrasta con la Direttiva fonti rinnovabili (REDII) sotto più profili.

Secondo l’organizzazione c’è un chiaro contrasto tra le previsioni programmatiche dell’Unione e la decisione da parte di uno Stato membro (l’Italia), tanto da scoraggiare, senza ragioni evidenti, l’impiego e la promozione di energia rinnovabile (ad esempio attraverso il teleriscaldamento efficiente, in particolare a biomassa legnosa vergine) considerando, invece, sostenibile l’uso del gas metano per il riscaldamento di territori come la Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Valtellina, l’area Eusalp, da sempre vocati ad un’economia del legno.

La norma – secondo Fiper – non è nemmeno coerente con l’art. 23 della Direttiva, che prevede uno sforzo da parte degli Stati per l’aumento indicativamente di 1,3 punti percentuali (come media annuale) della quota di energia rinnovabile (biomasse legnose incluse) nel settore del riscaldamento e raffreddamento.

Un secondo profilo di contrasto con la Direttiva 2018/2001 riguarda la sicurezza energetica del paese e, quindi, la riduzione della dipendenza energetica dalle fonti fossili dell’Ue da paesi terzi (il 77,7% del fabbisogno energetico italiano è soddisfatto dalle importazioni nette, secondo il PNIEC).

Fiper ricorda, a tal proposito, che l’Italia preleva legname dalle foreste autoctone a un ritmo al di sotto della media europea: il tasso di utilizzazioni italiano varia tra il 18,4 e 37,4% dell’incremento annuo, mentre la media europea è tra il 62-67% (The State of italian Forest 2020- Rete rurale nazionale 2014-2020).

Il patrimonio forestale, non delocalizzabile, rappresenta invece un importante fattore produttivo per il Sistema Paese, sia per la filiera dell’edilizia, dell’arredamento che per l’energia.

Infine, c’è la questione della “concorrenza”: la norma attesta un favore netto per la metanizzazione (i cui costi ricadono nella fiscalità generale), legalizzando un disallineamento nelle condizioni di ingresso nel mercato dell’energia, rischiando di scoraggiare la competizione tra diverse tecnologie idonee, come le rinnovabili, a soddisfare la medesima domanda, alterando così la concorrenza.

L’associazione pertanto chiede che la Commissione EU possa intervenire per reprimere l’evidente infrazione della normativa europea in materia di energia e concorrenza commessa dallo Stato italiano, informando al contempo i ministeri competenti.

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