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Crisi climatica: siamo nei guai secondo il sesto rapporto di valutazione dell’Ipcc

“In questo decennio le scelte che sconteremo per millenni. Bisogna agire con la massima urgenza”, questo è il messaggio della comunità scientifica coordinata dall’organismo Onu.

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Agite subito con ogni sforzo o sarà troppo tardi. Si possono ancora scongiurare gli effetti peggiori del cambiamento climatico, combinando una serie di vantaggi, mentre gli eventi climatici estremi che già stiamo vivendo ci hanno stanno dando solo un piccolo assaggio di quello che accadrà se non saremo all’altezza della sfida.

Al sesto rapporto di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), presentato oggi, hanno lavorato per otto anni centinaia di scienziati, ma le migliaia di pagine zeppe di dati potrebbero essere riassunte in queste frasi, già sentite un milione di volte eppure rimaste inascoltate.

In basso trovate la sintesi del documento, qui vediamo i principali messaggi che escono dal rapporto e che dunque sono quelli condivisi ufficialmente dalla comunità scientifica internazionale.

Riscaldamento osservato e cause

“Le attività umane, principalmente attraverso le emissioni di gas serra, hanno inequivocabilmente causato il riscaldamento globale, con la temperatura superficiale globale che ha raggiunto 1,1 °C sopra il 1850-1900 nel 2011-2020.

Cambiamenti e impatti osservati

“Si sono verificati cambiamenti diffusi e rapidi nell’atmosfera, nell’oceano, nella criosfera e nella biosfera. Il cambiamento climatico causato dall’uomo sta già influenzando molti eventi meteorologici e climatici estremi in ogni regione del mondo. Ciò ha portato a impatti negativi diffusi e relative perdite e danni alla natura e alle persone”.

E ancora: “le comunità vulnerabili che storicamente hanno contribuito meno all’attuale cambiamento climatico sono colpite in modo sproporzionato”

Progressi pochi, sfide tante

Le emissioni globali di gas serra nel 2030 implicite nei contributi determinati a livello nazionale (NDC) annunciati dai vari Stati entro ottobre 2021 “rendono probabile che il riscaldamento superi 1,5 °C durante il 21° secolo e renderanno più difficile limitare il riscaldamento al di sotto dei 2 °C”, scrive nero su bianco l’Ipcc.

Inoltre “esistono divari tra le emissioni previste dalle politiche attuate e quelle previste dagli NDC”, mentre “i flussi finanziari non raggiungono i livelli necessari per raggiungere gli obiettivi climatici in tutti i settori e le regioni”

“In alcuni ecosistemi e regioni sono stati raggiunti limiti” all’adattamento, si spiega, aggiungendo che “gli attuali flussi finanziari globali per l’adattamento “sono insufficienti e limitano l’attuazione delle opzioni (…) specialmente nei paesi in via di sviluppo.

Futuro

Le continue emissioni di gas serra porteranno a “raggiungere 1,5 °C nel breve termine negli scenari considerati e nei percorsi modellati” e “ogni incremento del riscaldamento globale intensificherà rischi multipli e concomitanti”.

Tuttavia “riduzioni profonde, rapide e sostenute delle emissioni di gas serra porterebbero a un sensibile rallentamento del riscaldamento globale entro circa due decenni e anche a cambiamenti evidenti nella composizione atmosferica entro pochi anni”.

“Molti rischi legati al clima sono superiori a quelli valutati in AR5 (precedente rapporto, ndr) e gli impatti a lungo termine previsti sono fino a molte volte superiori a quelli attualmente osservati (confidenza elevata)”, si riporta osservando che “i rischi climatici e non climatici interagiranno sempre più”, creando effetti “composti e a cascata più complessi e difficili da gestire”.

“Alcuni cambiamenti futuri – prosegue il rapporto – sono inevitabili e/o irreversibili, ma possono essere limitati da una profonda, rapida e sostenuta riduzione globale delle emissioni di gas serra.

Opzioni di adattamento e limiti

Le opzioni di adattamento “fattibili ed efficaci oggi diventeranno limitate e meno efficaci con l’aumento del riscaldamento globale”.

“Limitare il riscaldamento globale causato dall’uomo richiede zero emissioni nette di CO2. Le emissioni cumulative di carbonio fino al momento del raggiungimento dell’azzeramento netto delle emissioni e il livello di riduzione delle emissioni di gas serra in questo decennio determinano in gran parte se il riscaldamento può essere limitato a 1,5 °C oppure a 2 °C” (confidenza elevata)”, affermano gli scienziati.

Le emissioni di CO2 previste dalle infrastrutture esistenti per i combustibili fossili senza ulteriore abbattimento supererebbero il budget di carbonio rimanente per stare entro gli 1,5 °C.

Se il riscaldamento supererà gli 1,5 °C “potrebbe essere nuovamente ridotto gradualmente raggiungendo e mantenendo emissioni globali nette negative di CO2”, ma con “maggiori problemi di fattibilità e sostenibilità”. In ogni caso però, oltrepassare gli 1,5 °C “comporta impatti negativi, alcuni irreversibili, e rischi aggiuntivi per i sistemi umani e naturali, tutti in crescita con l’entità e la durata del superamento.”

Ecco quanto siamo lontani dagli obiettivi:

Le azioni urgenti e i vantaggi di intraprenderle

“Si sta rapidamente chiudendo una finestra di opportunità per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti”, avvertono gli scienziati dell’Ipcc (fiducia molto alta) aggiungendo che “le scelte e le azioni messe in atto in questo decennio avranno impatti ora e per migliaia di anni”.

Sono necessarie “transizioni rapide e di vasta portata in tutti i settori” e “sono già disponibili opzioni fattibili, efficaci e a basso costo” per la mitigazione e l’adattamento.

“Le azioni di mitigazione e adattamento hanno più sinergie che compromessi con gli obiettivi di sviluppo sostenibile”, leggiamo ancora dal rapporto che invita per questo motivo a “dare priorità ai processi di equità, giustizia climatica, giustizia sociale, inclusione e giusta transizione”.

Per un’efficace azione per il clima servono “obiettivi chiari, coordinamento tra più ambiti politici e processi di governance inclusivi” e i finanziamenti sia per l’adattamento che per la mitigazione “dovrebbero aumentare di molte volte”.

“C’è capitale globale sufficiente per colmare le lacune di investimento globali, ma ci sono barriere per reindirizzare il capitale all’azione per il clima”, si afferma nel documento.

  • Il rapporto (pdf – sintesi per i decisori politici)

Qui una presentazione in esclusiva per l’Italia realizzata oggi dal Focal Point Nazionale IPCC – www.cmcc.it

 

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