Il 19 maggio l’Unione Europea e il Regno Unito hanno siglato un’intesa di principio per collegare i rispettivi sistemi di scambio delle emissioni (Emissions Trading Scheme o ETS), separati dal 2021 dopo la Brexit.
In base all’intesa di principio, ancora da perfezionare, le quote di emissioni rilasciate dall’Ue o dal Regno Unito potrebbero essere riconosciute come conformi al sistema di scambio di emissioni dell’altra giurisdizione.
L’annuncio è parte di un più ampio pacchetto di cooperazione su commercio, energia e sicurezza, ma proprio il capitolo ETS potrebbe essere uno dei più strategici, per impatti economici, geopolitici e ambientali.
L’accordo, se sarà finalizzato, prevede il futuro allineamento dei due mercati del carbonio per evitare la duplicazione dei costi e aggirare il rischio di tariffe punitive sulle esportazioni verso l’Ue, legate alla prossima attivazione del Meccanismo di Aggiustamento del Carbonio alle Frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism o CBAM).
Verso una nuova partecipazione al mercato elettrico Ue?
Un altro aspetto importante è che l’intesa impegna il Regno Unito e l’Unione Europea a esplorare la partecipazione della Gran Bretagna al mercato interno Ue dell’elettricità, oltre a “proseguire gli scambi tecnici normativi sulle nuove tecnologie energetiche come l’idrogeno, la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio e il biometano”.
La presidente della Commissario Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che la potenziale integrazione dei mercati energetici del Regno Unito e dell’Ue potrebbe dare un enorme impulso alla transizione energetica pulita.
“È un bene per la stabilità dei flussi energetici. È positivo per la nostra sicurezza energetica comune, perché sappiamo che un mercato più grande sarà anche positivo per abbassare i prezzi dell’energia, e attirerà più investimenti privati grazie alla stabilità normativa e alla prevedibilità che ci sono per sfruttare il vasto potenziale che il Mare del Nord offre, in particolare per l’energia rinnovabile, economica e prodotta in casa”, ha dichiarato von der Leyen ai giornalisti.
Perché Londra si muove ora
Il Regno Unito aveva istituito il proprio ETS nel 2021, modellato su quello europeo ma separato e con un prezzo del carbonio mediamente più basso.
Questa asimmetria renderebbe le esportazioni britanniche, in particolare nei settori ad alte emissioni come acciaio, cemento ed energia, soggette al CBAM europeo, in vigore dal 2026. Per evitarlo, Londra ha deciso di negoziare un collegamento diretto fra i due sistemi.
Il governo britannico stima che l’intesa eviterà alle imprese locali circa 800 milioni di sterline in dazi annuali. L’intesa dimostra l’efficacia del CBAM come leva commerciale e geopolitica.
“Ha funzionato esattamente come previsto, lasciando al Regno Unito una scelta obbligata: collegarsi all’ETS europeo o affrontare dazi pesanti sulle esportazioni”, ha commentato James Murray, direttore di BusinessGreen.
Sebbene i dettagli tecnici sul funzionamento del collegamento ETS debbano ancora essere definiti, l’intesa fissa i principi di fondo e prevede una tabella di marcia per completare l’integrazione. I negoziati proseguiranno nei prossimi mesi.
Le implicazioni per i mercati del carbonio
L’integrazione dei due ETS aumenterà la liquidità del mercato europeo del carbonio, che è già il più grande al mondo, e potrebbe ridurre la volatilità dei prezzi delle quote, facilitando la pianificazione e gli investimenti in tecnologie a basse emissioni.
Secondo uno studio di Frontier Economics commissionato da EDF, EnBW, RWE, SSE e Uniper, il collegamento fra i due sistemi potrebbe generare risparmi per 770 milioni di euro entro il 2030 solo grazie a una maggiore efficienza e profondità del mercato.
“La cooperazione è la via migliore per accelerare la decarbonizzazione a costi più bassi. È un approccio pragmatico, che riduce le barriere e rafforza la sicurezza energetica comune”, ha commentato Dhara Vyas, amministratore delegato di Energy UK.
Vari commentatori hanno auspicato che l’accordo possa anche rilanciare il dialogo sulla cooperazione internazionale in materia climatica, sofferente dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.
Ian Christie, dell’Università di Surrey, ha auspicato per esempio che il Regno Unito guardi al modello svizzero, già collegato all’ETS europeo e attivo in progetti bilaterali di mitigazione in linea con l’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi (vedi anche Come il Regno Unito ha spento tutte le centrali elettriche a carbone).
Reazioni politiche
L’accordo è stato accolto con entusiasmo dal governo britannico di Keir Starmer, che lo ha definito “un nuovo capitolo pragmatico nei rapporti con l’Ue”, ma ha suscitato critiche tra i conservatori e i sostenitori della Brexit.
Secondo alcuni deputati Tory, l’aumento atteso del prezzo del carbonio nel mercato britannico potrebbe riflettersi in bollette energetiche più elevate.
Tuttavia, queste critiche ignorano che proprio la Brexit ha reso inevitabile l’attivazione del CBAM, e che l’alternativa sarebbe stata una penalizzazione strutturale per le esportazioni britanniche verso l’Europa, osserva Murray.
Da parte sua, il principale negoziatore britannico e ministro per le Relazioni con l’Ue, Nick Thomas-Symonds, ha salutato l’intesa come una “giornata storica“, che segnerà “l’apertura di un nuovo capitolo nelle nostre relazioni con l’Ue, a vantaggio dei lavoratori di tutto il Regno Unito”.
“Sin dall’inizio di questi negoziati, abbiamo lavorato per un accordo che rendesse il popolo britannico più sicuro, più protetto e più prospero. Il nostro nuovo partenariato strategico Regno Unito-Ue raggiunge tutti e tre gli obiettivi”, ha concluso.
Non solo energia
Anche se restano da definire molti dettagli operativi, il quadro delineato promette benefici economici e ambientali per entrambe le parti.
Oltre al collegamento tra gli ETS e al possibile accesso britannico al mercato elettrico europeo, l’accordo prevede nuove regole sanitarie per facilitare il commercio agroalimentare, un’intesa su pesca e difesa, e un programma di mobilità giovanile.
In un contesto internazionale segnato da nuove tensioni commerciali e incertezza geopolitica, l’intesa ETS-energia fra Londra e Bruxelles è una buona notizia di pragmatismo climatico e convenienza reciproca.