Emissioni di metano, la nuova strategia UE di contenimento basterà?

La Commissione europea ha presentato una strategia per ridurre le emissioni di uno dei più potenti gas serra, ma alcuni dubitano che sarà sufficiente.

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All’indomani dell’adozione da parte della Commissione Europea di una nuova strategia per ridurre le emissioni di metano, le reazioni dei molti soggetti interessati sono contrastanti.

L’iniziativa della Commissione, presa nel quadro del Green Deal europeo, è volta a contrastare la seconda maggiore causa dei cambiamenti climatici dopo la CO2 per quantità emesse. Il metano, a parità di quantità emessa, è in realtà quasi 90 volte più potente della CO2 nei suoi primi 20 anni di permanenza nell’atmosfera – e secondo alcuni nel fronte ambientalista, la nuova strategia europea rischia di non essere sufficiente.

Di segno opposto sono state invece le prese di posizione di organizzazioni di settore come l’Associazione Europea del Biogas (EBA) o di ONG internazionali come l’Environmental Defense Fund, che hanno espresso apprezzamento per il nuovo piano della Commissione.

La strategia UE sul metano è incentrata sulla creazione di un osservatorio internazionale delle emissioni di metano con l’aiuto delle Nazioni Unite, della Coalizione per il clima e l’aria pulita e dell’Agenzia internazionale per l’energia. La Commissione proporrà inoltre l’anno prossimo nuove leggi sulla misurazione, la comunicazione e la verifica delle emissioni di metano nel settore dell’energia. Infine, la Commissione avvierà colloqui diplomatici con i paesi che producono combustibili fossili, nonché con altri paesi che importano combustibili fossili, con l’obiettivo di ridurre le emissioni lungo la catena di approvvigionamento.

Dallo scongelamento dei territori che teoricamente sono permanentemente gelati (permafrost), agli afflati delle mucche, alle perdite dalle condutture, sono numerose le vie attraverso cui questo potente gas serra viene rilasciato nell’atmosfera.

Le emissioni globali di metano stanno crescendo a un ritmo allarmante, tanto che, nel 2017, hanno raggiunto il record di 596 milioni di tonnellate all’anno, secondo il Global Methane Budget – circa 50 milioni in più rispetto all’inizio del secolo.

La maggior parte di queste emissioni proviene da attività umane come l’agricoltura, la gestione dei rifiuti e l’industria dei combustibili fossili, come si può vedere in questa illustrazione dell’Agenzia internazionale per l’Energia.

Poiché il metano intrappola molto calore durante la sua breve vita, il contenimento di tali emissioni legate alle attività umane potrebbe avere un effetto rapido ed importante sulla crisi climatica.

L’EBA, da parte sua, ha indicato che “accoglie con favore l’approccio olistico della strategia per accelerare la riduzione delle emissioni di metano e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.”

Secondo l’associazione dei produttori europei di biogas, “la nuova strategia riconosce l’alto potenziale del biogas per ridurre le emissioni di metano in agricoltura e promuovere lo sviluppo rurale. Inoltre, il biogas e il biometano sono anche uno strumento essenziale per ridurre le emissioni di metano dai rifiuti e aiutare l’UE a passare a un’economia veramente circolare”, ha detto l’associazione in una nota.

“Questa nuova strategia pone l’Europa all’avanguardia nella politica internazionale volta a ridurre l’inquinamento da metano… L’Europa riconosce che ridurre le emissioni da petrolio e gas è l’azione più immediata e conveniente per rallentare il tasso di riscaldamento” ha detto Jill Duggan, Direttore Esecutivo di Environmental Defense Fund Europe in una nota.

L’Europa è in effetti l’unica regione del mondo ad aver ridotto le sue emissioni di metano negli ultimi decenni – anche se non di molto. E se vuole raggiungere il proprio obiettivo di neutralità climatica entro il 2050, deve continuare e accelerare questa tendenza al ribasso.

L’Unione europea emette la maggior parte del suo metano attraverso attività agricole o dai rifiuti. Ma poiché il metano è così potente e poiché l’UE è il maggiore importatore mondiale di gas, come sottolinea la Commissione, i riflettori sono puntati anche sull’industria dei combustibili fossili.

“L’energia è il settore in cui le emissioni possono essere ridotte il più rapidamente possibile con il minor costo“, ha detto Kadri Simson, il Commissario per l’Energia, in una nota.

Il metano può essere rilasciato quando il gas naturale viene trasportato attraverso gasdotti che presentano delle perdite, ad esempio, o attraverso il cosiddetti “venting” – lo sfiato di gas naturale indesiderato nell’atmosfera, associato alle estrazioni petrolifere – gas che viene spesso anche bruciato all’uscita dai pozzi petroliferi (flaring), per liberarsene quando collocazioni geografiche remote o condizioni di mercato non favorevoli ne rendono il trasporto o la canalizzazione non redditizi.

L’anno prossimo la Commissione prevede di proporre leggi che impongano alle imprese di monitorare, comunicare e verificare meglio le proprie emissioni e di riparare le perdite. Prenderà inoltre in considerazione la possibilità di proporre una legge che vieti il venting e il flaring.

Fino ad allora, però, l’UE non farà altro che incoraggiare il settore ad attuare queste misure su base volontaria. E per attivisti come Esther Bollendorff, coordinatrice per il gas naturale europeo del Climate Action Network, questa mossa è troppo debole e non arriverà con la rapidità che sarebbe necessaria.

“La Commissione sta trascinando i piedi sulle nuove leggi”, ha detto Bollendorff a Deutsche Welle. “Le emissioni di metano dovrebbero essere affrontate alla radice, avviando una conversazione sui piani di eliminazione graduale del gas fossile a livello europeo e nazionale”.

Le critiche degli ambientalisti si concentrano sul fatto che la tanto attesa strategia europea non abbia fissato limiti di emissione al settore energetico, ponendo invece l’accento solo sulla raccolta di più dati sulle emissioni, nella speranza di individuare più facilmente le fonti di questo gas serra.

“Gli studi hanno dimostrato che le emissioni di metano nel settore del petrolio e del gas sono attribuibili principalmente ai grandi emettitori“, ha detto Marielle Saunois, scienziata dell’atmosfera dell’Università di Versailles Saint-Quentin e membro del Global Carbon Project. “Il rilevamento [di questi super-emettitori] può essere fatto usando dati satellitari che mostrano dove ci sono perdite”.

Il programma Copernicus dell’UE sta già monitorando le grandi perdite con i satelliti. E nel 2025, il programma prevede di lanciare un’ulteriore iniziativa in grado di rilevare anche fonti più piccole di emissione di metano.

La Commissione Europea vuole anche rendere gli standard Tier 3  comuni in tutta l’UE. Ciò significa che tutti gli Stati membri dovrebbero misurare le loro emissioni di metano con calcoli specifici e individuali, invece di effettuare solo stime basate su dati di attività.

“Contare le emissioni non è sufficiente quando l’ordine del giorno è quello di ridurle“, ha detto Jutta Paulus, membro del Parlamento Europeo nel gruppo dei Verdi, in una dichiarazione.

Ma per Bollendorff di Climate Action Network, i piani della Commissione sono solo l’inizio. Al di là di questi piani, si dovrebbe discutere su come eliminare completamente il gas, come alcuni paesi stanno facendo ora con il carbone, ha detto. “La strategia dell’UE è un primo passo importante, ma non possiamo perdere di vista il quadro generale”, ha concluso.

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