Dalla delusione internazionale della COP 29 alla paura delle rinnovabili in Italia

A livello internazionale e anche nazionale alcune scelte rischiano di provocare un forte ritardo nella transizione energetica. Alcune associazioni di categoria italiane provano ad affrontare anche con la comunicazione questo complesso momento storico.

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La COP 29 si è chiusa in maniera piuttosto deludente  con scarsi risultati.

Passano l’accordo sugli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, ma per una cifra nell’ordine di un quarto di quella ritenuta necessaria (ossia 1.300 mld $ annui), e quello sul mercato del carbonio. Mancano però riferimenti all’abbandono dei combustibili fossili deciso nella conferenza precedente.

Passando dagli alti confronti di Baku alle questioni nazionali e alle diverse scelte normative, eccoci di fronte al decreto Agricoltura e a quello Aree Idonee. E anche qui la bilancia pende sempre a sfavore delle rinnovabili.

Eppure, tutti vorrebbe fermare il cambiamento climatico e i suoi effetti che abbiamo vissuto da nord a sud nell’estate appena trascorsa. Ognuno vorrebbe una libertà dagli approvvigionamenti da paesi terzi e bollette più leggere, ma vediamo che poi non vogliamo un parco eolico o fotovoltaico vicino casa. Un vero controsenso.

Con l’intento di sentire il parere di chi rappresenta il mondo delle Fer, abbiamo chiesto ad Attilio Piattelli, Presidente del Coordinamento FREE, che raggruppa molte associazioni nazionali legate al mondo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili, cosa sta vivendo il mercato oggi dopo il decreto Aree Idonee.

“Sebbene i target previsti al 2030 e la ripartizione tra le varie Regioni siano in linea con gli obiettivi nazionali, e dunque condivisibili, lascia molto perplessi il fatto che ci siano voluti più di due anni e mezzo dall’uscita del D.Lgs. 199/2021 per l’emanazione di un decreto che purtroppo non stabilisce criteri univoci per l’individuazione delle aree idonee e lascia sostanzialmente questo compito alle Regioni e alle Province Autonome, con il serio rischio che possano sorgere forti disuniformità di approccio e criteri molto disomogenei fra Regione e Regione”, ha spiegato Piattelli.

Il presidente di FREE ha aggiunto: “si vedano, ad esempio, l’attuale situazione della Sardegna che sta introducendo criteri che limitano fortemente lo sviluppo delle rinnovabili. Se a tutto questo aggiungiamo l’assenza di salvaguardia dei procedimenti autorizzativi già avviati, si comprende come il decreto Aree Idonee potrebbe rappresentare, in abbinamento con il Decreto Agricoltura, più un elemento di rallentamento dello sviluppo e realizzazione delle Fer che un vero strumento di supporto”.

Insomma, in un momento storico dove alla COP 29 si è chiesto ai paesi ricchi di supportare quelli poveri nel passaggio da una situazione pre-industriale ad una industriale, ma decarbonizzata (saltando quella che chiamiamo transizione energetica), e che è ciò che chiede l’Ue da anni, l’Italia si lascia travolgere dalle resistenze che le Fer incontrano nella popolazione e nei tavoli decisionali.

Due associazioni legate all’eolico e al solare si sono mosse per sensibilizzare l’opinione pubblica.

ANEV, Associazione Nazionale Energia del Vento, dopo l’emanazione dei due decreti su citati ha avviato la Campagna Social “In Vento Veritas – eolicamente parlando”, un’iniziativa pro-energia eolica e contro le fake news che spesso ne oscurano i reali benefici.

“L’energia eolica è una delle soluzioni più pulite e sostenibili, ma sono tante le informazioni distorte che rischiano di frenare questa tecnologia indispensabile per la transizione ecologica ed energetica”, ha detto Simone Togni, Presidente ANEV.

“Con questa campagna – ha spiegato – vogliamo fare chiarezza e rispondere con dati reali e informazioni certe, ricerche scientifiche e testimonianze di chi ogni giorno lavora per dare al Paese un’energia rinnovabile e sicura. L’obiettivo della nostra associazione è quello di diffondere consapevolezza e dare a tutti gli strumenti per comprendere come l’energia eolica sia un alleato essenziale nella lotta contro il cambiamento climatico”.

L’altra associazione che si è mossa similmente, ma pro-energia dal sole, è Italia Solare: “Purtroppo, assistiamo da più parti a un atteggiamento di diffidenza, se non addirittura contrario, nei confronti della transizione energetica, dove il solare dovrebbe avere un ruolo predominante. È evidente che ritardare sul fotovoltaico costa più che investire nelle infrastrutture per le rinnovabili”, ci dice Paolo Rocco Viscontini, Presidente dell’associazione.

“Come Italia Solare – ricorda Viscontini – ci stiamo battendo in ogni sede per contrastare l’atteggiamento, ideologico e politico, che vede nelle rinnovabili un ostacolo allo sviluppo economico del Paese. Abbiamo avviato una campagna di comunicazione locale in Sardegna e una a livello nazionale denominata “Verità rinnovabile” per contrastare le fake news che stanno generando un danno al settore, ma mi viene da dire, soprattutto al Paese”.

Il presidente di Italia Solare aggiunge che “abbiamo anche avviato un’attività di formazione per le scuole secondarie di secondo grado e per i giovani che si approcciano a questo settore. Con i nostri 12 Gruppi di lavoro formuliamo proposte di miglioramento normativi e tecnico che poi, con la nostra attività di lobby e di interlocuzione con le istituzioni, promuoviamo per superare gli ostacoli che ci sono allo sviluppo del settore”.

Insomma, dove stiamo andando? Tra i freni alle rinnovabili e la riduzione delle detrazioni fiscali (ecobonus e sismabonus), prevista dalla Manovra finanziaria, rischiamo di tirare un freno a mano su tutto ciò che è stato fatto finora, rischiando un testa-coda senza precedenti.

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