Le critiche che si leggono sulla stampa sarda, che si appiattiscono sulle posizioni della Regione Sardegna in merito al progetto di eolico offshore a largo della costa sud-occidentale, sono prive di fondamento e non basate sulla conoscenza di questa realizzazione.
Si tratterebbe di 42 turbine da 12 MW per un totale di 504 MW a largo del Sulcis. Sebbene si tratti di macchine alte 280 metri, queste saranno installate a ben 35 km dalla linea della costa.
Ha fatto bene WWF Italia a stigmatizzare in suo comunicato questo approccio “ideologico” eprivo di “valutazione puntuali e oggettive” sul progetto da parte dei suoi detrattori.
Gli stesso che poi si guardano bene dal contrastare il piano di portare rigassificatori e tubi per il gas in tutta l’isola, un programma che continuiamo a considerare anacronistico e legato solo a particolari interessi economici, vista anche la struttura dei consumi della Sardegna.
L’associazione ambientalista giustamente si espone sull’impianto eolico, affermando che, mentre tutti si dichiarano, a parole, a favore della lotta ai cambiamenti climatici, quando c’è poi da prendere decisioni concrete di sostituire le fonti fossili con le rinnovabili “scatta un perverso meccanismo per cui le uniche buone energie rinnovabili sono quelle fatte a casa degli altri, fuori dal proprio territorio”.
Secondo WWF ci troviamo di fronte ad un approccio della Regione, governata dalla giunta di centro-destra di Christian Solinas, che stride con le obiezioni paesaggistiche sull’impianto eolico offshore proprio da parte di un ente che “ha stravolto la Legge Paesaggistica regionale sino al punto da farselo impugnare dallo Stato”.
La giunta ha approvato infatti di recente due leggi che punterebbero a realizzare una strada a 4 corsie tra Sassari e Alghero (in violazione dell’art. 117 della Costituzione che riserva alla competenza statale la tutela dell’ambiente e del paesaggio) e a prorogare il Piano casa fino al 31 dicembre 2020 che, come spiega il Mibact, prevede nuove volumetrie in deroga alla pianificazione urbanistica, anche nelle aree sottoposte a tutela paesaggistica (ad esempio sulla costa). Alla faccia dell’impatto visivo e ambientale!
Tornando alla centrale eolica offshore, WWF spiega che essendo un progetto di grandi dimensioni dovranno essere fatte ancora attente valutazioni, ma che “parlare di ‘impatti visivi’ a distanza di 19 miglia marine dalla costa significa strumentalizzare un aspetto percettivo tutto da dimostrare dal momento che, sebbene si parli di torri di circa 280 metri queste, a 35 chilometri di distanza possono risultare, in giornate di tempo buono e cielo terso, come poco più di un segno all’orizzonte”.
Quello che invece non si valuta – sottolinea il WWF – è l’aspetto innovativo del progetto che prevede piattaforme galleggianti per sostenere le torri, una nuova tecnologia idonea per il Mediterraneo che ha alti fondali e che consentirebbe in futuro di rimuovere le macchine con maggiore facilità rispetto agli impianti eolici offshore tradizionali.
“I 504 megawatt installati e le 42 torri costituiscono certamente un impianto energetico di produzione industriale, ma non si può pensare che il superamento degli impianti ad energia fossile avvenga senza prevedere impianti su scala industriale per far fronte alle esigenze sia della popolazione, sia del sistema produttivo”, ha ricordato WWF Italia.
Come abbiamo scritto, riprendendo le parole dell’ingegnere Alex Sorokin, schernito di recente sulle pagine dell’Unione Sarda (con argomentazioni risibili) per le sue posizioni favorevoli agli impianti offshore galleggianti, “questi impianti, oltre a favorire un’elevata produzione elettrica pulita, potranno avere nel sud Italia e in Sardegna un positivo impatto occupazionale, in particolare per le industrie siderurgiche, metalmeccaniche, la logistica e per la cantieristica come anche quella di Cagliari e del Sulcis, porti destinati a ospitare i futuri hub di riferimento per l’eolico offshore al centro del Mediterraneo”.
Il pericolo di “colonizzazione” tanto temuto da alcuni isolani (a volte giustamente) diciamo pure che è ben altra cosa. Forse per scongiurare questo timore sarebbe meglio ad esempio guardare con spirito più critico alla faccenda della dorsale del gas in Sardegna.